lunedì 15 agosto 2016

70 milioni per le ferrovie: cura del ferro o cura del profitto?

La privatizzazione delle imprese pubbliche, e cioè il mantra del neoliberismo e delle multinazionali, promette sempre e comunque incredibili vantaggi per il cittadino, in quanto in un mercato di libera concorrenza ci sono sempre favolose e risparmiosissime offerte.
Almeno finchè le aziende private non ti hanno accalappiato: poi inizia la lunga era della mungitura, che si conclude quando non c'è più nulla da spremere dal tuo portafoglio. L'azienda viene lasciata fallire, e siccome fornisce un servizio pubblico fondamentale, lo stato se la deve accollare insieme a tutti i debiti. Pagandoli con le tue tasse.
E finisce con i privati più ricchi e il contribuente doppiamente spolpato. Ma è più fesso il contribuente, o i politici da lui eletti, che si sono fatti incantare dalle sirene nel neoliberismo?

Difficile rispondere. Intanto, però, osserviamo come il processo appena descritto sia in corso con i trasporti ferroviari italiani.
Si inizia con il denaro pubblico speso per costruire infrastrutture ferroviarie, che a rigor di logica dovrebbero fornire un servizio pubblico (trasporto a basso costo per i cittadini che hanno finanziato l'opera, abbattimento dell'inquinamento da trasporto privato).
Ma ecco che le aziende che gestisono questo trasporto, pur essendo a controllo pubblico, si comportano secondo la logica privata del profitto a ogni costo, con la scusa che la liberalizzazione ha imposto loro di fronteggiare concorrenti privati.
Guidate dalla logica del guadagno, queste aziende tagliano uno a uno tutti i servizi di trasporto a basso costo, per orientarsi verso i servizi di lusso per le fasce più abbienti della società.
Ed ecco quindi che il cittadino medio scopre di aver pagato le  tasse per costruire le infrastrutture ferroviarie, ma solo perchè queste potessero essere usate da aziende private per il proprio profitto. E se il cittadino vuole il servizio ferroviario per le cui infrastrutture ha pagato le tasse, ecco che deve pagare quello privato, e al prezzo più alto possibile.

Tutto ciò accade nel silenzio o nell'impotenza delle istituzioni, governate da persone che sono state elette per fare gli interessi del cittadino, che hanno riempito la dirigenza delle aziende "non pubbliche" di loro persone di fiducia (o dovremmo dire "dello stesso colore politico"), e che alla prova dei fatti possono solo inginocchiarsi servilmente davanti a quel neoliberismo che hanno cretinamente accettato senza battere ciglio, o che magari hanno anche celebrato, nella più ebete e idiota mancanza di lungimiranza (se escludiamo il loro personale tornaconto, tipo case ricevute in regalo a loro insaputa).

E poi ci vengono a dire che i "No TAV" sono i delinquenti da processare.



Il Cipe ha approvato lo stanziamento per l’intero tratto, che prevede il collegamento fra città e aeroporto.
Il finanziamento, inizialmente previsto in due tranche, anticipato sul 2016.

La chiamano la «cura del ferro» e, tradotta in numeri, significa 12 miliardi di euro destinati allo sviluppo del trasporto ferroviario. Li ha stanziati il Cipe, il comitato interministeriale per la programmazione economica,

Tra i progetti che hanno ottenuto la copertura finanziaria c’è anche il raddoppio della ferrovia tra Montello e Ponte San Pietro, un’opera fondamentale per sviluppare il trasporto metropolitano a Bergamo e che è strettamente connessa con il collegamento su ferro Bergamo-Orio.

«L’estate scorsa abbiamo tirato fuori dai cassetti vecchi progetti rimasti sulla carta per decenni – ha detto con soddisfazione il deputato Pd Giovanni Sanga



Trenitalia prende tempo, e assicura che nulla è stato deciso circa l’abolizione degli abbonamenti sui Frecciarossa. Ma è certo che dal primo gennaio qualcosa cambierà. Bene che vada, se vorranno utilizzare l’Alta velocità i pendolari bresciani dovranno pagare di più, con o senza abbonamenti. L’alternativa potrebbero essere i regionali veloci auspicati dal Tavolo del Tpl riunito a Milano i primi di maggio. Ma non a caso a quel tavolo siedono tutti gli attori del territorio eccetto Trenitalia. Andare a Milano Lambrate in tre quarti d’ora a prezzi modici potrebbe dipendere dall’esito del confronto in atto tra il governatore Roberto Maroni e l’ad di Ferrovie dello Stato Renato Mazzoncini sul destino di Trenord. Gli abbonamenti ai treni veloci riguardano molto da vicino Brescia. I Frecciabianca per Milano sono già stati sostituiti dai Frecciarossa, e ce n’è voluto perché i pendolari potessero utilizzarli fino alla fine dell’anno.
Con l’Alta velocità cambierà tutto. I Frecciarossa passeranno sui binari Tav e il servizio sarà strettamente commerciale, con relativi costi. Nessuna contribuzione regionale sarà più possibile per le Frecce (anche per la presenza di altri competitor sulla linea) e i ticket mensili entrano in crisi.
Inoltre, dal primo gennaio chi pratica abbonamenti dovrà adeguarsi alle prescrizioni dell’Autorità di regolazione dei Trasporti (Art), che l’11 maggio, in seguito ad un esposto del Comitato pendolari veloci, ha definito i diritti minimi dei viaggiatori. Per rispettare quelle norme Trenitalia deve modificare il sistema di prenotazione e di vendita con un costo economico che l’azienda del gruppo Fs giudica «eccessivo» a fronte di introiti definiti «poco remunerativi». È ciò che ha spiegato giorni fa Barbara Morgante, ad di Trenitalia, nel corso di un incontro con una delegazione dei comitati pendolari. Per ora la Società del Gruppo Fs derubrica come «riflessioni ad alta voce», le parole di Morgante, e conferma che al momento «nessuna decisione è stata presa».
IN OGNI CASO, «la delibera Art riconosce che non c’è alcun obbligo di emissione di abbonamenti nell’ambito di servizi non contribuiti da corrispettivi pubblici e sostenuti dai soli incassi da mercato - precisa Trenitalia -. Tant’è che non ha richiamato Ntv quando li ha eliminati sulla linea Torino-Milano». 
Adifferenza di Ntv, la Società [Trenitalia] è parte di una holding tra i cui azionisti c’è ancora il ministero dell’Economia, e dovrebbe valutare con attenzione eventuali scelte impopolari.

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