giovedì 13 luglio 2017

I veri numeri della bufala di Maroni dei 160 treni per ottenere voti alle elezioni e al referenum inutile

Nella mattinata di mercoledì 12 luglio, il treno 10456 arriva alla stazione di Treviglio Centrale alle 7:22, e lì resta. Fermo. Immobile. Fino alle 7:29, il treno non riparte.
Il personale di bordo non dice nulla, e non si fa vedere.
Gli annunci sonori della stazione non dicono nulla
Il treno resta fermo e basta, accumulando un ritardo di 7 minuti che significa perdere la coincidenza per Milano Centrale alla stazione di Lambrate alle 7:49.
Gliene importa qualcosa, all'assessore Sorte Alessandro, o a Maroni Roberto, o al presidente di Trenord Gibelli Andrea, o all'amministratrice delegata Farisè Cinzia?
No, naturalmente. A gente come questa interessano solo le apparenze: una volta allestita una facciata di promesse di miglioramento, e di chiacchiere riguardo a un'efficienza immaginaria, il loro dovere è fatto. La campagna elettorale per il vacuo referendum consultivo sull'autonomia lombarda è piazata, e gli allocchi si berranno questa millantazione di capacità a cui nessuno ha voce mediatica sufficiente per opporre i nudi fatti, come le schifose prestazioni ferroviarie quotidiane del trasporto regionale lombardo.

Il treno 10456 è in ritardo, dicevo. Trenord risponderebbe che ci sono comunque altri due treni per Milano, alle 7:28 e alle 7:33.
Peccato che il primo non vada a Milano Centrale e non abbia coincidenze decenti alla stazione di Lambrate; e il secondo implica altri nove minuti di attesa, equivalenti al ritardo del treno 10456.
Non è certo finita qui: Trenord non lo direbbe, ma è ovvio che, se il treno da Cremona è in ritardo, allora lo saranno anche i treni da Brescia, pur essendo fisicamente su una linea del tutto scollegata (la regola di Trenord è quella di estendere il disservizio a macchia d'olio, e non di isolarlo a una sola linea, per non accontentare nessuno).
E, infatti, il 10906 da Brescia delle 7:28 ha 9 minuti di ritardo. E il 2090 da Brescia delle 7:33 ha 10 minuti di ritardo.
Con le non-soluzioni di Trenord, la perdita di tempo cresce a 20 minuti, il che significa arrivare in ufficio così tardi da dover consumare l'ennesima ora di permesso. Sempre che il pendolare ne abbia ancora.

In seguito, la linea Brescia-Milano continua a malfunzionare, e Trenord non fornisce la minima spiegazione.
Il treno 2062 da Verona viaggia con 13 minuti di ritardo.

Nel pomeriggio, il treno 10920 da Brescia per Sesto San Giovanni arriva con 10 minuti di ritardo.
Il treno 2074 da Verona viaggia con 29 minuti di ritardo.
Lo stillicidio dei disservizi è quotidiano, e imprevedibile nel suo poter capitare a ogni ora, ma Sorte Alessandro non ne parla mai.
Cosa ci vorrà, questa volta, prima che Maroni Roberto venga scosso dalla sua apatia e finga nuovamente di alzare la voce con i personaggi letargici che lo circondano, sia nella giunta regionale che nell'azienda a gestione leghista di Trenord/FNM?

Ecco una riflessione sui risultati della sua improvvisa solerzia a riguardo.

I nuovi convogli cominceranno ad arrivare tra due anni e poi con una cadenza 2/4 treni al mese. Critici i consiglieri del Movimento 5 Stelle: «Solo un gioco di prestigio, quei treni li vedranno forse i nipoti dei pendolari».

Con la diffusione dei dettagli del sensazionalistico ed effettistico annuncio di Maroni Roberto (dettagli che il TG3 ha stranamente messo da parte), ci si rende subito conto che questa manovra è solamente un'operazione di propaganda politica: non a caso, all'orizzonte politico incombono un referendum consultivo e le elezioni regionali.
In ultima analisi, infatti, la reboante dichiarazione di Maroni è equiparabile proprio al referendum consultivo per la maggiore autonomia lombarda: tutta apparenza, ma nessun effetto concreto [#ariafritta, altro che #LombardiaConcreta].

