sabato 14 ottobre 2017

Treni merci: 10 euro ai macchinisti che saltano la pausa pranzo per evitare i ritardi. Il ministro Delrio pensa che anche loro partecipino al suo sciopero della fame


“Non è altro che un incentivo a rinunciare al pasto. O, peggio ancora, a mangiare mentre si è alla conduzione del treno merci” dice a ilfattoquotidiano.it Giorgio Pischedda, rappresentante nazionale del sindacato di base Orsa, unica sigla a non avere sottoscritto l’accordo nazionale firmato in estate da tutti gli altri sindacati (Cgil, Cisl, Uil, Fast e Ugl) e da Mercitalia Rail, società del gruppo Ferrovie dello Stato che si occupa di personale e materiale rotabile.
Ad Orsa non piace questo accordo che va ad aumentare da 7,7 a 18 euro il compenso forfettario riconosciuto al macchinista nel caso in cui rinunci alla pausa pranzo. Un’intesa che richiama il contratto nazionale della Divisione cargo, che al punto 2.7.5 dell’articolo 13 (sull’orario di lavoro) recita così: “Qualora in gestione, per effetto del ritardo del treno, non sia possibile effettuare la pausa programmata per la fruizione del pasto, la stessa potrà essere riprogrammata al termine del servizio”, purché intercetti determinate fasce (11/15-18/22).
“Se non riesco a pranzare prima delle 15 – semplifica Pischedda – il pranzo potrebbe diventare la cena”. E qualora non si riesca a desinare in nessuna delle due fasce, perché in servizio, il lavoratore – si legge nel contratto – ha la facoltà di chiedere il “riposizionamento della pausa all’interno della prestazione lavorativa”. Il che potrebbe comportare, però, un ulteriore ritardo di un treno già in ritardo. E ove non eserciti il “riposizionamento, al lavoratore sarà riconosciuto il compenso forfettario”.
Su Ancora in marcia, foglio redatto dagli stessi macchinisti, anche se non necessariamente iscritti al sindacato, si cita il recente episodio di cronaca che ha visto protagonista un conducente della metropolitana di Roma. Il quale, mentre stava mangiando a bordo del mezzo, non si sarebbe accorto della donna rimasta incastrata tra le porte del treno. “Invitiamo cittadini, magistratura e forze dell’ordine a non puntare il dito contro i lavoratori, come fatto di recente per l’episodio di Roma, ma a rivolgersi ai reali mandanti: imprese e sindacati complici”. 
 Già, che cosa singolare: finchè quello del macchinista di Roma che pranza sul lavoro era un evento di cui servirsi per dipingere l'amministrazione M5S come l'inferno in terra, i quotidiani e i telegiornali erano scatenati nell'amplificarlo (mentre avevano ignorato il passeggero dilaniato da un treno lombardo, pochi mesi prima).
Ancora più singolare è il totale silenzio del ministro Delrio Graziano su questo vergognoso accordo. Delrio si rende conto che le Ferrovie dello Stato sono di sua competenza, in quanto ministro di trasporti e infrastrutture? Delrio vede la profonda ingiustizia del trattamento a cui sono sottoposti i dipendento di un'azienda pubblica? Delrio vede in che modo squallido e immorale le società del gruppo FS riescono a produrre utili? Il cattolico Delrio crede che il profitto giustifichi tutto ciò?
Ma dov'è, poi, Delrio? A occuparsi delle storture che infettano l'intera società ferroviaria pubblica italiana?
Oppure non ha tempo per occuparsene, preso com'è dall'intromettersi nelle questioni di un ministero come il suo, nonchè sbandierare la partecipazione a  un ridicolo sciopero della fame "a turno" con cui spera di farsi notare per intercettare voti cattolici e progressisti alle prossime elezioni?

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