sabato 14 ottobre 2017

Achille e Mazzoncini continuano a prenderci in giro, e Maroni e Delrio guardano dall'altra parte


L’allegato Infrastrutture, lo strumento programmatico di efficientamento della spesa pubblica, non prevede il Ponte sullo Stretto. Questa volta però il tentativo di stravolgere i piani dei trasporti tocca all’amministratore delegato delle FS, Renato Mazzoncini, che, in un’intervista, rilancia la necessità proprio del Ponte sullo Stretto. Il Ministero insiste con l’integrazione modale, l’intermodalità, la valorizzazione e sfruttamento del patrimonio esistente non solo della rete ferroviaria ma anche di porti, aeroporti e rete autostradale (soprattutto la nuova Brebemi, Teem e passante di Mestre): adottare nuovi e più competitivi modelli di gestione farebbe fare grandi passi avanti al sistema, più di nuove e costose opere infrastrutturali, di cui il Ponte sullo Stretto è l’emblema in negativo. Per Mazzoncini, invece, al di là di retorici slanci verso l’innovazione digitale, le ferrovie restano l’ombelico del mondo.
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Il confronto tra i volumi di spesa e le infrastrutture realizzate indica l’esistenza di ampi margini di miglioramento nell’utilizzo delle risorse. L’esempio più clamoroso è il costo al km dell’alta velocità (triplo rispetto a quello di Spagna e Francia). C’è continuità con il vecchio gruppo dirigente nella volontà di non fare le gare per l’affidamento dei servizi pendolari. C’è perciò da dubitare sulla concreta possibilità di un salto di qualità nella produzione dei servizi in particolare quelli dei pendolari.

Nonostante il richiamo ai trasporti metropolitani (dove congestione e inquinamento dell’aria sono sempre più protagoniste in negativo) in questi giorni è partita una gara per l’acquisto di 300 nuovi treni. Si compra quel che offre l’industria di rotabili (in continuità con il passato) dunque treni ancora a due piani e con due porte, mentre sono solo 150 quelli con quattro porte e a piano ribassato adatti a rilanciare le ferrovie urbane.

Forse quello che interessa veramente a Ferrovie è entrare nel business delle linee metropolitane, come nel caso della Metro 5 di Milano. Un project financing “sballato” (così lo stesso Mazzoncini lo ha definito) in cui l’entrata delle FS ha per il momento avuto il solo “merito” di salvare Astaldi dalle conseguenze degli errori di progettazione del tracciato. Ma tanto vale l’attrazione di FS per le grandi opere e per il ritorno dei finanziamenti pubblici a fondo perduto: una “foglia di fico” del  povero debito pubblico.


“Sono colpevole, ho subito ammesso i fatti e questa vicenda mi crea vergogna e imbarazzo”. È in una lettera al giudice per l’udienza preliminare Roberto Arnaldi che l’ex presidente di Ferrovie Nord, Norberto Achille ammette le contestazioni della procura di Milano, aver pagato con soldi pubblici un po’ di tutto: dalle multe, alle spese sportive, ai porno.
Certo, dopo essere stato colto sul fatto e smascherato, il furbastro "si pente". Avrebbe anche potuto pentirsi prima di essere scoperto, magari rendendosi conto da solo di essere un miserabile che sottraeva il denaro pubblico ai cittadini (compresi quelli leghisti che pure votano Maroni, che ha sostituito Achille con tale Gibelli, il quale ha subito provveduto a punire il funzionario fedele che aveva denunciato gli abusi di Achille).
Oggi per lui il pm di Milano Giovanni Polizzi ha chiesto una condanna a 2 anni e 8 mesi nel processo abbreviato per peculato e truffa
E cioè una pena che verrebbe azzerata dall'indulto?
in quanto, dal 2008 fino al marzo 2015, secondo l’accusa l’imputato ha distratto dalla società, partecipata dalla Regione Lombardia e da Ferrovie dello Stato, 429mila euro, fondi di cui aveva disponibilità per via delle “funzioni svolte” e che avrebbe utilizzato, invece, per fini personali suoi e dei suoi familiari, la moglie e due figli.

