giovedì 21 settembre 2017

19 settembre: Trenitalia e i FrecciaRossa in perdita

Se Atene piange, Sparta non ride. Se gli amministratori regionali lombardi fanno schifo nella loro malagestione ferroviaria (e non solo), non è che tra i ministri dello Stato Italiano vada meglio nell'ambito dei trasporti pubblici.

Il ministro Delrio Graziano è prontissimo a intervenire con solerzia, quando si tratta di impicciarsi delle politiche degli altri ministeri, specialmente se si tratta di combattere le iniquità, come Minniti ha potuto appurare in questi giorni.
Delrio è un cattolico, e si indigna quando ci sono disparità di trattamento tra le persone: è facilissimo, per lui, perchè tanto quello che deve indebitarsi per i prossimi secoli, continuando a tagliare servizi pubblici, non è Delrio, ma lo Stato Italiano. Tanto, le casse di quest'ultimo non vengono rimpinguate da Delrio, che quindi può farsi bello col denaro pubblico, ma vengono invece rimpinguate da milioni di italiani che poi, in cambio, ottengono sempre meno servizi, e devono sempre più spesso rivolgersi ai sempre più costosi enti privati per ricevere ciò per cui hanno pagato le tasse.

Inspiegabilmente, però, la battaglia di Delrio contro iniquità e ingiustizie si limita ai campi su cui non ha nè potere nè autorità. Quando si tratta del campo del trasporto pubblico, che gli pertiene come ministro, Delrio diventa sordo, cieco, e apparentemente anche stupido.
Di fronte agli abusi di posizione dominante attuati da Trenitalia, che privilegia in ogni modo i costosi FrecciaRossa, riservati alle  classi più abbienti, a discapito dei pendolari comuni che viaggiano sul miserabile servizio pubblico regionale (o "convenzionale"), Delrio tace.
Forse perchè non capisce? Forse per calcolo? Quale delle due ipotesi è più grave, per un ministro che ha ricevuto quell'incarico per amministrare la cosa pubblica al servizio e in favore del popolo?
E non solo Delrio tace, e non solo non si indigna, ma quando invece interviene, lo fa per celebrare gli elitari e costosissimi FrecciaRossa, magari raccontando fantasiosamente che essi aiuteranno il servizio pubblico regionale (come ebbe occasione di dire a Treviglio, inaugurando l'Alta Velocità verso Brescia).

Quando invece Trenitalia cancella i FrecciaBianca che collegano Brescia-Milano, dicendo che non sono "remunerativi" (testuale), e li sostituisce coi più costosi FrecciaRossa, Delrio non dice una parola, nonostante la palese iniquità da abuso di posizione dominante; evidentemente, un cattolico come Delrio vede positivamente il fatto che un'azienda pubblica si comporti come un'azienda privata, e ricavi profitti sulla pelle dei cittadini italiani, azzerando il servizio pubblico che essa stessa fornisce per obbligare i cittadini alla scelta più costosa ma unica.
Il profitto, cioè il denaro, cioè lo "sterco del demonio", per Delrio sembra venire prima dell'equità nel trattamento delle persone, quando sta a lui decidere. Però se è Minniti a decidere chi deve essere "privilegiato", ecco che Delrio si indigna e sbotta e protesta.

Se ne potrebbe concludere che Delrio è semplicemente un classico cattolico in una posizione di potere: ipocrita, cinico, bravissimo a insegnare agli altri l'etica e i valori cristiani, nonchè a vedere la pagliuzza nell'occhio altrui, ma anche e soprattutto opportunista e assai scaltro nel non mettere mai in pratica personalmente gli insegnamernti del suo dio cristo, pur presentandosi a parole come persona devota e timorata.
E quindi, l'operato altrui deve essere improntato alla salvezza delle vite (non importa quale futuro le aspetti, perchè una volta salvate, vanno scaricate sul gobbo altrui), mentre il proprio deve essere invece orientato verso il profitto.

Eppure, anche con questa spiegazione così realistica, sembra che ci sia qualcosa che non va. E non solo perchè le tanto celebrate iniziative "privatistiche" di Ferrovie dello Stato sono in clamorosa perdita (e quindi senza profitto).


Nel paradisiaco mondo descritto dalle Ferrovie dello Stato, ricavi e margini sono in aumento, fatta eccezione per l’Alta Velocità. L’esercizio 2016 si è chiuso con i ricavi operativi che salgono a 8,93 miliardi di euro, un più 4% a quota 343 milioni realizzato anche tramite operazioni di valorizzazione di asset concluse nel corso del 2016. Fra queste, la cessione della gestione degli spazi commerciali non core attraverso la vendita di Grandi Stazioni Retail. “Nove anni di fila che presentiamo profitti, siamo in grado di dare un buon dividendo all’azionista e abbiamo restituito molto all’Italia”, dicono alle FS.

