lunedì 13 febbraio 2017

Non bastava celebrare i FrecciaRossa. Ora pure Amazon.

Lunedì 13 febbraio 2017 inizia col treno 2090 Brescia-Milano Centrale cancellato. La causa è un guasto al treno, cioè il marchio di #LombardiaConcreta che impazza ormai da mesi nel silenzio delle istituzioni lombarde e delle aziende FNM e Trenord (i ferrovieri, col loro sciopero di gennaio 2017 in cui denunciavano l'esaurimento delle scorte di pezzi di ricambio nei magazzini, non fanno testo, in questo ennesimo esempio di malaferrovia).
A differenza del "FrecciaRossa dei pendolari" che arriva a Milano alle 9:00, inaugurato tanto solennemente dall'assessore lombardo Sorte Alessandro, questo treno transita da Treviglio alle 7:33, e serve a quel lavoratori che devono essere a Milano per le 8:00. Ma probabilmente Sorte e la dirigenza di FNM/Trenord non hanno idea che le 8 esistono anche di mattina.

Nella serata, il treno 2077 Milano Centrale-Verona Porta Nuova delle 7:25 parte in ritardo di più di tre minuti, senza alcuna spiegazione da parte del personale di bordo. Il treno ha nuovamente una carrozza chiusa, e le altre sono sature.
L'unica cosa che i passeggeri possono notare è che il treno parte solo dopo che un treno FrecciaRossa (in ritardo) ha avuto modo di accedere al binario adiacente.
Il treno recupera il ritardo viaggiando a una certa velocità, ma quando arriva in prossimità della stazione di Treviglio, si ferma, e raggiunge la stessa con un ritardo di 5 minuti. Ovviamente senza che vengano date spiegazioni.
Nella stazione di Treviglio, lo schermo dell'ingresso riporta: il treno 10922 in ritardo di 25 minuti, il treno 10477 in ritardo di 25 minuti e il treno 2076 in ritardo di 5 minuti.
Sullo schermo, una scritta scorrevole tenta di spiegare che i treni subiranno ritardi fino a 20 minuti (menzogna: i ritardi superano già i venti minuti) a causa di un guasto temporaneo agli impianti nella stazione di.
Basta. Non so la stazione.
Perchè non la so?
Perchè in quell'esatto istante in cui sarebbe dovuto comparire il nome della stazione, lo schermo si spegne. E gli altoparlanti si zittiscono.
Tutti gli altoparlanti sono muti. E tutti gli schermi della stazione sono spenti. L'intero sistema informativo della stazione ferroviaria di Treviglio è vittima di un blackout, proprio mentre sta annunciando un guasto temporaneo in una qualche altra stazione.
Ancora una volta, ci chiediamo: a chi è in carico la mancata manutenzione preventiva della stazione in questione? Quale delle tante società del gruppo Ferrovie dello Stato è colpevole di questa inadempienza? E non è una novità: nella stazione di Treviglio, l'impianto elettrico salta spesso e volentieri.
E' responsabilità di RFI? Di Trenord? Di FNM? Di altre società a noi sconosciute?
Ma è ovvio che noi comuni cittadini non si sappia rispondere a queste domande.
E, a quanto pare, neppure i giornalisti del TG Regionale di Rai 3 ne sarebbero in grado, dato che nemmeno si sognano di porle: quando, come succede nell'edizione serale di oggi, parlano di Trenord, si guardano bene dal viaggiare sui treni della tratta Milano-Treviglio-Brescia-Verona durante gli orari di punta dei pendolari, e danno voce solo a quei passeggeri addormentati del pomeriggio inoltrato, comodamente seduti in carrozze non sature di treni recenti che non si guastano (a differenza di quelli delle fasce dei pendolari), e parlano solo di "sicurezza" per episodi che capitano una volta ogni due o tre mesi, ignorando i disastri quotidiani della gestione dei treni e delle stazioni su questa tratta.

E tornando a questo problema: perchè non se ne interessano coloro che dovrebbero tutelare i nostri interessi e garantire i nostri diritti, come l'assessore alla mobilità lombardo Sorte Alessandro, o il resto della sempre loquace giunta regionale della Lombardia, o lo svaporato e inconsistente ministro delle infrastrutture e trasporti Delrio Graziano?
Ma cosa mi viene mai in mente?