Il dissesto del trasporto ferroviario regionale lombardo infuria da anni, tra continue proteste dei pendolari, risposte inette oppure offensive da parte dell'assessore ai trasporti di turno, e silenzi compiacenti della dirigenza lombarda di Maroni come di Formigoni.
Fino a poche settimane fa, l'unica risposta di Maroni, quando era messo alle strette da eventi clamorosi (come la morte di un passeggero causata da un treno vecchio di 30 anni? No, quella non l'ha commentata), era un querulo e ridondante piagnisteo sulla mancata ricezione di fondi statali per comprare nuovi treni. Questo anche dopo la recente scelta di Maroni di destinare alle autostrade la maggior parte dei fondi statali effettivamente ricevuti nel 2016. Questo dopo che Maroni e Sorte hanno trovato tutti i soldi necessari per ripianare le perdite di autostrade inutilizzate come BreBeMi. Questo dopo che Maroni e Sorte hanno trovato i soldi per finanziare le guardie giurate per il controllo dei bigletti sui treni di Trenord. Questo dopo che Maroni e Sorte hanno fornito una "dote" per gli abbonamenti ai Frecciarossa per i viaggiatori che usano questi treni d'elite per viaggiare da Brescia a Milano.
Ma no, per il problema dei treni disastrati del trasporto regionale, Maroni intonava sempre la stessa lamentosa litania dell'assenza di fondi.
Ora, improvvisamente, dopo un'inerzia di anni in cui non ha prodotto nulla, Maroni sistema il problema in una settimana. Esatto: incredibilmente, a un anno dalle nuove elezioni regionali della Lombardia, Maroni esce dal suo torpore letargico e "risolve" il problema treni.

O meglio, Maroni dichiara di averlo risolto, perchè, proprio come un referendum consultivo, la sua soluzione del problema si traduce in chiacchiere senza nessun effetto.

Tanto per dare una prova della sua credibilità e preparazione sull'argomento treni, Maroni ha il coraggio di dichiarare: "Siamo l’unica regione in Italia che non ha tagliato il servizio".
Provi Maroni a procurarsi statistiche oggettive sul numero di treni cancellati, soppressi, guasti in maniera irreversibile (che Trenord NON conta come cancellati), impossibili da utilizzare perchè troppo pieni degli ultimi 5 anni. Magari si accorgerà che il servizio non è stato tagliato "sulla carta", ma nei fatti lo è stato eccome.
Ma gente come Maroni (il "barbaro sognante" che con la sua ramazza spazzava via la corruzione della famiglia Bossi Umberto) sa bene come falsare la realtà semplicemente permettendo a Trenord di essere il controllore della qualità del proprio servizio, nel nome della malafede, della disonestà e dell'opacità.

I numeri forniti da Maroni dimostrano ulteriormente questa sua malafede manipolatrice. A fronte dello sfacelo quotidiano dei treni di Trenord, raccontanto su questo blog da anni, che si tratti di treni di modello vecchio o nuovo, Maroni annuncia un piano di sostituzione in cui i primi treni arriveranno tra due anni.
E già questo basta per stupirsi: fra due anni? Un simile piano doveva iniziare cinque anni fa, quando lo sfacelo era ormai già palese. Avviarlo adesso è una beffa palese, e impone la domanda che nessuno dei suoi seguaci oserebbe mai farsi: perchè Maroni ha atteso di essere a ridosso delle elezioni, prima di intervenire su un problema già incancrenito da tempo?
Come se non bastasse, la ripartizione dei treni è tale da non lasciare speranze per le linee disastrate, per chissà quanti anni ancora:
I 160 nuovi treni saranno, indicativamente, così ripartiti:
- il 65% saranno treni suburbani ad alta capacità, a due piani, destinati alle Linee S e al Passante Ferroviario di Milano.
- il 15% per cento treni regionali a trazione diesel, destinati alle linee non elettrificate della Lombardia (aree di Pavia, Cremona, Brescia).
- il 20% saranno destinati alle altre linee regionali.
Gli "interessi di bottega" tornano a farsi sentire: la maggioranza dei nuovi treni ad alta capacità finirà inspiegabilmente sulle linee S e sul Passante, cioè le linee più recenti che già dispongono dei treni di più recente costruzione.
Sulle linee regionali attualmente afflitte da disservizi, guasti e cancellazioni a causa di treni incredibilmente vecchi (si arriva ai 35 anni di servizio), arriveranno solo le briciole (infatti, 20% significa soltanto 32 treni).
E non si sa neppure quando, dato che Maroni si guarda bene dall'indicare le priorità: quali nuovi treni verranno fatti realizzare per primi, dove verranno destinati, e a quali linee delle tre categorie da lui elencate verrà data la priorità? Nessuna informazione, in merito.