La difesa, sostenuta dall’avvocato Gianluca Maris, ha evidenziato che delle centinaia di migliaia di euro di spese solo 21mila euro sono riconducibili ad Achille (che ha risarcito “465mila euro”), tutto il resto a moglie e figli.
E che differenza fa, dato che i soldi pubblici li ha forniti lui comunque, alla famiglia?
La difesa punta alla derubricazione del peculato in appropriazione indebita. Fnm e Regione Lombardia sono parti civili. Tra le spese contestate dal pm ad Achille, nei cui confronti nel maggio 2015 era stata disposta dal gip una misura interdittiva, c’è anche l’acquisto, tra il 2010 e il 2011, di tre dipinti antichi per un totale di 17 mila euro, poi regalati all’ex governatore della Lombardia Roberto Formigoni. Quadri di cui il pm ha chiesto la confisca.

A denunciare le spese pazze di Achille era stato il funzionario Andrea Franzoso, premiato con il suo senso civico finendo a fare il passacarte, il quale per Paper First ha scritto il libro Il Disobbediente – C’è un prezzo da pagare se non si vuole avere un prezzo in uscita giovedì 10 ottobre.

Secondo il capo di imputazione, Achille avrebbe “destinato” due “utenze telefoniche aziendali ad uso esclusivo” della moglie e del figlio Marco e si sarebbe fatto “addebitare le telefonate effettuate dall’altro figlio” Filippo (arrestato nel giugno 2015 con l’accusa di aver aggredito il padre per avere soldi) sulla sua utenza aziendale, per un totale di oltre 124mila euro. In più, avrebbe utilizzato le carte di credito aziendali “per spese personali proprie e dei propri familiari” per un totale di 74.144 euro: si va dai 3.750 euro spesi in “scommesse sportive” ai 7.634 in abbonamento alla pay tv, compresi i costi per la “visione di una serie di film pornografici”.

Poi, tra le contestazioni anche l’uso improprio delle auto di Fnm “a lui assegnate” anche messe a disposizione, con tanto di autista, per “gli accompagnamenti” del figlio Filippo. Per l’accusa, tra l’altro, Achille non avrebbe comunicato alla società le multe prese dal figlio Marco con macchine aziendali, mettendole quindi in conto a Ferrovie Nord Milano che avrebbe pagato indebitamente oltre 158mila euro.

La difesa di Achille sostiene, però, che l’ex presidente non era affatto un “incaricato di pubblico servizio”, perché era a capo di Fnm spa holding, “e non delle società sottostanti che si occupano specificatamente del servizio di trasporto pubblico”.
Come no, e i soldi che tengono in piedi FNM spa holding non sono pubblici? E qual è, secondo questi esimi giuristi difensori, lo scopo dell'esistenza di FNM spa holding (creata dalla regione Lombardia), se non gestire società che si occupano di servizi pubblici? Forse questa FNM si occupa di altro, a titolo privato, pur essendo a solo capitale pubblico? E di cosa si occupa? Forse si occupa degli affaracci privati della famiglia Achille e dei regali da elargire al "diversamente povero e diversamente cattolico" Formigoni Roberto?
Quindi, secondo il difensore, a lui deve essere contestata l’appropriazione indebita e non il peculato e la pena, poi, deve scendere almeno sotto i 2 anni e 6 mesi con la sospensione condizionale. Regione Lombardia, con il legale Antonella Forloni, e Fnm, rappresentata da Massimo Pellicciotta, hanno chiesto anche il risarcimento dei danni di immagine.


