domenica 19 febbraio 2017

Siccome non basta il danno del disservizio ferroviario...

...prendiamoci anche la beffa di vedere come si divertono a spendere i nostri soldi per produrre l'inutile e regalarlo.


Una qualche società del Gruppo Ferrovie dello Stato continua a pubblicare la rivista gratuita (tale perchè inutile) "Note".
Con quali soldi, ci chiediamo? La manutenzione degli impianti ferroviari non viene fatta, le scorte di ricambi per i treni si esauriscono, le informazioni nelle stazioni vengono fornite a caso, i treni "nuovi" vengono annunciati da anni ma non si vedono mai in pista, i ritardi per ogni genere di causa sono all'ordine del giorno. Però ci sono i soldi per pagare un'intera redazione che produce una rivista inutile che non fornisce alcun servizio, specialmente a chi arriva in stazione e non trova il treno, o deve attendere ore per arrivare a destinazione su tratte di lunghezza infima.

Il paternalismo dell'editoriale di questa rivista propagandistica che celebra un mondo ferroviario perfetto a noi sconosciuto, è imbarazzante, così come le "precisazioni" che secondo lo scrivente (chi è?) servono per fare chiarezza sulle notizie relative ai 10 anni in cui Trenitalia ha truffato i pendolari interregionali applicando un algoritmo che aumentava i prezzi dell'abbonamento.
Che chiarezza ha mai fatto l'articolista con questo editoriale di "Note"? In esso si precisa che "le competenze di programmazione e finanziamento dei servizi sono state trasferite agli enti locali": e quindi? In sostanza, che differenza comporta, dato che è sempre Trenitalia a incassare soldi non dovuti? Forse il fatto che la regione Lombardia si serva di Trenord cambia qualcosa? L'articolista non ci vuole informare del fatto che Trenord, comunque, appartiene per metà a Trenitalia? E l'articolista non ci spiega come mai, se le competenze sono di altri, è stata Trenitalia ad affrontare l'argomento dell'algoritmo errato, con dichiarazioni pubbliche e comunicati stampa in cui precisa di voler correggere i prezzi, ma anche di esigere la differenza dallo Stato o dalle Regioni (in entrambi i casi, sempre di soldi pubblici si tratta)?
Come mai l'articolista sente il bisogno di chiarire aspetti che non erano in discussione e che non cambiano la realtà dei fatti di Trenitalia che per anni ha usato un algoritmo di calcolo fraudolento, nonostante le proteste dei viaggiatori?
L'articolista ci tiene anche a chiarire che due terzi del trasporto regionale sono pagati dai soldi pubblici, e un terzo dai ricavi di biglietti e abbonamenti.
E quindi questo rende qualcosa meno fraudolento?
A parte che i "soldi pubblici" sono sempre quelli delle tasse dei cittadini, l'unica differenza è che questi "soldi pubblici" dovranno aumentare, a causa della riduzione dei ricavi (fraudolenti) di biglietti e abbonamenti. Ma in definitiva, saranno sempre i cittadini a pagare. E quindi a cosa serve questa precisazione?
Perchè l'articolista non spiega come mai, nonostante tutti questi soldi pubblici, i treni regionali vanno a pezzi e il disservizio impera, ma il Gruppo Ferrovie Dello Stato (che possiede Trenitalia che possiede gran parte del trasporto regionale) butta via denaro per pubblicare riviste gratuite con contenuti quasi tutti slegati dall'argomento ferroviario, vacui, ridondanti, e facilmente reperibili da altre fonti in una società iper-connessa come la nostra?
L'articolista cita infine l'interlocuzione proficua e rispettosa tra Trenitalia e Regioni.  E' uno scherzo, vero?
Ecco un esempio di queste interlocuzione: la società (a controllo pubblico) di Trenitalia ha deciso mesi fa di sopprimere i FrecciaBianca Brescia-Milano perchè "non redditizi", e ha ripetutamente disertato i patetici incontri con la giunta regionale lombarda di Maroni Roberto per discutere di questa soppressione di servizio pubblico. Trenitalia ha imposto questa decisione unilateralmente, inseguendo il mercato e infischiandosene del servizio pubblico ai cittadini e all'ambiente, e ha lasciato come sola alternativa i costosissimi FrecciaRossa o il trasporto regionale notoriamente saturo.

