domenica 29 ottobre 2017

25 ottobre 2017: i disservizi non fermano Trenord, che crede avere già fornito la puntualità, e Repubblica le fa pure il servizietto

Dalla pagina di economia del sito del quotidiano Repubblica, un articolo che sembra più una marchetta ripete a pappagallo le dichiarazioni pubblicitarie di un'azienda, senza verificarne l'attendibilità, senza sottolinearne le clamorose falsità, senza mettere in dubbio la bontà degli intenti dell'azienda rispetto alla sua missione. Curiosamente, da nessuna parte viene indicato che si tratta di un testo voluto da un committente esterno (o uno sponsor): davvero la brevissima parentesi di servilismo renziano è bastata a questo quotidiano per adottare una politica di permanente sottomissione alle parole di chiunque detenga una qualunque leva del potere (sia essa politica o economica?).

Viaggiare puntuali e con l'aria condizionata funzionante non basta più. Né per i viaggiatori, in cerca di altri servizi e di tecnologia, né per le aziende di trasporto che vedono una nuova prateria da conquistare per allargare la loro fetta di mercato.

Ad esempio Trenord, l'azienda che gestisce i treni regionali della Lombardia, ha deciso di puntare sul "tempo" che i viaggiatori passano sui treni per tentare di "cambiare il volto del trasporto ferroviario in regione". "I treni diventeranno leader incontrastati dell'ecosistema della mobilità non solo se continuerà a trasportare da A a B - dice Cinzia Farisè, l'ad di Trenord - ma se saprà gestire la qualità del tempo che i cittadini trascorrono in movimento".

"Abbiamo davanti una grande sfida - ha detto Farisè - ridefinire il business intorno al beneficio, cioè il tempo, e non più intorno al mezzo, il treno,

"Verso i grandi centri urbani l'auto ha già perso, chi decide di usarla ancora lo fa perché non trova un ecosistema di servizi di mobilità sostenibile."
Farisè Cinzia, AD di Trenord, ci crede davvero, alle stronzate che dice?

E il "giornalista" raccomandata che le riporta testualmente, senza neppure accennare a un contraddittorio?
Non chiedo certo la fatica di verificare le fonti di Farisè, o il controllo di statistiche raccolte da un ente imparziale (che certo non può essere l'azienda ferroviaria di Trenord): basterebbe infatti che il non-giornalista guardasse dalla finestra, ogni tanto (sempre che costei viva e lavori in Lombardia, perchè il tono sprovveduto di questo "articolo", che sembra più un comunicato stampa aziendale, è quello di chi non ha neppure idea di dove si trovi, la Lombardia).

O forse Farisè sta facendo del sarcasmo, lasciando intendere che in nessuna città della Lombardia esiste questo "ecosistema di mobilità sostenibile", dato che il traffico e gli ingorghi sono lì da vedere, sotto gli occhi di tutti.
E non può sfuggire all'attenzione, neppure se parliamo dell'amministratrice delegata e dello pseudo-giornalista più cerebralmente svanaggiati che esistano, la cappa di smog (cioè inquinamento) che da settimane copre la pianura padana, ed è visibile (e fotografabile) persino dall'orbita del pianeta, tanto questa cappa è vasta e densa.
Davvero davanti a queste prove c'è un "giornalista" abbastanza inetto da voler riportare acriticamente le fesserie di una dirigente bugiarda che dipinge una realtà completamente fasulla a puro scopo di profitto e manipolazione?
La parola clienti non è usata a caso. L'ad vuole abbandonare l'etichetta di "pendolari". Forte dei dati di una recente ricerca commissionata da Trenord agli istituti Irteco e Pragma in cui è dimostrato come solo il 50% di chi viaggia con Trenord prende il treno tutti i giorni. "Ciò significa due cose - dice Farisè - domani il 50% dei nostri clienti cambierà rispetto a quelli portati oggi. E il treno in Lombardia è ormai affermato come un servizio di massa". In tutta la regione ogni giorno sono quasi 740.000 le persone che si muovono in treno per un totale di 2.300 corse. "La domanda di trasporto ferroviario aumenta di quasi il 3% nei giorni feriali e del 5% nei week-end

Secondo la ricerca di Trenord a bordo dei treni non ci sono più solo i pendolari. Il cliente medio ha 37 anni e oltre il 70% utilizza sempre dispositivi elettronici durante il viaggio. Si sposta nel 28,6% dei casi per motivi di lavoro abituale, mentre il 20,5% sono i viaggi per affari o impegni di lavoro, in coerenza con l'aumento dei lavoratori autonomi e liberi professionisti. Nel 22% dei casi gli spostamenti sono per studio, mentre i viaggi di piacere riguardano il 16,6% dell'utenza e quelli per questioni personali il 9,8%.