Delrio è l'imbarazzante e imbarazzato ministro delle infrastrutture e trasporti che è la perfetta espressione dell'attuale Partito Democratico, plasmato dalla gestione di Renzi Matteo: elitario ed elitista, classista e modaiolo, alieno alle difficoltà del cittadino medio, socialmente impegnato solo nella facciata, solidale a parole con i lavoratori e amico dei manager, imprenditori, finanziari, banchieri e palazzinari nei fatti.
Delrio, che due mesi fa celebrava l'Alta Velocità Treviglio-Brescia, avallando la politica classista e rapace di Trenitalia, che annienta i servizi pendolari economici e impone i costosi FrecciaRossa come unica soluzione.
Delrio, che celebra e ammira il "metodo Amazon" e lo schiavismo della "classe operaia online" (non a caso, essendo lui parte del governo che ha distrutto una a una le tutele dei lavoratori, trasformandoli in una casta inferiore, ricattabile e ricattata a colpi di voucher e licenziamenti).


il ministro Graziano Delrio (Partito Democratico), invitato a un sopralluogo al nuovo polo, elogia lo spirito di squadra di Amazon – suggerendo ironicamente al proprio Partito di prenderlo a modello.

L'autore di questo blog contesta ovviamente l'uscita di Delrio, ormai divenuto famoso per il pressapochismo, la superficialità, l'approssimazione e l'impreparazione del suo approccio somaresco a qualunque realtà seria dell'Italia (non ultime quelle di cui si occupa il ministero che finge di dirigere):

[...]a dispetto della narrativa del “lavoro fantastico” – ove sembra che uno invece che a lavorare come un matto x ore al giorno (dove x è l’incognita numero di ore) vada in spiaggia a fare surf- si scoprono dati poco conformi alla narrativa. Ad es. che il tempo mediano di permanenza lavorativa (dati circa 4 anni un valore medio) è in Amazon, di 1 anno; in Google, di 1,1, anno.

Se fossero posti fantastici in cui stare, o in cui poter resistere, perché solo un anno? O si fa per gioco –come una surfata- o non ci si resiste – nonostante ping pong, biliardino, favolose mense e infradito.

Ma forse questo autore è un po' di parte, e non si può pretendere che Delrio gli creda.
Sarebbe bello, però, se Delrio si degnasse almeno di documentarsi con la "stampa amica", quali l'Espresso o Repubblica, di certo non criticabili di gran severità verso i renzisti (basti pensare a come furono liquidati in fretta i pellegrinaggi di Delrio in paesi gemellati sotto il controllo di organizzazioni criminali, nell'ombra del sospetto del voto di scambio; o i conflitti di interessi di Boschi MariaElena, di Guidi Federica, del sindaco milanese Sala e del socio d'affari o anche solo di tutti i manager Expo arrestati, indagati e anche condannati).
Certo, Delrio dovrebbe abbandonare il suo approccio superficiale, e leggere un intero articolo, oltre al titolo, ma ciò sarebbe davvero faticoso.
Per fargli quindi capire cosa significa, per i lavoratori veri, il metodo Amazon, gli riportiamo noi qualche frase cruciale del lungo articolo che segue.


«Una delle prime cose che ti insegnano ad Amazon è il passo», racconta Daniele, 30 anni: «Un passo di marcia».

[...]la pressione. Perché il bisogno di comodità dei clienti schiaccia i diritti degli altri. Per arrivare prima alla consegna, gli ingranaggi digitali, meccanici e umani dell’eCommerce non si possono fermare.

un part-time elastico: sui contributi versati, sui diritti, sull’agenda. «Ci mandano l’orario del giorno dopo solo il pomeriggio o la sera prima, via sms»,

Sul regolamento interno, depositato con il bilancio, è scritto chiaro che «la distribuzione e la durata dell’orario potranno variare nell’arco delle 24 ore, per tutti i giorni del calendario», e ogni socio lavoratore è «tenuto a prestare la propria attività oltre quanto stabilito, sia di giorno, sia di notte, sia in giorni feriali, sia in giorni festivi». La richiesta d’abiti non conosce notte.

Il metronomo dell’azienda prevede due missioni come queste ogni ora. «I tempi diventano sempre più stretti, la tolleranza sugli errori è bassa.

«Quando mi hanno assunta, due anni fa, bisognava passare 200 pezzi all’ora. Adesso hanno alzato la media a 250»

Nel regolamento di Easycoop si chiede di non lamentarsi: «è fatto divieto di discutere sui luoghi di lavoro, in particolare in presenza di terzi, di problematiche aziendali». Dopo due anni Anna è ancora inquadrata come “junior”, al minimo salariale. Nessuno scatto d’anzianità. Preavviso di sei giorni in caso di licenziamento.