A pagina 39, la rivista celebra un nuovo modello di treno per pendolari, sprecando una quantità di aggettivi e definizioni tanto retoriche quanto inutili ai fini delle informazioni sugli aspetti pratici, esibendosi in una strategia di comunicazione che sembra presa di peso dal dizionario tascabile della retorica dozzinale di Renzi Matteo (lo stesso dizionario che il bulletto fiorentino usava per i suoi Tweet prima di essere bocciato dal referendum sulla riforma della Costituzione Italiana).
Sì, nell'articolo è indicato il numero di posti a sedere, ma sarebbe interessante conoscere gli orari in cui si pensa di impiegare questo modello di treno, e soprattutto se il numero di posti è compatibile coi numeri dei passeggeri delle ore di punta (il precedente del treno Milano C.le-Verona delle 16.25, con due convogli concatenati in quanto da soliti del tutto insufficienti, è assai illuminante sulla lungimiranza di Trenitalia).
E a proposito, oh, guardate: in questo articolo, è Trenitalia a parlarne, nonostante trenta pagine prime ci si affrettasse a precisare quanto essa non abbia a che fare col trasporto dei pendolari su cui per dieci anni ha lucrato illegittimamente.
Più si prosegue con la lettura, e più si assiste a un imbarazzante inno al superfluo e all'inutile, dove gli aspetti fondamentali del trasporto ferroviario vengono bellamente ignorati, nonostante la cronaca e la realtà di ogni giorno pesino con forza sui passeggeri (ma non sui dirigenti).
Si dice che il nuovo modello di treno sarà in circolazione (dove? In che numero?) nel 2019 (campa cavallo), ma i pendolari stanno ancora aspettando i nuovi treni annunciati nel 2015.
Per quella fumosa data del 2019, che genere di formazione sarà stata fatta al personale?
Come non accade nel caso dei Vivalto e Coradia, il personale sarà stato preparato per affrontare e risolvere i guasti di questi mezzi iper-tecnologici? E i ricambi saranno disponibili? Dove verranno realizzati i treni, dato che Hitachi e Ansaldo ora sono socie?
Nulla del genere viene spiegato, perchè l'articolista è pagato solo per incensare il lavoro di Trenitalia, e mettere una grande enfasi sugli aspetti ipertecnologici e marginali del treno stesso, del tutto irrilevanti per l'efficienza del servizio e la riduzione dei tempi, sommergendoci con terminologia giovanilistica e modaiola tipica delle chiacchiere di Renzi Matteo, partendo dalla stupidità dell'entusiasmo per il nome del treno e arrivando a vantare come una cosa incredibile la presenza di uno spazio bagagli sotto i sedili.
Poi, nella pratica, il personale di bordo di questa meraviglia sarà come quello di tutti gli altri treni: impreparato a gestire guasti e ritardi, disinformato, disinteressato a informare i passeggeri, e assai sgarbato nello rispondere.

Ma, ehi, il treno ha un cretinissimo nome inglese alla moda di cui tutta Trenitalia è entusiasta, e questa energia compensa tutte le ore trascorse in attesa che il treno riparta, all'oscuro di tutto, in una carrozza gelida, mentre il tuo lavoro e i tuoi appuntamenti vanno in fumo.

Nella conclusione del'articolo, l'inconsistenza della cortina fumogena innalzata si rivela: questi convogli avranno solo due toilette, per esempio, quando invece un convoglio attuale ne ha una per carrozza; e si tratta di un treno dedicato alle aree urbane e alle città, il che equivale a dire "suburbano" o "passante ferroviario", alias il peggior metodo di trasporto per i pendolari che devono coprire lunghe distanze in tempi ragionevoli. E, infatti, non servirà le tratte dei pendolari che giungono da altre città: lì forse resteranno in funzione i treni scassati e perennemente guasti di cui i pendolari si lamentano da anni, mentre Trenitalia celebra altre cose fatte (sempre) altrove rispetto a dove imperversano i disservizi.

E la fregatura è servita. Peccato che per questo tipo di bufale (o fake news o post verità, come le chiamano oggi i virtuosi del soliloquio senza sostanza che serve solo a mistificare la popolazione) non esistano enti preposti a impartire salate multe: a quanto pare, secondo le istituzioni, è solo su internet che si diffondono le menzogne.

In un contesto del genere, si trova sicuramente benissimo il ministro alle infrastrutture e trasporti Delrio Graziano, di cui vale la pena di commentare il comportamento e la mentalità che emergono dalle sue dichiarazioni di un paio di giorni fa.


Ad un forum sui trasporti nella sede nazionale del Partito Democratico, il Ministro Graziano Delrio parla con il deputato dem Michele Meta, presidente della commissione Trasporti di Montecitorio, della situazione del partito e della possibile scissione.

