

Tanto varrebbe ripiegare sul 2290 da Bologna delle 7:54, ma questo è in ritardo di 10 minuti.
E che dire del 2090 da Brescia delle 7:53, cioè lo stesso treno che ferma a Treviglio alle 7:33, ma noi pendolarii cerchiamo di evitare, perchè è sempre saturo e iin ritardo, e costringe a condizioni di viaggio penose e prolungate? Ovviamente è in ritardo di 5 minuti.

Il pendolare fortunato, cioè quello che istintivamente sa scegliere tra i tre convogli quello che accumulerà il ritardo minore, arriva alla stazione di Milano Centrale, dove ne vede una cascata, di ritardi, su tutte le linee regionali.
Il 2555 da Colico ha 19 minuti di ritardo.
Il 2145 da Domodossola ha 8 minuti di ritardo.
Il 2257 da Tirano ha 10 minuti di ritardo.
Il 2650 da Mantova ha 16 minuti di ritardo.
Il 20408 da Piacenza ha 5 minuti di ritardo.
Il 20419 da Saronno è guasto ed è stato cancellato a Miilano S. Cristoforo, dove comunque è giunto con 37 minuti di ritardo.
Può bastare?





Nel pomeriggio, mi capita di prendere un treno in anticipo, e quindi non nella fascia dei pendolari. E lo faccio consumando due ore di permesso.
Cosa accade?

Tantissime se si accetta la verità del fatto che la Lega Nord ha condotto il servizio ferroviario lombardo allo sfacelo, e i disservizi sono presenti a qualunque ora del giorno, a prescindere da quanto raccontato dalla propaganda di una dirigenza ferroviaria fatta solo di fedelissimi leghisti paracadutati lì perchè trombati alle elezioni e improponibili in aziende private vere.
Il 2073 Milano-Verona è l'ennesimo catorcio vecchio di decenni, con carrozze a un piano, porte a soffietto e guasti cronici che l'azienda FNM non gestisce con la manutenzione (guardate i post dello sciopero dei ferrovieri di gennaio 2017 su questo blog per farvi un'idea del perchè).
Il treno dovrebbe partire alle 15:25. Alle 15:35 è ancora fermo, e il personale di bordo (macchinista e capotreno?) corre avanti e indietro attraverso le carrozze, trafelato e ben attento a non incrociare lo sguardo dei passeggeri.
A bordo del treno, non viene diffusa nessuna informazione sulla causa o entità del ritardo.

Alle 17:40, il treno ha 15 minuti di ritardo, e parte. Nessuna spiegazione viene fornita dal personale di bordo.

Perchè il personale di Trenord è così consistente e tenace, su qualunque treno, nella sua proterva ostinaziione a non voler dare alcuna informazione sui disservizi ai passeggeri a bordo?
E' forse la stessa Trenord a indottrinare informalmente i ferrovieri perchè tacciano, temendo che i pendolari possano usare qualunque informazione ottenuta contro l'azienda, denunciandone la sempre più palese e radicata malagestione voluta dalla Lega Nord?
Paradossalmente, l'informazione è disponibile solo sul sito di Trenord, ben nascosta e dissimulata nella lista non cronologica delle criticità delle tratte (lista che deve essere letta al momento, in quanto viene continuamente azzerata, cosa che permette a Trenord di far sparire in fretta le tracce del misfatto, dichiarando comunque di averle comunicate).
Il motivo è che il treno ha avuto un inconveniente tecnico durante la preparazione.
Cioè il treno era guasto.
Ma Trenord non accetta il termine "guasto", come non accetta "ritardo" (e dice "allungamento di tragitto"), e Farisè Cinzia non vuole sentir parlare di "pendolari".
Ultima domanda: quando, esattamente, il personale di bordo si è accorto del cosiddetto "inconveniente tecnico" (guasto)? Alle 15:25? A che ora viene fatta, esattamente, la preparazione del treno? Due minuti prima della partenza, dato che tanto è sicuro che un catorcio del genere non presenterà problemi?
E Sorte Alessandro e Maroni Roberto non ci danno il loro parere in merito al risultato schifoso del loro lavoro?
Post scriptum. Alla stazione di Milano Lambrate, assisto all'incontro tra due lavoratori di una certa età.
"Credevo fossi in pensione."
"Non ce l'ho fatta, grazie alla Fornero. Vedo che i treni sono peggiorati."
"Il risultato del lavoro di Cinzia Farisè, detta 'la rosa camuna'."
"Ha sostituito tutti i dirigenti, ma guarda cosa ha ottenuto."
Nel 2015, Farisè dichiarava: «Quando sono salita per la prima volta su un nostro treno senza stampa al seguito, credevo di essere tornata in India».
Chissà cos'è cambiato, da allora? A giudicare dalle mie esperienze in questi ultimi tre anni, è cambiata solo la propaganda.
Post scriptum. Alla stazione di Milano Lambrate, assisto all'incontro tra due lavoratori di una certa età.
"Credevo fossi in pensione."
"Non ce l'ho fatta, grazie alla Fornero. Vedo che i treni sono peggiorati."
"Il risultato del lavoro di Cinzia Farisè, detta 'la rosa camuna'."
"Ha sostituito tutti i dirigenti, ma guarda cosa ha ottenuto."
Nel 2015, Farisè dichiarava: «Quando sono salita per la prima volta su un nostro treno senza stampa al seguito, credevo di essere tornata in India».
Chissà cos'è cambiato, da allora? A giudicare dalle mie esperienze in questi ultimi tre anni, è cambiata solo la propaganda.
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