martedì 21 marzo 2017

L'agenzia anti-corruzione di Maroni era finta, i treni dei pendolarii continuano a guastarsi, ma l'unica cosa che conta è trasportare i bigotti a Monza una tantum

Martedì 21 marzo 2017, alla stazione di Treviglio, il treno 2090 da Brescia per Milano Centrale arriva in ritardo di 10 minuti, che durante il tragitto salgono a un ritardo di 19 minuti.

Alla stazione di Milano Lambrate, ci attende l'ennesimo guasto del sistema informativo della stazione: alle 7:45, su tutti gli schermi che elencano i treni in partenza, risulta per l'appunto in partenza sul binario 12 il treno 2198 per Milano Centrale.
Peccato che detto treno parta alle 23:38. Se è ancora fermo lì dalla sera prima, il ritardo di 8 ore e 8 minuti per coprire una decina di chilometri deve essere un record.

Alle 17:10, alla stazione di Milano Centrale, Trenord può permettersi il lusso di definire "non imputabili a se stessa" i nuovo disservizi.
C'è infatti un treno per Torino delle 16:55 che partirà con un ritardo di 20 minuti, poi corretto in un ritardo di 60 minuti, causa guasto di un treno precedente.
Un treno da Venezia è in ritardo di 55 minuti, per motivi resi noti solo in seguito: guasto di un treno precedente (anche qui?) tra le stazioni di Verona e Vicenza. E un annuncio precisa che potranno verificarsi ritardi fino a 40 minuti.
E infine, il 2077 delle 17:25 per Verona parte saturo, in quanto Trenord si guarda bene dall'aumentare numero di carrozze o capienza del convoglio, o dal fornire una motrice adeguata a gestire convogli "importanti" e adeguati. E la giunta della regione Lombardia si guarda bene dal pretendere che l'azienda a controllo pubblico in questione fornisca mezzi adeguati a gestire un flusso di pendolari la cui mole è nota e stranota a tutti.
Immancabilmente, il treno ha 5 minuti di ritardo accumulati compiendo soste senza spiegazioni lungo il tragitto.

Dopo un giorno (ieri) senza disservizi, chiaramente le società del Gruppo Ferrovie Dello Stato erano stremate dallo sforzo, e oggi si sono rilassate, facendo andare tutto a rotoli come da gestione abituale.

La "grande" stazione di Milano Centrale allieta i passeggeri con pubblicità auto-promozionali, realizzate in modo imbarazzante a livello di forma, contenuto, messaggio, e qualunque altro aspetto vogliate sognare.
"Pensavo di prendere un treno", dice un'avvenente tizia benestante, che cincischia con aria trasognata davanti a una tazza di qualche bevanda calda tipo la francese tisane de mer con l'etichetta cancellata, "invece mi sono presa 20 minuti per me stessa".
Da dove cominciare ad analizzare la "cagnezza" di questo capolavoro di parodia involontaria?
Forse dal caos che regna sovrano nei bar della stazione in questione, dove per avere un'aria serena e rilassata come la tizia della pubblicità, bisogna aver ingollato tranquillanti come tic-tac.
O forse si può riflettere sul perchè questa tizia "pensava di prendere un treno": è andata in stazione perchè non aveva un beato accidente da fare, e doveva trascorrere il tempo che precedeva la cena preparata dalla sua cameriera Doris, nella casa che ha ereditato dalla sua famiglia ricca che la fa vivere di rendita?
Me lo chiedo perchè nelle stazioni che frequento io, la gente che "pensa di prendere un treno", vuole prendere un treno, e sicuramente si presenta in stazione prima che il treno parta, con un anticipo necessario a salire e trovare posto a sedere.
Non solo: la gente vera ha anche un obiettivo nel prendere un treno, e ha una destiazione da raggiungere. Non "pensa di prendere un treno", ma vuole prendere il treno di una data ora per un dato luogo.
Eppure, questa tizia non sembra esseresi posta tali questioni, per cui per lei prendere un treno equivale a mangiare un gelato in un pomeriggio in cui non ha impegni tipo assistere a una sfilata di moda della sua amica stilista.
In alternativa, c'è una spiegazione razionale che affonda le sue radici nello squallore della realtà ferroviaria italiana. La tizia si è presentata all'orario giusto e aveva una destinazione ben precisa in mente, Ma un annuncio le ha reso noto che il treno sarebbe partito in ritardo di 20 minuti causa guasto al treno, o guasto temporaneo agli impianti, o ritardo del treno corrispondente, o sciopero selvaggio dei ferrovieri, o mancata preparazione del treno. La realtà di Trenord, di Trenitalia e di tutto il resto, insomma.
E questo spiegherebbe la sua aria sognante: per placare la rabbia di dover perdere 20 minuti per l'ennesima volta, arrivare in ritardo a un appuntamento con un medico, entrare in ufficio in ritardo, perdere una coincidenza e accumulare ulteriore perdita di tempo, la poveretta si è davvero ingozzata di tranquillanti, rifugiandosi disperata in un bar per non dover restare in piedi nell'infernale caos dell'andirivieni di gente, comitive, bagagli, tossicomani, agenti di polizia, esaltati urlanti, soldati dell'esercito italiano, veicoli di servizio strombazzanti, scolaresche urlanti, eccetera.