Meta gli domanda di Renzi: “Lui si adopera per contrastare sta roba, Matteo?”. Replica Delrio: “Si è litigato di brutto perché non è che puoi trattare questa cosa qui come un passaggio normale. Cioè, tu devi far capire che piangi se si divide il Pd, non che te ne frega, chi se ne frega. Non ha fatto neanche una telefonata, su…come cazzo fai in una situazione del genere a non fare una telefonata?”
Da dove si può cominciare per commentare questa impressionante parata di mediocrità e doppiezza?

Forse dal fatto che Delrio, ministro renzianissimo del governo Renzi, ha smesso di essere renziano non appena Renzi è stato defenestrato per via del fallimento (per lui) del referendum sulla sua presuntuosa persona, spacciato per referendum sulla sua arrogante riforma della Costituzione.
Di colpo, Delrio dissente completamente dalla "filosofia" di Renzi, e ne è addirittura indignato. Il poveretto, in tutti gli anni in cui è stato al governo con Renzi, e lo ha sostenuto a spada tratta, non si è mai accorto che la filosofia di Renzi è proprio quel "chi se ne frega" che adesso lo indigna tanto; non ha mai notato che Renzi andava per la propria strada, infischiandosene degli altri, a partire dai cittadini e dai lavoratori, di cui ha calpestato i diritti in ogni modo; non si è reso conto di come il suo partito, il PD, abbia fatto di tutto per aggirare il risultato del referendum sull'acqua pubblica, "fregandose" della volontà popolare, e privatizzandone la gestione. 
Delrio se ne accorge solo adesso, con un ritardo notevole, che ci spinge a chiederci se fosse davvero il caso di affidare a persona così lenta il ministero che si occupa del servizio ferroviario italiano, già penosamente lento di suo.
Andando ulteriormente ad analizzare le parole di Delrio, ci si accorge anche che si tratta di un auspicio dell'ipocrisia come condotta di vita: "tu devi far capire che", infatti, significa che agli altri devi dare una certa impressione, per quanto a te non importi nulla. E' la stessa cosa che trapela infatti dalle dichiarazioni che Delrio ha avuto occasione di fare in merito al trasporto ferroviario, come quando ha inaugurato l'Alta Velocità  Brescia-Treviglio, assicurando in un servizio visto al TG3 che AV e trasporto pendolare si sarebbero dati una mano a vicenda, mentre su quella linea imperversavano ritardi e cancellazioni e guasti da mesi. O come quando, sempre al TG3, ha parlato del "trasporto regionale trascurato", e si è esibito in una smorfia comica, quasi gli scappasse da ridere (e "fregandosene" di ciò che questa frase significa ogni giorno per milioni di lavoratori).
Sicuramente, dalle prestazioni di Delrio, si capisce che costui si sta sforzando per mettere in pratica con diligenza la teoria della falsità che ha esposto al collega, allo scopo di manipolare le reazioni dell'interlocutore a proprio vantaggio (si tratti della minoranza PD o degli elettori). Però bisogna anche che Delrio si impegni per migliorare la recitazione, che tradisce la sua totale indifferenza; e magari potrebbe anche farsi scrivere testi migliori, perchè non può fare sempre affidamento sul fatto che gli italiani sono un popolo di pecore rimbambite da televisione e telefonini: prima o poi, ce n'è uno che si ricorda delle fesserie che hai detto. In altre parole, che magari Delrio capisce meglio: "ma come cazzo si fa" a fingere così male?
Come tocco finale di questa dissezione del cadavere ambulante che incarna perfettamente la mentalità del PD, ecco il dettaglio più imbarazzante: Delrio non si è nemmeno accorto di parlare a microfoni accesi e di essere inquadrato. Complimenti.

Ovviamente, l'articolo citato è de Il Fatto Quotidiano, per cui per definizione è di parte. E' quindi opportuno segnalare che la notizia è confermata da Huffington Post, che ha il suo angolino sulla pagina web di Repubblica.
E guarda un po', qui il giornalista si premura di precisare che, comunque, Delrio si è poi rimangiato le parole che credeva di aver confidato in privato: bisogna fare i complimenti a Delrio per la coerenza e il coraggio, ma anche al giornalista che ha voluto integrare la notizia data in precedenza.
Non è andata come quando Repubblica, per mettere in cattiva luce Luigi Di Maio, ha riportato uno stralcio di un suo messaggio di chat, facendogli dire una cosa vergognosa, quando invece Repubblica aveva a disposizione l'intera chat di Di Maio, nella quale la frase in questione aveva un significato opposto.
Chissà perchè c'è una differenza di pesi e misure, quando si parla del PD e del M5S?

Nessun commento:

Posta un commento