domenica 26 marzo 2017

#UnaGiornataDaPendolare: linee elettriche che saltano, e treni anticipati per questioni di profiitto di un'azienda pubblica

Il tg regionale del TG3 annuncia una settimana di servizi quotidiani dedicati alla vita del pendolare vittima del servizio ferroviario.
Sarà interessante vedere se questi servizi, caratterizzati dall'hashtag #Ungiornodapendolare saranno discutibili come certi servizi sui treni visti di recente, tutti girati durante orari assai lontani dalle fasce di punta, e ricchi di omissioni in merito (per esempio, quei servizi mostrano solo treni "moderni" e non affollati, con passeggeri non-lavoratori che si dichiaravano soddisfatti del servizio).

Sarebbe stato interessante vedere i giornalisti del TG3 alle prese col treno a gas, o anche solo a commentare la pubblicità fraudolenta "pensavo di prendere un treno".

Oppure, sarebbe bello vederli alla stazione di Milano Lambrate in una mattinata lavorativa.
Per esempio, nella mattinata di giovedì 23 marzo 2017, alle 7:45, alla stazione di Milano Lambrate, ci sono 4 treni in ritardo superiore ai trenta minuti, tra cui il 20406 in ritardo di 48 minuti, e il 20408 in ritardo di 53 minuti.
La causa annunciata è un guasto alla linea elettrica alla stazione di Tavazzano.
Alla stazione di Milano Centrale, oltre che di "guasto", si parla di ritardi minimi di 40 minuti. Sul sito di FSNews, risulta che RFI ha dichiarato che si tratta di un "inconveniente" alla linea elettrica, e che i ritardi hanno punte massime di 60 minuti e una media di 25 minuti.
Ma Trenord tira un sospiro di sollievo, dato che un simile disservizio non le può essere imputato.
Qualcuno ha notato la vergogna del comportamento di FS, Trenord, FNM, RFI, che giocano tutte a "scaricabarile", imputando sempre la responsabilità a qualcun altro, pur essendo tutte società appartenenti al Gruppo FS, e quindi tenute a fornire un servizio pubblico, e non a comportarsi puerilmente come aziende private dedite solo al profitto e a screditare i concorrenti?

Non viene invece spiegato (o sì?) il ritardo di 60 minuti di un treno proveniente da Bologna. Anche quello passa per Tavazzano?
Forse sì, perchè l'annuncio sonoro nella stazione di Milano Centrale ha cura di precisare che il disservizio si sta verificando solo sulla linea convenzionale. La ricca classe benestante che usa i Freccia Rossa non ha invece problemi: e dire che le infrastrutture dell'Alta Velocità sono state pagate con i soldi delle tasse di tutti gli italiani (per non contrare i debiti contratti all'epoca del ministro Tremonti a suon di derivati, e che continuano a pesare sulle spalle degli italiani ancora oggi, come rivelato da l'Espresso nel silenzio di altri media e del governo e della classe politica).

Nella serata, il treno 2091 da Milano Centrale per Brescia, con vecchie carrozze a due piani, parte semivuoto.
Com'è possibile?
Semplice. Questo treno, fino a qualche mese fa, partiva alle 18:15, e assorbiva parte del carico del saturissimo treno per Verona delle 18:25.
Ma, con l'avvio della tratta Alta Velocità tra Treviglio e Brescia, Trenitalia ha imposto che il 2091 fosse anticipato di 25 minuti.
Ovviamente ciò significa che i lavoratori che se ne servivano non hanno più modo di servirsene ancora, se non uscendo dal lavoro mezz'ora prima ogni giorno.
L'azienda a controllo pubblico di Trenitalia lo sapeva benissimo, ma con lo stesso cinismo con cui ha soppresso i FrecciaBianca da Brescia (definiti "non abbastanza remunerativi" da una sua dirigente), anche questa volta se n'è infischiata dei diritti e delle esigenze di quei lavoratori così miserabili da non potersi permettere di viaggiare su un FrecciaRossa.
E il tutto nel tipico silenzio-assenso del ministro dei trasporti Delrio Graziano, l'ennesimo cattolico che si rivela tale solo quando si tratta di fornicare per procreare come un coniglio (cit. re Bergoglio), o di favorire aziende vicine a Opus Dei, Comunione e Liberazione o altre associazioni cattoliche che sono cattolicamente dedite al profitto.

