
Invece, la realtà è sempre la stessa degli ultimi anni: le chiacchiere di Maroni Roberto e Sorte Alessandro sono soltanto parole al vento, distribuite a fini propagandistici in vista del referendum incombente. Una cortina fumogena, con cui abbindolare la fetta di popolazione che, essendo cerebralmente svantaggiata, non si rende conto di essere costantemente presa per i fondelli a favore di imprenditori e aziende del “cerchio leghista” che si ingrassano con il denaro pubblico, e forniscono in cambio servizi schifosi.
Che gli lettori leghisti siano intellettivamente carenti è cosa facilmente deducibile dal testo del referendum del 22 ottobre, che si articola così: ““Volete voi che la Regione Lombardia, in considerazione della sua specialità, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato…”

E ancora, mi chiederei, perché sui siti gestiti dalla regione Lombardia e dai promotori del referendum si racconta invece che il referendum cambierà di fatto le cose?
Ma probabilmente un elettore leghista non possiede gli strumenti per rilevare una simile, aperta contraddizione (sarà per evitarne il rischio, che i suddetti siti si guardano bene dal presentare direttamente il testo del quesito referendario, ed elencano invece situazioni immaginarie come se fossero realtà imminenti?).
Sempre nei panni di un elettore leghista, io mi chiederei: ma queste iniziative elencate dal referendum non sono le stesse cose che la Lega Nord prometteva di fare se avesse ottenuto il potere in Lombardia, quattro anni fa?
Il voto dei Lombardi alla Lega Nord non serviva proprio per darle mandato a compiere simili iniziative? A che serve un nuovo voto per ribadire che gli elettori vogliono che la Lega Nord faccia ciò che prometteva di fare già cinque anni fa?

Ovviamente, intendo al netto di arricchire i propri alleati, colleghi, compagni di partito e imprenditori amici, magari sporcandosi allegramente le mani con Ndrangheta e altre organizzazioni criminali.

Nella mattinata di lunedì 9 ottobre 2017, il treno 10456 da Cremona per Milano Certosa arriva a Treviglio alle 7:22 e riparte in orario, ma nella campagna esegue una sosta prolungata, senza nessuna spiegazione da parte del personale viaggiante. In seguito, nella campagna in prossimità di Melzo, il treno sosta ancora, sempre senza spiegazioni. Il treno arriva a Milano Lambrate alle 7:50, cioè formalmente con 4 minuti di ritardo rispetto al suo orario di arrivo previsto (le 7:46). Lo stesso treno ha però in passato dimostrato di poter arrivare alla stazione di Lambrate alle 7:39, quando l’organizzazione delle ferrovie lombarde gli permette di viaggiare. Con questo ritardo informale di 11 minuti, succede che saltano ben due coincidenze per Milano Centrale, e cioè il 7:43 da Bergamo e il 7:49 da Arquata Scrivia. Quest’ultimo, treno 2170, a sua volta un ritardo di 2 minuti, ma i passeggeri raggiungono il suo binario solo quando esso è già ripartito.
Sempre a Treviglio, il treno 2090 arriva da Brescia con 5 minuti di ritardo dichiarati. Raggiunge però la destinazione con 11 minuti di ritardo effettivi.
Nella stessa mattinata, i treni da e per Bergamo potranno subire ritardi fino a 15 minuti, variazioni, o cancellazioni a causa di un guasto provvisorio agli impianti di circolazione della stazione di Treviglio Ovest. (La manutenzione della rete ferroviaria lombarda, eseguita un po’ da RFI e un po’ da Trenord, continua a fare schifo; qualcuno ha sentito Maroni o Sorte spendere una parola sull’argomento?)
Nel pomeriggio, la linea per Arquata Scrivia è interrotta e i treni cancellati (ovviamente si tratta del Piemonte, si potrebbe osservare; ma i treni sono gestiti da Trenord, e la scusa che “è colpa degli altri” è accettabile da bambini dell’asilo, non dagli amministratori di una regione del Nord Italia, a meno che la loro “secessione” anzi “autonomia” anzi “niente” non si rivolga anche contro il Piemonte).


il treno 10456 delle 7:22 per Milano Certosa è cancellato.
Il treno 10906 delle 7:27 per Milano Greco Pirelli arriva già saturo di studenti, e non si può salire, a meno che non si voglia viaggiare stipati con una massa di umanità che ti schiaccia da ogni direzione. Essendo composto da scalcinate carrozze a un solo piano con porte a soffietto, palesemente vecchie di decenni, questo treno è anche prossimo a guastarsi, come si evince dal forte odore di bruciato che promana dalle sue ruote (è il guasto famigerato e assai ricorrente causato dai freni continuano a restare a contatto con le ruote anche mentre il treno è in movimento). Questo treno ha anche il coraggio di accumulare 3 minuti di ritardo, pur essendo la linea libera, dato che il treno precedente (10456) è stato cancellato.
Il treno 2090 delle 7:33 per Milano Centrale è in ritardo di 5 minuti, che diventano poi 6 minuti.
Un pendolare che arriva alla stazione di Treviglio alle 7:16, nella fascia di punta per i lavoratori, si ritrova a dover attendere quindi 22 minuti prima di riuscire a prendere un treno per recarsi a Milano (e non per piacere personale, bensì per lavoro).
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