Incredibile come un "giornalista", quale si definisce probabilmente l'autore di questo pezzo, riporti con tanta servile ed entusiasta solerzia la propaganda di un'azienda, senza nemmeno soffermarsi per un istante a considerare che di propaganda possa trattarsi, o anche solo ad analizzare le affermazioni che sta riportando, cosa che le permetterebbe di rendersi conto dell'idiozia e stortura di un'azienda pubblica che ragiona come se il suo motivo di esistenza fossero il conto economico e il profitto, o "accaparrarsi altri mercati" quando già ha il monopolio del trasporto ferroviario, e per farlo si serve di "ricerche" che sono la negazione stessa di ogni logiche.
Un giornalist (senza le virgolette) avrebbe preteso le fonti di questa ricerca, inveche che ripeterla a pappagallo come se fosse un dogma annunciato da una divinità, e si sarebbe chiesta perchè l'azienda non abbia resa nota la quantità di abbonamenti mensili venduti, o quali solo le fasce orarie e i giorni col maggior numero di passeggeri.
O magari, questo giornalista ipotetico si sarebbe chiesto che differenza ci sia tra il "lavoro abituale" e gli "impegni di lavoro", o anche con lo "studio": sono tutti casi in cui si viaggia dal lunedì al venerdì, si parte la mattina, si torna metà giornata o in serata. Tutte fasce costantemente colpite dal disservizio di Trenord (ritardi, treni inadeguati, capienza insufficiente, cancellazioni). Tutta gente a cui non interessa fare acquisti su internet nè seguire ridicoli corsi di inglese mentre viaggia, perchè il suo scopo è arrivare in fretta e viaggiare dignitosamente: cose che non si verificano certo con la frequenza dipinta da Farisè.
Resta un 27% scarso di viaggiatori che si spostano per piacere o per necessità: poco più di quarto del totale, ma secondo Farisè questa percentuale è sufficiente per cambiare le politiche di gestione dei trasporti, in totale spregio a chi prende il treno cinque giorni su sette
Il giornalista fasullo farebbe anche bene a informare Farisè di come certe tratte ferroviarie di Trenord attraversino ampie zone di "buio" in cui non esiste alcun tipo di connessione per telefono cellulare o per internet.
Il corso di inglese sarebbe sicuramente utile a questo pennivendolo mercenario da strapazzo: magari gli riuscirebbe di tradurre i termini inglesi con cui ha inutilmente infarcito l'articolo, quasi che non fosse capace di trovarne il loro comunissimo equivalente italiano.

Per finire: un vero giornalista, anche se solo di cronaca locale, saprebbe cosa significa la definizione 
"ricerche", quando si parla di Trenord e FNM. 
Il presidente di FNM, Gibelli Andrea (quello che ha operato per rimuovere il dipendente Franzoso Andrea, colpevole di aver smascherato i crimini del suo predecessore) ha già raccontato la stessa favola un anno fa, affermando di aver appurato la mutatata composizione dei viaggiatori ferroviari tramite un nebuloso sondaggio, commissionato a non si sa quale azienda, ed eseguito con metodi a dir poco discutibili (per esempio, i sondaggisti evitavano palesemente i treni dei pendolari, e nelle stazioni ignoravano i lavoratori regolari per intervistare invece i viaggiatori giovani palesemente in vacanza o diretti all'Expo). 
Un qualunque giornalista si chiederebbe se si sia trattato di un sondaggio pilotato per ottenere proprio il risultato desiderato. Il fatto che Farisè riproponga gli stessi dati, ma spacciandoli per una "ricerca" di cui non precisa le metodologie, rafforzerebbe il sospetto in chiunque abbia un minimo di professionalità. Ma certo non nel nostro amico pennivendolo.

Nella giornata di mercoledì 25 ottobre, i passeggeri dei treni di Trenord hanno un assaggio di cosa significa la tortuosa frase "ridefinire il business intorno al beneficio, cioè il tempo, e non più intorno al mezzo, il treno" di Farisè Cinzia. Significa che non solo Trenord intende lasciare i passeggeri a marcire sui treni in ritardo, pur raccontando che invece i treni sono tutti in orario, ma li vuole anche obbligare a spendere inutilmente denaro per cose superflue nell'attesa forzata a cui sono sottoposti. Il vero obiettivo del capitalismo: trasformare il cittadino, qui giò costretto a essere utente privo di diritti, in consumatore coatto, in ogni minuto della sua giornata.
Il treno 2290 da Bologna per Milano Centrale arriva con 12 minuti di ritardo.
Il treno 20406 da Piacenza per Milano Greco Pirelli che ferma alle 7:44 a Lambrate è cancellato. Sul sito my-link, non esiste ("nessuna corrispondenza trovata").
Il successivo 20408 da Piacenza per Milano Certosa ha un ritardo di 13 minuti.

Nella serata, il treno 2077 delle 17:25 da Milano Centrale compie tutto il viaggio da Milano a Treviglio (e oltre?) con una carrozza che ha una porta guasta. Il treno è uno dei "nuovissimi Vivalto" annunciati in gran pompa pochi mesi fa dall'assessore alla mobilità lombardo Sorte Alessandro. Ma è di nuovo guasto, e il guasto è del tipo notoriamente congenito per i Vivalto (notoriamente per tutti tranne Sorte Alessandro e i proto-giornalisti economici di Repubblica). I due "battenti" non si chiudono completamente, e un allarme suona senza sosta per tutto il viaggio. Il personale viaggiante non si fa vedere: evidentemente, appendendo un avviso di guasto alla porta incriminata, il personale viaggiante ha espletato tutte le proprie mansioni. Poco importa che ci siano questi due battenti non chiusi, da cui entra un rilevante getto d'aria.

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