domenica 2 luglio 2017

Gli impianti ferroviari sono allo sfascio, ma il PD trova i soldi solo per salvare le banche (venete)

Giovedì 29 giugno grazie alle società del Gruppo Ferrovie dello Stato, in Lombardia si ripete la farsa di un paio di giorni fa, con treni in ritardo abnorme, cancellazioni, corse che iniziano in un'altra stazione e si concludono prima della destinazione prevista.
Questa volta però si conosce il motivo. O meglio, lo si apprende da internet. E i passeggeri nelle stazioni saranno stati informati?
Nella giornata di martedì, a fronte degli stessi disagi, la risposta a questa domanda è stata: "ma quando mai".


Un guasto ad un passaggio a livello sta creando problemi alla circolazione sulla linea ferroviaria Bergamo-Brescia tra Rovato e Brescia: lo annuncia Trenord.
Il treno delle 5,03 da Brescia ha accumulato 57 minuti di ritardo dopo una sosta forzata a Coccaglio, quello delle 7 da Bergamo a Brescia non verrà effettuato [è stato cancellato] (il primo utile è alle 8,07), il treno delle 6,22 da Bergamo è annunciato in partenza con 40 minuti di ritardo e terminerà la corsa a Rovato, quello delle 6,15 da Brescia viaggia con 23 minuti di ritardo e quello delle 6 con 30 [minuti di ritardo]. Il treno delle 8 da Brescia parte invece da Rovato alle 8,13.

Ovviamente i ritardi si sono propagati anche sulla linea Brescia-Milano: come fa notare un utente, basta un guasto a un passaggio a livello per paralizzare la rete ferroviaria.
Curiosamente, in questi casi l'assessore Sorte Alessandro e Maroni Roboboberto non spendono una parola su questo disservizio (anzi, mancata erogazione del servizio), nè tanto meno si impegnano per risolvere alla radice il problema. Preferiscono spendere soldi pubblici per pagare il personale aggiuntivo della "sicurezza" sui treni, che serve a Trenord per dare la caccia a chi non paga il biglietto, aumentando i propri affari a costo zero per l'azienda (tanto paga la regione Lombardia con le tasse degli elettori; sembra proprio il caso di indire un referendum per sapere se dare più autonomia a una regione dove la cricca della Lega Nord si ingozza di denaro pubblico da anni).

Venerdì 30 giugno, una corsa "convenzionale" della linea Milano-Brescia subisce di nuovo il trattamento dell'interruzione anticipata (a Rovato) cioè "cancellazione che però Trenitalia e Trenord non contano come tale", e ovviamente ne consegue un ritardo demenzialmente elevato (69 minuti di ritardo), del quale nessuno deve rispondere, tranne i pendolari che ne sopportano le conseguenze dopo aver riversato soldi delle tasse e dei biglietti nello stesso trasporto ferroviario regionale di cui ora non riescono a fruire.
Qual è la causa della cancellazione e del ritardo?
E' forse un altro guasto agli impianti, come quelli già verificatisi ripetutamente questa settimana?
Quanto deve diventare  frequente, questa schifosa situazione, prima che i cialtroni che sbandierano la #LombardiaConcreta se ne rendano conto?
Perchè nessuna autorità lombarda, tipo l'assessore Sorte Alessandro o Maroni Roberto, ne chiede conto alle aziende del Gruppo Ferrovie dello Stato?
Perchè sulla linea dell'alta velocità tra Brescia e Milano, invece, questi guasti non si verificano, o al massimo si riflettono negativamente sulla linea convenzionale?

Non spreco neance parole per il ministro dei trasporti Delrio Graziano, perchè sia lui che il suo padrone Gentiloni Qualcuno Renzi Matteo hanno da tempo dimostrato di infischiarsene altamente dei diritti dei cittadini, e di preferire invece l'arricchimento degli imprenditori a colpi di denaro pubblico.
Un simpatico promemoria ci è dato dai recenti salvataggi delle banche venete (notare che il Veneto è la terra dei leghisti più feroci, coloro che vogliono sganciarsi dall'Italia che li rallenta e li deruba, ma poi sono i primi a esprimere una classe di banchieri che oscilla tra l'inetto e il criminale; e nessuno di questi fieri leghisti ha detto una sola parola di rifiuto nei confronti dell'intervento dell'odiatissimo Stato per salvare le loro banche e i loro conti correnti, a suon di denaro pubblico).


[Il Pd] è bravo a trovare in fretta i soldi, sempre se e quando vuole, cioè quando si tratta di banche. Non ha voluto e non vuole, invece, per gli edifici scolastici che cadono a pezzi, per la sanità oramai incapace di soddisfare le richieste dei cittadini, per le pensioni minime da adeguare al costo della vita, per la manutenzione delle strade sempre più pericolanti, per gli stipendi dei dipendenti pubblici al palo da anni, per i servizi pubblici locali a cui si offre la privatizzazione come unica prospettiva, per la messa in sicurezza del territorio tanto sbandierata nelle settimane successive al terremoto. Per tutto questo i soldi non ci sono, e sempre meno ci saranno, dal momento che il governo si è impegnato con l’Europa a risparmiare, nei prossimi due anni, una trentina di miliardi.

Il 16 giugno scorso i sindacati di base hanno scioperato per protestare contro le privatizzazioni e le liberalizzazioni che colpiscono i trasporti e la logistica. [...] . Lo sciopero, in quanto ha riguardato un servizio pubblico essenziale, è stato organizzato nel rispetto di quanto prevede la legge al fine di bilanciare i diritti dei lavoratori alla lotta sindacale e dei cittadini alla mobilità. Si è infatti rispettato il periodo di preavviso e si è inoltre predisposto un piano di prestazioni minime, il tutto presidiato da un sistema di sanzioni, oltre che dalla possibilità di ricorrere alla precettazione. Ciò nonostante il governo, per bocca del Ministro dei trasporti Delrio, ha colto l’occasione per un ennesimo attacco al diritto di sciopero, da colpire con regole ancora più restrittive destinate a evitare che “una minoranza di lavoratori tenga in ostaggio una maggioranza di cittadini nelle loro esigenze quotidiane”. Come se non ci fossero già le regole a cui abbiamo fatto riferimento, e come se il diritto di sciopero fosse una prerogativa da riservare a quei pochi lavoratori che, per le caratteristiche della loro occupazione, possono esercitarlo colpendo il solo datore di lavoro: i casellanti, i controllori di bordo, e pochi altri.

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