venerdì 15 aprile 2016

Da lunedì 11 a venerdì 15 Aprile 2016

Lunedì 11 Aprile, il 10456 arriva alla stazione di Milano Lambrate con 5 minuti di ritardo ufficiali, ma sufficienti per perdere due coincidenze per Milano Centrale.
La terza è il treno 2086 delle 7:53, che è in ritardo a sua volta di 5 minuti. E' il colmo della presa in giro, perchè il 2086 proviene da Treviglio, esattamente come il 10456: la sola differenza è che parte 10 minuti dopo. I minuti veramente persi per questo disagio sono quindi il doppio di quelli che Trenitalia ufficializza.
Al ritorno, il 2105 da Milano Centrale per Verona arriva a Treviglio con 11 minuti di ritardo, dopo aver compiuto una lunghissima sosta senza spiegazione alle porta della stazione di Treviglio. Quale altro treno doveva avere la precedenza?
Da notare che, alla stazione di Milano Lambrate, questo treno si è fermato così "male" che le tre carrozze di coda non erano neppure all'altezza del marciapiedi.

Martedì 12, il 10456 si presenta a Treviglio con sole carrozze a un piano. Si finisce per viaggiare in piedi. Perchè? Dov'è il materiale rotabile davvero necessario?

Mercoledì 13, il 10456 arriva alla stazione di Milano Lambrate con 5 minuti di ritardo, ma anche il treno delle 7:49 per Milano Centrale è in ritardo di 5 minuti, per cui arrivare in orario non sarebbe servito a nulla.
Anche il 7:43 è in ritardo di 5 minuti.
Al ritorno, il 2105 delle 7:25 per Verona arriva a Treviglio con 7 minuti di ritardo (dichiarati: 5).

Giovedì 14, il 10456 arriva alla stazione di Milano Lambrate con 5 minuti di ritardo, dopo aver compiuto un'interminabile sosta all'esterno di Lambrate. E' ancora più frustrante, per un passeggero, vedere il treno spaccare il secondo fino a un minuto prima di entrare in stazione, e poi dover restare inutilmente ad attendere a bordo, osservando i treni che transitano sugli altri binari. Chissà perchè, Trenitalia denuncia i passeggeri esasperati che fuggono dopo un'ora di un trattamento simile (solitamente senza spiegazioni dall'azienda).
Anche il 2160 delle 7:49 è in ritardo di 5 minuti, e sul marciapiedi del binario 12, l'orologio analogico segna tristemente le ore 12.

Venerdì 15 , per il terzo giorno di seguito, il 10456 arriva alla stazione di Milano Lambrate con 5 minuti di ritardo, ma anche la "coincidenza" delle 7:49 è in ritardo di 5 minuti.
Al ritorno, il 2105 delle 17:25 parte da Milano Centrale già stracolmo, con passeggeri in piedi nei corridoi delle carrozze, oggi a un solo piano. Due giorni fa, le carrozze erano a due piani, ma ce n'erano di meno, e lo spazio era comunque insufficiente.
Stupisce l'impegno del controllore (capotreno? Boh?) che non solo fa eseguire il test di chiusura sulle porte in largo anticipo rispetto alla partenza, ma percorre il marciapiedi di buon passo informando i passeggeri del fatto che le porte si chiuderanno per un collaudo.
Alla stazione di Milano Lambrate, un'altra massa di passeggeri sale a bordo, pigiandosi in ogni angolo disponibile, insieme alle solite valige da fine settimana (si tratta di quel tipo di passeggeri che rende i mezzi dei pendolari ancora più invivibili in certi giorni: è noto a tutti, tranne che Trenitalia/Trenord/FS, che forniscono imperterrite sempre e solo gli stessi mezzi insufficienti).
Il controllore (capotreno?) si assicura ancora una volta che le porte si possano chiudere, nonostante la massa di passeggeri, e quando sale a bordo, decide di controllare i biglietti.
La prima reazione a una simile pretesa è sicuramente di fastidio: pigiati come siamo, ci vuole anche disturbare per una mera formalità? Ma anche in questo caso, il ferroviere stupisce con un modo di fare cortese, ben lontano dall'acidità arrogante e sgarbata del suo omologo di qualche settimana fa; professionalmente impeccabile, raccoglie di conseguenze reazioni positive dai passeggeri esasperati, e ne ascolta gli sfoghi con un'educata e comprensiva pazienza (ben lontana da quei suoi colleghi che invece reagiscono con fastidio, aggressività, petulanza eccetera). E' così che si trattano i clienti: certo, il controllore non può cambiare nulla, e questo genere di proteste non ha utilità pratica, ma in certi casi affrontare con intelligenza l'aspetto psicologico può servire a ridurre il disagio causato ai frustrati clienti.
Per finire, e adesso bisognerà proporlo per il premio del dipendente del mese, questo controllore atipico spiega con gentilezza a una passeggera senza biglietto che dovrò pagare un sovrapprezzo eccetera. Ma lo fa con cortesia e professionalità, a differenza (ancora una volta) dei suoi insopportabili colleghi che fanno la voce grossa nello stile dei bulletti di periferia, quando sanno di avere davanti una persona onesta, e non un furbastro che cerca di viaggiare gratis.

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