Peccato che i profitti siano quelli sovvenzionati dai lauti corrispettivi di Stato e Regioni visto che il trasporto pendolari e l’Infrastruttura (RFI) sono privi di concorrenza.

E per stessa ammissione delle FS sono i business andati meglio, mentre i settori aperti alla concorrenza alta velocità e cargo merci sono in perdita.
Qualcuno si ricorda di come Trenitalia (che appartiene a FS) abbia abolito i FrecciaBianca Brescia-Verona, sostituendoli coi più costosi FrecciaRossa?
Qualcuno si ricorda di come l'assessore lombardo Sorte Alessandro abbia stanziato soldi pubblici della Regione Lombardia per finanziare gli abbonamenti FrecciaRossa dei pendolari (di qualunque censo e reddito) della linea Brescia-Verona?
Ecco da dove arrivano, i profitti di Ferrovie Dello Stato. Ecco in che modo FS e Trenitalia cercano di coprire le perdite delle loro iniziative dedicate alle classi privilegiate (che in quanto tali, non ne hanno bisogno).

Il ministro Delrio Graziano, tanto solerte nell'insegnare agli altri ministri come fare il proprio lavoro, sa nulla di tutto ciò? Cosa aspetta a intervenire, a denunciare con vigore la manifesta iniquità e incompetenza di un'azienda pubblica che si ostina a erogare un servizio per ricchi che è in perdita, e tenta di rifarsi delle perdite con il denaro dei cittadini meno abbienti?
Delrio non dice niente: la sua morale cattolica è comodamente relativizzata.


Martedì 19 settembre 2017, il treno 10456 da Cremona per Milano Certosa arriva alla stazione di Milano Lambrate in orario. Purtroppo per i passeggeri,  però, tutte le coincidenze per Milano Centrale sono in ritardo. E' la regola di Trenord: per ogni servizio parzialmente in orario, ce ne deve essere una parte maggiore che è in ritardo.
Il treno 2170 da Arquata Scrivia delle 7:49 arriva a destinazione con un ritardo di 9 minuti.
Il treno 2090 da Brescia delle 7:53 arriva con 3 minuti di ritardo (da sommare ai 4 dell'attesa, rispetto al precedente treno 2170).
Il treno 2290 da Bologna delle 7:54 arriva con 13 minuti di ritardo (da sommare ai 5 dell'attesa rispetto al 2170).

Mercoledì 20 settembre, il treno 2077 delle 17:25 da Milano Centrale per Verona arriva a viaggiare con 9 minuti di ritardo, a causa di ben tre soste senza spiegazione, compiute una volta uscito da Milano Centrale, prima di arrivare a Pioltello, e tra Cassano e Treviglio.
Il personale di Trenord non fornisce spiegazioni. A chi sta dando la precedenza, questo treno? Forse a un treno FrecciaRossa o a un treno merci, e cioè a quei servizi che Trenitalia e FS impongono di privilegiare pur essendo in perdita, rispetto al trasporto pubblico dello stesso 2077, che deve invece inspiegabilmente passare in secondo piano?

Nella mattina di Giovedì 21 settembre, alla stazione di Treviglio, il treno 2054 delle 7:05 da Verona per Milano Centrale è annunciato sul tabellone con 10 minuti di ritardo. Ma alle 7:19 il treno non è ancora partito. E, infatti, il ritardo è di 15 minuti.
Il treno 10456 delle 7:22 da Cremona riparte da Treviglio e arriva in orario alla stazione di Milano Lambrate, ma le coincidenze per Milano Centrale sono nuovamente in ritardo: il treno 2170 da Arquata Scrivia è annunciato con 5 minuti di ritardo (il che significa 8 minuti di attesa).
I passeggeri più veloci possono però approfittare del treno 2604 da Bergamo, che sarebbe dovuto ripartire alle 7:43, e che invece sta accumulando 5 minuti di ritardo (senza spiegazione) restando fermo a Milano Lambrate.
Nella serata, il treno 2074 da Verona per Milano Centrale ha i soliti 5 minuti di ritardo non giustificati.
Il treno 2077 delle 17:25 da Milano Centrale per Verona viaggia in orario, ma è affollato, e afflitto da un'atmosfera calda, stagnante e puzzolente: il personale viaggiante non si fa vedere per verificare la situazione e prendere provvedimenti.




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