Nella mattinata di Mercoledì 11 ottobre 2017, alla stazione di Treviglio il treno 10456 si presenta con sole carrozze a un piano, scalcinato e subito sature. Che fine ha fatto il "modernissimo" (parole di Sorte Alessandro) convoglio modello Vivalto, acquistato a caro prezzo da regione Lombardia con soldi pubblici? Si sarà mica guastato? Di nuovo? Per Sorte e il resto della giunta regionale lombarda leghista, potrebbe essere una sorpresa scoprirlo, ma tutti glii altri lombardi sanno sin dal 2005 che i treni di modello Vivalto hanno difetti cronici che li metrono continuamente fuori gioco. Persino Trenitalia lo ha ammesso, di recente, vantando la messa in produzione di un nuovo modello che li supera. (Gli unici a restare ciechi e sordi a tanta ovvietà sono i "diversamente competenti" politici di Lega Nord e alleati).
Alla stazione di Milano Lambrate, il treno 2079 delle 7:28 è in ritardo di 20 minuti. Ma viene da un'altra regione, per cui diamo loro la colpa e lasciamo che Trenord si auto-assolva da ogni  responsabilità, come le hanno insegnato a fare Sorte Alessandro e il resto della cricca.
Nella serata, il treno delle 18:25 da Milano Centrale per Verona costringe a chiedersi dove siano finite tutte le promesse e le dichiarazioni (fanfaronate?) di Sorte Alessandro e Maroni Roberto sull'acquisto di nuovi treni, nonchè le arroganti dichiarazioni di Trenord sulla propria conoscenza esatta e perfetta delle quantità di pendolari che si muovono su ogni linea e su ogni treno.
Il 2079 è infatti composto da sole carrozze a un piano, parte pieno da Milano Centrale e a Milano Lambrate si satura in ogni angolo, con passeggeri in piedi ovunque. Accade da anni, ma nessuno nell'azienda Trenord sembra interessato a intervenire: e date le loro arroganti affermazioni, bisogna concludere che stanno deliberatamente fornendo un servizio schifoso agli utenti, forti del fatto che non saranno mai chiamati a renderne conto dalla dirigenza politica lombarda della Lega Nord.

Nella mattinata di Giovedì 12 ottobre, alla stazione di Treviglio, il treno 2054 delle 7:05 parte alle 7:13, ma lo schermo riferisce che il suo ritardo è di 5 minuti.
Alla stazione di Milano Lambrate, ci sono ben 5 treni in ritardo di 5 minuti, e un treno in ritardo di 15 minuti.
In queste situazioni, la stazione di Lambrate è notoriamente abbandonata a se stessa. O meglio, i passeggeri sono abbandonati a loro stessi, e le informazioni sul primo treno "utile", e cioè destinato ad arrivare (e soprattutto partire) per primo verso una certa stazione, latitano.
Il 2806 da Bergamo per Milano Centrale delle 7:43, in ritardo di 5 minuti, sembra quello destinato a partire per primo. Ma non viene annunciato.
Ma il 2170 da Arquata Scrivia per Milano Centrale delle 7:49 viene più e più volte annunciato come in arrivo. Chi si sposta sul relativo binario, però, vede comparire la scritta "ritardo di 5 minuti". Ma com'è possibile, se il treno era stato annunciato come in arrivo?
Nel frattempo, il 2806 arriva in stazione (non annunciato) e riparte.
Chissà cosa ne pensano, Maroni e Sorte, della gestione di questa stazione ferroviaria dentro la città di Milano (come riusciranno a dare la colpa allo Stato Centrale?). Ma li avesse mai sentiti qualcuno esprimere opinioni in merito.

A metà giornata, il treno 2068 da Verona per Milano arriva con 32 minuti di ritardo. Da giorni, ormai, Trenord scarica ogni responsabilità dichiarando (di nuovo) che certi lavori di manutenzione programmati sulla linea potranno causare ritardi fino a 10 minuti. E i continui ritardi superiori ai 10 minuti, invece, Trenord non ce li vuole spiegare?
E i ritardi del periodo precedente ai lavori di manutenzione programmata?
E dato che è manutenzione programmata, perchè l'abbonamento mensile ha lo stesso prezzo, dato che Trenord lo ha erogato già sapendo che avrebbe erogato anche continui disservizi? A parte il silenzio compiacente di Sorte Alessandro e Maroni Roberto e la Lega Nord, che scusa ha Trenord in merito?

Da segnalare che, nella giornata di lunedì 9, la scritta sugli schermi che comunica questa informazione sfoggia gloriosamente la parola "impiaNti". Con quello che è costato l'impianto informatico centralizzato di comunicazione di orari e informazioni (vero, Formigoni?), è incredibile che debba avere un operatore che ogni volta digita da zero le frasii fatte più ricorrenti.

