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Non sono bastati i 1.370 km di alta velocità realizzati
a costi enormi – il triplo rispetto ai partner europei e a discapito
del trasporto regionale – a rilanciare le ferrovie italiane. In questi
anni, mentre si realizzava l’Alta velocità per le lunghe distanze, il
“segmento” di domanda in forte crescita è stato quello dei viaggiatori “regionali”,
sulle brevi distanze. La congestione delle strade e delle città
metropolitane insieme ai costi dovuti all’uso dell’automobile e alla
crescita dell’inquinamento dell’aria in vaste aree territoriali, non
solo del nord, hanno spinto verso l’utilizzo del treno. Il treno non c’era
e, se c’era dava un’offerta di scarsa qualità rispetto alle aspettative
e alle necessità di mobilità degli italiani. Italiani che, se potessero
lascerebbero volentieri a casa l’automobile.
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A 10 anni dalla gestione unitaria e federalista con Ferrovie Nord
del più grande bacino di traffico regionale italiano, quello lombardo, i
servizi in perenne collasso. Pessima manutenzione dei mezzi, gestione
dei turni del personale e della rete inefficiente provocano numerose
soppressioni di treni e di ritardi. Viaggi ogni giorno da delirio (in treno si bolle d’estate e si gela d’inverno) per non parlare della precaria sicurezza (vedi l’incidente di Pioltello).
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...in Grecia, dove Trenitalia ha
vinto una gara per la gestione delle ferrovie statali che hanno
privatizzato il settore. [...] Le ferrovie austriache dissero all’allora
governo in carica che se avessero voluto la loro gestione avrebbero
dovuto pagare; FS no. Le nostre ferrovie hanno sborsato 45 milioni per
aggiudicarsi la gestione.
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Tutti i governi vorrebbero che FS si occupasse di tutto e di più:
treni, bus, metropolitane, merci, intercity e Alta Velocità. A
prescindere dai risultati e dai costi. Ora hanno inglobato anche l’Anas
che più di trasporti intermodali strada ferro sposta i debiti i suoi
debiti fuori dai radar (non sempre accesi) del bilancio dello Stato.
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Ora le FS si apprestano a siglare una nuova acquisizione, forse la più “pazza ed irresponsabile” della sua storia, quella di Alitalia.
Anche qui stesso motivo: aprire un nuovo ombrello protettivo pubblico.
Sorprendono questi annunci di internazionalizzazione delle FS, viste le
inefficienze, le diseconomie di scala, i costi elevati di gestione, i
bassi ricavi e una produttività inferiore del 20% rispetto alle aziende
leader dell’Unione Europea. E’ impossibile spiegare come coniugare il
trasporto di merci e persone su ferro, che dovrebbe essere il core
business delle FS, con il ruolo di sempre più grande ammortizzatore
sociale che sta svolgendo il gruppo.
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