lunedì 26 febbraio 2018

La TAV non serviva a niente. Ma si va avanti, e gli italiani dovranno pagarla e poi ripianarne le perdite per tutta la vita

Casteggio (Pavia), 23 febbraio 2018.
Gli altoparlanti sulle banchine semivuote della piccola stazione di Casteggio annunciano l’arrivo di un regionale, il 20393 di Trenord, partito alle 19.26 da Voghera e diretto a Piacenza.
Prima di affiancarsi alla banchina del secondo binario, un sussulto, un rumore secco e forte.  Pochi metri più indietro, l’inquietante scoperta: un binario spaccato.
Rfi (Rete ferroviaria italiana) ha spiegato che nell'Oltrepò "la rottura della rotaia è stata generata dal distacco di una saldatura, che non ha alcun effetto sulla sicurezza della circolazione ferroviaria". Sabato scorso, subito dopo quello strano sobbalzo vicino alla stazione di Casteggio, il macchinista ha subito segnalato il caso. Sul posto sono intervenuti i tecnici di Rfi. 
Mentre le infrastrutture del trasporto ferroviario pubblico continuano a guastarsi ogni giorno, e ora anche a sfasciarsi con frequenza grottesca, un pendolare non può fare a meno di chiedersi dove vadano le ingenti quantità di denaro pubblico erogate dallo Stato al Gruppo Ferrovie dello Stato, se ogni giorno si deve fare i conti con infrastrutture fatiscenti, treni obsoleti sempre sul punto di guastarsi, una circolazione ferroviaria lenta, una gestione patetica delle informazioni, un personale impreparato o esausto, e via dicendo.
Come può il debito pubblico aumentare in continuazione, se lo Stato eroga servizi ridotti all'osso, e in costante e criminale economia, tanto da risparmiare sulla manutenzione di strutture fondamentali?

Poi improvvisamente il pendolare legge un articolo agghiacciante, in cui gli viene ricordato che da decenni lo Stato Italiano e le Ferrovie dello Stato inseguono il mito dell'Alta Velocità ferroviaria, ribattendo a ogni critica che "è l'Europa che ce lo chiede", come se qualunque decisione presa dal governo europeo fosse intelligente e valida per definizione.
 è quello che emerge dalla lettura di un recente documento dell’Osservatorio per l’asse ferroviario Torino – Lione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri: “Non c’è dubbio che molte previsioni fatte quasi 10 anni fa, in assoluta buona fede, anche appoggiandosi a previsioni ufficiali dell’Unione europea, siano state smentite dai fatti, soprattutto per effetto della grave crisi economica… Lo scenario attuale è, quindi, molto diverso da quello in cui sono state prese a suo tempo le decisioni”.
Seppure in clamoroso ritardo, sono ora gli stessi proponenti del progetto a porsi l’interrogativo. Leggiamo ancora nel documento: “La domanda che i decisori devono farsi è invece un’altra: ‘Al punto in cui siamo arrivati, avendo realizzato ciò che già abbiamo fatto, ha senso continuare come previsto allora? Oppure c’è qualcosa da cambiare? O, addirittura, è meglio interrompere e rimettere tutto com’era prima?’ ”.
Purtroppo l'articolo prende a sua volta una piega chiaramente di parte, celebrando demenzialmente il trasporto su gomma.
L'estensore sembra considerarci troppo idioti per capire che la politica che avrebbe veramente migliorato le condizioni dell'aria nella Pianura Padana era una politica di investimento nel trasporto ferroviario pubblico che espandesse la rete nazionale, rinnovasse il parco treni, ristrutturasse impianti e linee esistenti: lì doveva finire, tutto quel denaro pubblico che invece è stato ostinatamente riversato nell'interminabile e devastante costruzione di una TAV dimostratamente inutile sin dall'inizio, come dicevano i No TAV, cioè quelle persone che non volevano vedere devastata la loro casa per gli interessi e il profitto di aziende rapaci e fameliche, desiderose solo di mettere le mani sui finanziamenti pubblici.
I No TAV, persone che negli anni sono state insultate, picchiate dalle forze dell'ordine, perseguitate dalla legge, trattate come nemici della patria. Persone che volevano evitare uno scempio ambientale gratuito e senza futuro. Persone che avevano ragione, ma che non riceveranno mai le scuse dallo stuolo di politici, funzionari e burocrati incompetenti che, per decenni, hanno sostenuto e imposto a spada tratta la logica liberista delle imprese edili, imponendo alla nazione una costosissima grande opera che non serve a nessuno, e che ora dovrà essere eternamente manutenuta e sussidiata dallo Stato, perchè in perenne perdita.
Una grande opera così simile al ponte sullo stretto di Messina, desiderato da Renzi Matteo e Berlusconi Silvio e Mazzoncini Renato.
Un'opera in perdita e vorace  di finanziamenti come l'autostrata BreBeMi di cui si vantano la Lega Nord, Maroni Roberto e la sua cricca.
Perchè noi italiani, non paghi delle idiozie compiute finora, non resistiamo alla tentazione di gettarci a capofitto nella prossima, magari facendoci raccontare da questi dirigenti "credibili" e "competenti" che ci hanno governato per anni quanto questa opera sia giusta, necessaria e destinata a portare incredibili vantaggi a tutti (come la liberalizzazione del mercato dell'energia elettrica).

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