Può bastare come presa in giro del giorno, per testimoniare il divario tra la realtà dei pendolari e l'immagine falsa che le aziende del Gruppo Ferrovie dello Stato danno di loro stesse?
No.
In stazione, come sui treni, e come su internet, Trenord ci tiene a ricordarci a ogni minuto che ai suoi dirigenti non interessa nulla dei pendolari che ogni giorno viaggiano stipati su treni affollati, in perenne ritardo, sempre guasti, con carrozze obsolete e di capienza inadeguata, e locomotive di potenza insufficiente, e ricambi che si esauriscono, e convogli che si guastano, e impianti che si guastano, e personale insufficiente e impreparato ed esausto dai turni massacranti.
No, per porre rimedio a tutto ciò, Trenord non ha i fondi, nè l'interesse. Poco importa che i pendolari siano clienti assidui che usano lo stesso servizio per 20 giorni su 30. Non è un fronte su cui Trenord voglia investire (a prescindere dalle chiacchiere dell'assessore Sorte Alessandro, che non trovano riscontro nei fatti e nell'esperienza dei pendolari).
In compenso, Trenord annuncia di aver potenziato convogli e aumentato le corse verso Monza per il giorno di sabato 25 marzo 2017, in concomitanza con la visita di Bergoglio, il re del Regno Vaticano.
Dove li ha presi, Trenord, i fondi per compiacere passeggeri occasionali che non rivedrà mai più? Perchè devono godere di un trattamento preferenziale, questi bigotti superstiziosi, ignoranti e chiaramente apostati, che vanno ad idolatrare un "vitello di carne", sebbene l'adorazione di simulacri fisici o di altre divinità (inclusi santi, angeli e madonne, specie se palesemente ricalcati su divinità di altri culti), sia vietata dal loro testo sacro, che è stato rubato agli ebrei e adattato, e che è "parola di dio" quando devono rovinare la vita agli altri, e "da contestualizzare" quando fa loro comodo?

Sarebbe bello sentire la dirigenza della giunta della regione Lombardia dire qualcosa, ma alla giunta in questione non interessa difendere i diritti dei cittadini, quanto invece curare gli interessi di cerchie di amici ricchi o imprenditori famelici, tipo "lady dentiera" o l'ex presidente di FNM Achille Norberto, salvo poi allestire agenzie di facciata per combattere la corruzione in cui sguazzano i suoi più alti dirigenti.

L’ex procuratore capo di Bergamo ha rassegnato le dimissioni da Arac.

L’ex magistrato Francesco Dettori si è dimesso in maniera «irrevocabile» dalla presidenza dell’Arac, l’agenzia anti-anticorruzione istituita lo scorso anno dalla Regione Lombardia. A quanto si è appreso, Dettori ha motivato la sua decisione «meditata» con una lettera al governatore Roberto Maroni e al presidente del Consiglio regionale, Raffaele Cattaneo, sottolineando il protrarsi di problemi di coordinamento, in particolare con l’ufficio regionale della prevenzione guidato da Maria Pia Redaelli.

Per Dario Violi, consigliere regionale del M5S Lombardia,«L’anticorruzione di Maroni non ha nemmeno un anno ed è già completamente abbandonata a se stessa.
L’autorità, come da noi sempre dichiarato, non ha mai avuto gli strumenti per fare realmente attività di contrasto ai fenomeni corruttivi e portare trasparenza e legalità in Regione Lombardia.
E non ha nemmeno garantito la giusta trasparenza che un ente anticorruzione dovrebbe garantire.
In un ente anticorruzione deve esserci la grande forza e il coraggio di fare controlli approfonditi».
Nella lettera di addio , Dettori rileva di non aver apprezzato «la totale personale assenza dagli sviluppi della vicenda del presidente Maroni dopo l’incontro del 9 febbraio nel contesto del quale era stato messo al corrente della situazione».
Assenza «e insensibilità che si sono protratte nelle settimane successive» denuncia il magistrato.

I Cinque Stelle continuano: «Dalla lettera di dimissioni si apprende addirittura che il lavoro di Arac è stato ostacolato e che ci sarebbe una spaccatura interna.
Su queste dimissioni Maroni ha responsabilità gravissime. Chi ostacolava cosa?
Noi avevamo anticipato che Arac sarebbe stata l’ennesima foglia di fico di Maroni, non c’è mai stata vera volontà politica in tema di anticorruzione».
«Da subito avevamo definito Arac un guscio vuoto che serviva soltanto da foglia di fico per coprire gli scandali giudiziari di Maroni e della sua maggioranza.
E oggi la previsione si verifica del tutto azzeccata»
Lo dichiara Roberto Bruni, capogruppo regionale del Patto Civico.
«Era del tutto evidente che Arac rischiava di essere il duplicato costoso e inefficace di organismi di controllo già esistenti all’interno dell’amministrazione, con i quali sarebbe facilmente entrata in contrasto.
E le motivazioni che hanno spinto il presidente Dettori a rimettere l’incarico ne sono oggi la lampante dimostrazione».

Anche noi lo lo dicevamo a gennaio, e la cosa era diventata palese mesi prima: era sufficiente vedere il trattamento di ostracismo e "mobbing" a cui è stato esposto il dipendente fedele di FNM che aveva denunciato le "spese pazze" del presidente Achille.
Un trattamento che Maroni Roberto e i suoi scagnozzi leghisti si son ben guardati dal commentare, così come non hanno mai speso una sola parola per elogiare la fedeltà del dipendente in questione, nonostante questi si sia esposto in prima persona per fermare uno sperpero criminale di denaro pubblico, mentre l'azienda si apprestava a causare mesi e mesi di guasti ai treni per esaurimento dei pezzi di ricambio nei magazzini (le cui scorte avrebbero potuto essere rimpinguate con il denaro che è stato speso per i bisogni voluttuari della famiglia Achille). E gli elettori leghisti cosa dicono?

Nessun commento:

Posta un commento