Non è finita: quando arriva alla stazione di Milano Lambrate, il treno 2091 si ferma e accumula un
ritardo di 5 minuti, cosa che succede con grande frequenza.
Il motivo?
A detta di un altro passeggero di questo treno, il 2091 si ferma perchè deve dare precedenza a un altro treno: la programmazione imposta da Trenitalia, a quanto pare, non ha considerato neppure questo aspetto, e si è infischiata anche del fatto di aver prolungato i tempi di viaggio dei suddetti pendolari miserabili.

Alla stazione di Milano Lambrate, le cui strutture elettroniche stanno notoriamente guastandosi una a una, come da noi riportato, spicca oggi lo stato degli schermi della banchina numero 7, ben visibili da chi è a bordo del 2091: questi schermi sono guasti, e per renderlo noto, il personale (di RFI? Non si sa) non ha trovato di meglio che schiaffarci sopra due fogli A4 con la scritta "guasto".
Esatto: una soluzione somaresca e stracciona da far vergognare, come se si trattasse di una baraccopoli del terzo mondo, e non di una stazione della Lombardia del 2017. Ma non lo dico per sdegno personale: lo dico perchè mi chiedo come ciò sia conciliabile con la #LombardiaConcreta vantata dalla giunta leghista indigena.

A proposito di Delrio, del suo padrone Renzi Matteo, e del loro complice Mazzoncini Renato di FS, ecco alcuni illuminanti estratti sul loro cinico operato ai danni del pendolare comune.


Immaginate una grande partita di Risiko, dove al giocatore Renato Mazzoncini, AD del gruppo Ferrovie dello Stato, è toccata la carta-obiettivo “Prenditi tutto il trasporto pubblico locale d’Italia senza gara, incorpora la società Atm e, già che ci sei, prendi il controllo totale della società di trasporto ferroviario lombarda Trenord”.
Missione ardua, che però l’impavido generale ha accettato di buon grado.

La partita va avanti da oltre un anno, durante il quale i carri armati del tenace Ad sono riusciti via via ad annettersi:
le Ferrovie “Ex concesse” di Roma (Roma-Lido, Roma-Viterbo e Roma-Giardinetti);
le Ferrovie del Sud Est pugliesi;
il contratto di servizio decennale per il Tpl in Sicilia.

Tutte battaglie vinte senza colpo ferire, nel senso che Fs ha sempre proceduto alle annessioni senza gara d’appalto, con affidamenti diretti da parte delle Regioni o dello Stato, promettendo in cambio treni nuovi.

Una campagna espansionistica “a credito” possibile solo grazie all’avallo del governo, in particolare del PD sponda Renzi-Del Rio, evidentemente convinto che una Fs – società pubblica destinata a una futura quotazione in borsa – forte, rappresenti una risorsa per il sistema-Paese.

La campagna militare di Fs persegue un fine chiaro: la società intende quotare in borsa il segmento Alta Velocità, appetibile perché assicura ampi margini di guadagno. Ma, per poter piazzare le azioni, deve essere sicura che il servizio funzioni.

Ora, sulle congestionate linee ferroviarie italiane, devono convivere i treni Av e quelli pendolari. Se tu, Fs, controlli entrambi i servizi, decidi tu chi passa prima e viaggia in orario… Un esempio di ciò che aspetta la gran parte dei pendolari italiani, del resto, lo si è già avuto con l’apertura dell’alta velocità nel tratto bresciano, dove i convogli del Tpl hanno dovuto lasciare spazio negli slot ai treni Av, scatenando le ire degli utenti.

Inoltre, il monopolio dei trasporti consente di sostituire su una tratta i convogli Freccia bianca con i Frecciarossa, ritoccando verso l’alto il costo degli abbonamenti, perché è tutta roba tua.

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