sabato 12 agosto 2017

Ad agosto Trenord taglia i treni, e visto che c'è aumenta i tempi di percorrenza

Mercoledì 9 agosto, i treni da e per Colico e Sondrio subiscono ritardi fino a 120 minuti (infatti ce n'è uno cancellato) a causa di un guasto alla linea elettrica tra Dervio e Colico.

Giovedì 10 agosto, il treno 1700 da Brescia per Milano Centrale delle 8:05 è annunciato a Treviglio con 20 minuti di ritardo.
Non basta che Trenord abbia sospeso 5 treni per Milano tra le 7:05 e le 8:05, compreso l'unico diretto a Milano Centrale. No, non basta: Trenord deve assolutamente anche gettare la carta del ritardo, per essere sicura di impedire che i pendolari che lavorano anche in agosto riescano ad arrivare in orario sul posto di lavoro.
Oh, certo, Trenord continua ad annunciare che sulla tratta Verona-Peschiera i treni viaggiano in ritardo o subiscono variazioni a causa di lavoro di potenziamento strutturale programmati. Ma è una scusa accettabile, questa?
No, perchè se i lavori erano programmati, allora significa che Trenord sapeva in anticipo del disservizio che avrebbero causato. E di conseguenza Trenord non doveva e non aveva diritto di sospendere un numero così elevato di treni provenienti da Brescia e diretti a Milano. E la sua scelta consapevole è non solo irresponsabile, ma anche la misura dell'effettivo menefreghismo di una dirigenza aziendale (leghista) che sa bene di essere sempre protetta dalla giunta regionale lombarda (leghista), non importa quali porcherie possa combinare nel gestire i treni regionali secondo i propri interessi.
Nel pomeriggio, il treno 2074 da Verona per Milano con arrivo alle 17:35 è annunciato con 20 minuti di ritardo. In realtà, giunge a destinazione con 32 minuti di ritardo.
Il successivo 2076, stessa tratta, delle 18:36 è annunciato nella fermata intermedia di Treviglio con 25 min uti di ritardo. Invece giunge a destinazione con 41 minuti di ritardo.
Come sia possibile, con tutti i treni "intermedi" che Trenord ha sospeso sulla stessa linea (come anche quelli che provengono da Cremona e la intersecano a Treviglio), non si capisce: questi interregionali dovrebbero poter sfrecciare alla velocità che preferiscono, sui binari vuoti.
A meno che le effettive cause dei loro ritardi siano altre (pescando a caso tra quelle più ricorrenti degli ultimi 12 mesi, c'è il guasto al treno, sia esso di modello ultratrentennale come di "nuovissimo modello Vivalto"). Ma Trenord non lo rende noto, e di certo Sorte Alessandro e Maroni Roberto si guarderanno bene dall'indagare in merito.

Venerdì 11 agosto, il treno 2075 da Milano per Verona che ferma a Treviglio alle 18:05 è annunciato con 10 minuti di ritardo. Anche in questo caso sarà colpa dei lavori tra Peschiera e Verona?

Il ministro Delrio Graziano può anche fingere di ignorare lo sfacelo delle ferrovie lombarde causato dall'allegra gestione leghista di Trenord, ma possibile che un fervente sostenitore dell'Alta Velocità attento e onesto come lui non si renda conto neppure del prezzo che i cittadini comuni devono pagare per non usufruirne, a vantaggio di un'azienda statale monopolista che si comporta come se fosse un'azienda privata, col benestare implicito dello stesso ministero che Delrio dovrebbe gestire?

Per Trenitalia il cliente è sempre un ostaggio

di Giorgio Meletti Twitter@giorgiomeletti.it

Il dilettantesco blairismo in salsa italiana deglianni '90 ha generato mostri.
I monopoli naturali, ribattezzati public utilities per ingannare il senso comune, considerano privatizzazioni e/o liberalizzazioni come l'autorizzazione a farsi gli affari loro e dei loro protettori politici, in nome di un mercatismo analfabeta da imbroglioni e alla faccia degli utenti e dei contribuenti che dissanguano.
L'Italia è aggredita da un vero e proprio cancro culturale.
Trasporti, telecomunicazioni, poste, gli stessi ospedali, che adesso si chiamano aziende, sono in mano a una genia di sedicenti manager che coprono con le ragioni del conto economico la propria incompetenza di raccomandati politici.
Ma il "dover essere" imprenditoriale lo invocano solo per truffare i clienti, per dimenticarlo quando devono assumere a peso d'oro l'amico o l'amica di chi li ha nominati.
Della multa da 5 milioni data nei giorni scorsi dall'Antitrust a Trenitalia colpisce e rattrista, più del fatto in sè, la miseria culturale svelata dalla sentenza.
Le biglietterie elettroniche di Trenitalia (quindi tutte) nascondono deliberatamente le soluzioni di viaggio più economiche, costringendo di fatto i clienti più poveri a comprare quelle più costose.
L'Antitrust, sollecitata da numerose denunce, apre il procedimento.
Chiede un parere all'Autorità dei trasporti, la quale ricorda il regolamento europeo 1371/2007 che obbliga le società ferroviarie a comunicare la tariffa più bassa per ogni percorso.

Qui Trenitalia dispiega la sua cultura da strozzino.
Protesta per "l'intempestività" dell'intervento Antitrust, perchè sanziona una pratica nota da molti anni.
Insomma, ci si appella al silenzio assenso, come dire "visto che non siete intervenuti per anni, considero acquisito il diritto di fottere i passeggeri".
Ma soprattutto, Trenitalia insinua che l'intervento dell'Antitrust "sia suscettibile di tradursi in un indebito sindacato sulle scelte commerciali dell'impresa".
Ecco i danni del blairismo de noantri.
Questi virtuosi della raccomandazione messi a capo di un monopolio naturale (i binari) generosamente sovvenzionato, fingono di essere un'impresa a tutti gli effetti, attenta al conto economico e protesa ai profitti, e parlano di "scelte commerciali" come se gestissero un negozio di abbigliamento.
Chiamano "indebito sindacato" l'intervento, doveroso quanto tardivo, delle Autorità.
Qualcuno gli dovrebbe spiegare che stare sul mercato vuol dire perdere i clienti che non rispetti, e che la prima regola del mercatismo è servire e non truffare i cittadini per i quali il tuo posto di lavoro esiste.
Al contrario, vessare i sudditi che dal tuo monopolio non possono fuggire non è stare sul mercato ma sulla poltrona dove ti ha messo un politico in cambio di chissà cosa.
P.s. L'Italia fa tutta schifo.
Le indagini dell'Antitrust hanno scoperto dentro Trenitalia numerose persone oneste indignate con i capi per la porcheria ai danni dei passeggeri.
A tal proposito sarebbe bello che il presidente Sergio Mattarella chiedesse all'Antitrust il nome del vero eroe di questa storia, quel passeggero che si è preso la briga di denunciare che "in riferimento alla tratta Roma Termini-Pozzuoli Solfatara, le biglietterie self-service consentono l'acquisto esclusivamente delle soluzioni con treni Frecciarossa e Intercity via Napoli Centrale a un prezzo di circa 40 Euro, omettendo invece la soluzione con treni regionali e cambio a Villa Literno (Caserta) dal costo di circa 11 euro".
Un cittadino con tanto coraggio civico e fede nelle istituzioni da credere che la sua lettera sarà letta e non cestinata meriterebbe un'onorificenza e andrebbe indicato come esempio ai giovani.
Molto più di certi cavalieri del lavoro.

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