Maroni non accenna nemmmeno all'esigenza di aumentare le corse sulle linee sature, e non si spreca a riferire che Trenord sta ripristinando la prima classe sulle linee dove arrivano treni nuovi, riducendo di fatto i posti per i pendolari che viaggiano in seconda classe.

Maroni completa l'imbroglio propagandistico omettendo di precisare quali modelli di treni verranno acquistati.
Ci sono atroci precedenti per sospettare che questo suo ulteriore silenzio nasconda un inganno. Nelle ultime settimane, alcuni dei nuovi treni promessi da Sorte più di un anno fa sono comparsi sulla linea Verona-Milano. Si tratta di treni modello Vivalto, cioè un modello nato nel 2005, e notoriamente afflitto da guasti cronici (porte, climatizzazione) e progettazione demenziale (finestrini microscopici, spazi angusti per i passeggeri, spazi inesistenti per i bagagli): dopo 12 anni di esperienze negative ripetute in modo cronico col modello Vivalto, la giunta regionale lombarda di Maroni ha pensato bene di comprarne altri.
Questa volta, invece, che farà?

Ma forse la reticenza di Maroni a fornire i dettagli fin qui elencati dipende dal fatto che questi nuovi treni sono solo parte di una manovra propagandistica che non verrà mai realizzata concretamente. Infatti, non si capisce da dove arrivi il denaro per pagarli, dato che fino a una settimana fa Maroni "piangeva miseria" un mese sì e l'altro pure.
Viene il ragionevole sospetto che anche la copertura finanziaria annunciata per questa manovra sia una menzogna, che ovviamente i media si guardano bene dal denunciare.

Ci pensano ancora una volta i vituperati "grillini" del M5S a trovare la sostanza nascosta dal paravento della propaganda.

Critiche piovono dai banchi del Movimento5Stelle che in comunicato affermano: «Con un abile gioco di prestigio, Maroni fa apparire sulla scena 160 nuovi treni: ma c’è il “barbatrucco”.
A guardar bene le carte, da qui al 2019 lo stanziamento sarà di soli 100milioni sul 1,6 miliardi annunciati.
100 milioni bastevoli al massimo per l’acquisto di 10 treni che - se andrà bene - saranno messi in circolazione nel 2020.
Gli altri 150 treni? Li vedranno forse i nipoti dei pendolari nel 2050. Si tratta della solita scenografica operazione di marketing elettorale costruita con promesse iperboliche sulle spalle di viaggiatori e pendolari costretti a treni da terzo mondo».

Dove abbiamo visto, di recente, manovre simili?
Ah, sì, che sciocco a non ricordarmi delle mancette stile "80 Euro" che Renzi Matteo (quasi volessere comprare il voto degli italiani) ha elargito con prodigalità subito prima del referendum per la Riforma Costituzionale del 2016, che è riuscito a perdere iniettandoci tutta la propria arroganza narcisistica e strafottente, vanificando nello stesso tempo una fetta enorme dei finanziamenti dell'Unione Europea che sarebbe invece stato necessario investire per risolvere i veri problemi dell'Italia.

Nessun commento:

Posta un commento