E poi ci sono i climax, come le “capsule collection” firmate da stilisti di grido. [...] «Durava soltanto due giorni. Piacque tantissimo, e gli ordini si impennarono. Più velocemente del solito dovevamo trattare abiti non da 30, ma da 400 euro l’uno. Hai paura a respirare sui vestiti, in quei casi. Le altre “packer” imbustavano e piangevano. Io ho avuto un attacco d’ansia».

ti dicono come eseguire ogni movimento per risparmiare secondi preziosi». Se sei sotto media, «si avvicina un ragazzo, col computer. Ti dice: non potresti andare più veloce?». Quant’è contemporaneo il passato: «Lulù, ma cosa mi combini? Il rendimento è bassissimo, ci devi dare dentro. Se no perdi il cottimo».

E concludiamo con una sfida al vacuamente ciarliero Delrio, che probabilmente apre la bocca solo per far passare aria, e per errore emette suoni non valutati da nessuna rete neurale: perchè non ci prova Delrio, a lavorare (davvero) per Amazon, per un anno, contando solo sullo stipendio che percepirebbe, prima di esprimersi in merito?
Perchè non prova a farsi questo anno di lavoro viaggiando su un treno di pendolari, tra le 6 e le 7, e tra le 17 e le 19, chiedendosi perchè lo Stato finanzia i FrecciaRossa che col suo stipendio di "operaio online" non si può permettere? Perchè non prova anche ad ammalarsi, in quell'anno, e a prendere ore di permesso per andare dal medico, e vedersele bruciare con il treno che proprio quel giorno ha un'ora di ritardo?
Dopo questo, probabilmente, a Delrio capiterebbe, per una volta, di parlare con cognizione di cauasa.
L'ultimo articolo della "rassegna stampa" è di Dario Balotta:


L’uso del trasporto pubblico si è fermato, tranne rare eccezioni, sulle quote di quello degli anni 60 e le città sono rimaste congestionate dal traffico privato, con una bassa qualità della vita ed un alto inquinamento dell’aria, come le continue emergenze smog dimostrano.

I poveri pendolari che avevano un percorso, casa lavoro o casa scuola che toccava due regioni limitrofe, si sono visti applicare tariffe più alte, anche del 38%, a parità di distanza dei percorsi effettuati solo in una regione.

Un viaggiatore che da Milano deve raggiungere Verona si è visto sommare i prezzi da Milano al confine regionale e dal confine regionale (Peschiera del Garda) a Verona perdendo i vantaggi della regressività della tariffa. Anziché vedersi applicare la tariffa lombarda o quella veneta oppure una tariffa ad hoc sull’intero percorso ha perso la regressività derivante dalla lunghezza del percorso conteggiato interamente.

Le Regioni erano a conoscenza di questa distorsione tariffaria.

Le FS hanno aumentato i loro ricavi e se ne sono state zitte.
Il Ministero non ha ritenuto fosse più di sua competenza l’azione regolatoria.

Succederà la stessa cosa, come annunciato dal ministro Graziano Delrio, anche per quanto riguarda le tariffe degli abbonamenti dell’Alta velocità. Trenitalia, che gestisce le Frecce, “spara” aumenti salatissimi, fino al 35%.
Gli utenti protestano e il ministro promette che verranno ridotti del 50%.
I mancati introiti, derivanti da questa riduzione, verranno trasferiti dal Ministero a Trenitalia che quindi incasserà quanto aumentato, ma da un’altra tasca (pubblica).
I servizi regionali, che dovevano essere regolati e sussidiati dalle Regioni, di fatto sono ancora pagati dallo Stato.
Quelli dell’Alta velocità, che dovevano essere a mercato sono in parte sussidiati dallo Stato dopo questa decisione.

In più Trenitalia ha ottenuto 100 milioni l’anno per 10 anni, per gestire i treni Intercity sopravvissuti anche come alternativa all’Alta Velocità ed alle sue elevate tariffe.
Si tratta di un servizio pubblico dedicato alle fasce deboli che presentava una situazione di forte criticità.
“Oggi cerchiamo di dare dignità a questo servizio”, ha detto il ministro Graziano Delrio.
Dopo la “rivoluzione” dei 1.000 km di Alta velocità, i cui investimenti sono costati più del triplo di quella francese o spagnola per km di linea.
Risultato il sistema ferroviario ha generato tre fasce di pendolari tutte e sussidiate dal Ministero.
Peraltro insoddisfatte o per la scarsa qualità dei treni e dei servizi o per le alte tariffe e per le interferenze che finiscono con il penalizzare i treni dei 3 milioni di pendolari al giorno contro quelli dell’Alta velocità utilizzati quotidianamente da 100mila passeggeri di cui qualche migliaio sono pendolari abbonati.

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