Venerdì 13 ottobre, sul treno 2077 delle 7:25 da Milano Centrale per Verona va in scena un'altra dimostrazione della grandissima competenza con cui i governatori leghisti o derivati Maroni Roberto e Sorte Alessandro gestiscono Trenord, riempiendola di dirigenti leghisti di specchiata capacità e affidabilità e onestà, interessati solo a fornire un servizio ai cittadini lombardi, senza godersi un centesimo del denaro pubblico del loro stipendio.
Per esempio, ai dirigenti leghisti di Trenord non interessa che l'azienda faccia profitto risparmiando sul servizio pubblico, o togliendo spazio ai pendolari "comuni" per aumentare il numero di posti di prima classe sui treni delle fasce orarie dei lavoratori.
Perchè mai Trenord dovrebbe pensare al profitto, dato che tutti i suoi utili fanno poi ritorno alle casse della sua padrona al 100%, Regione Lombardia?
Lungi da noi l'idea di sospettare che i dirigenti Leghisti di Trenord siano "ladroni a casa nostra", e mirino solo a incassare i bonus e i premi di fine anno legati proprio alla produzione di utili (a qualunque costo).
Lungi da noi l'idea di insinuare che Maroni sia un tale criminale bugiardo e profittatore da fingere di essere così mongoloide e ritardato da non accorgersi di questo latrocinio dei suoi amici Leghisti (proprio come non si accorgeva del giro di tangenti del suo braccio destro Mantovani Mario).
Senza alcuna spiegazione da parte dell'invisibile personale di bordo, il treno 2077 è composto da sole 5 carrozze, invece che sei.
Ed è venerdì sera, cioè uno dei giorni in cui il flusso dei passeggeri aumenta: Trenord si vanta di avere una perfetta conoscenza dell'argomento; è per questo che ha tolto una carrozza in un giorno e orario così cruciali?
Alle 17:10, il treno è già saturo. I passeggeri si assiepano ovunque, soprattutto sulle porte, perchè è impossible andare oltre, nelle carrozze intasate.
E molti di loro sono vacanzieri, o pendolari periodici che tornano a casa, con trolley e valigie di ogni dimensione al seguito.
Ma il treno è uno dei modelli Vivalto, di recente comprato dall'eccellentissimo assessore Sorte Alessandro con una quantità di soldi pubblici, e quindi ha uno spazio per i bagagli pensato solo per borse a mano, e incapace di contenere alcunchè di più grosso.
Così, valigie e trolley restano sul pavimento e nei corridoi, a intasare ulteriormente le carrozze.
Stanchi ed esasperati, i pendolari che hanno lavorato tutto il giorno, proprio come deve essere successo a Sorte e Maroni, che ora patiscono il disagio di tornare a casa con la loro "auto blu" e l'autista, occupano anche la carrozza di prima classe. Quella che Trenord ha voluto mettere non appena sono stati disponibili i treni nuovi, "per scelte commerciali" (ma prima di ciò, tale classe non c'era), fregandose del fatto di aver tolto ai pendolari comuni ciò che spetta loro di diritto. Non sospetteremmo mai che l'operazione sia stata fatta per il profitto, dicevamo, nè per far avere ai dirigenti un agognato bonus di fine anno a compenso del loro miserabile stipendio.
Ovviamente, il personale di bordo non si fa vedere per scacciare gli abusivi, forse temendo di venire linciato.
Il treno parte con 5 minuti di ritardo. Sembra un'inezia, per gente seduta nella propria auto con autista, come Sorte e Maroni. Ma provate voi a restare pigiati in piedi in una carrozza anche solo per 5 minuti in più della mezz'ora (o dell'ora) necessaria ad arrivare a destinazione, nel silenzio del personale di bordo, che vi fa temere che il ritardo possa diventare di quaranta minuti, come accade almeno una volta al mese (quando va bene).
Il treno arriva a Treviglio alle 8:05, invece che alle 7:55. Sono 10 minuti di ritardo. Ma lo schermo ne indica 5.

E il leghista Maroni Roberto, dopo questi esemplari risultati conseguiti da un'azienda a direzione leghista da lui stesso selezionata, ha il coraggio di promuovere un referendum per dire ai cittadini di chiedere allo "Stato Centrale" di concedergli maggiore libertà nel gestire i soldi delle nostre tasse.
 

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