venerdì 30 settembre 2016

Renzi e Mazzoncini, il gatto e la volpe

Giovedì 29 Settembre 2016, ecco le prove generali per lo sciopero che avrà inizio alle ore 21. A dire il vero, queste prove sono in corso da settimane, cioè sin dall'ultimo sciopero.
Il treni 2106 delle 7:33 per Milano Centrale arriva a Treviglio con 5 minuti di ritardo. Il treno per Greco Pirelli delle 7:56 è annunciato con 5 minuti di ritardo: sono solo le 7:23, e già Trenitalia sa che quel treno avrà un ritardo. E' un fatto notevole: di solito, Trenitalia (nel senso del sistema informativo; chissà chi lo gestisce) lo scopre solo quando il treno è ripartito.
Il treno 10456 delle 7:23 parte alle 7:22, lasciando sul marciapiedi parecchi passeggeri allibiti, tutti che controllano l'ora esatta, e scoprono che sono le 7:22.
Servisse almeno a qualcosa: uscito da Treviglio, il 7:23 si ferma, per motivi sconosciuti. Che fretta aveva di partire, quindi?

Alla stazione di Milano Lambrate, il treno delle 7:22 per Bologna è in ritardo di 40 minuti. E poco dopo, si passa a 50 minuti di ritardo. Siccome il treno in questione parte della vicinissima stazione di Milano Centrale, la causa non è attribuibile agli impianti, o il traffico sarebbe paralizzato. Quindi? Ennesimo treno guasto? Non si sa.

Al ritorno, il treno 2105 delle 17:25 da Milano Centrale per Verona arriva quasi in orario in prossimità dell'ingresso della stazione di Treviglio, dove compie una sosta non motivata. Dalla direzione opposta, transita un Freccia Rossa. Ed ecco che quindi il 2105 arriva in stazione con 5 minuti di ritardo. Chissà come mai?

Non poteva quindi mancare l'annuncio trionfale dell'AD di Ferrovie dello Stato, Renato Mazzoncini, che comunica gioisamente che Freccia Rossa sarà quotata in borsa, in modo che siano i privati a beneficiare dei suoi guadagni (ottenuti sulla pelle del servizio ferroviario pubblico, come si può constatare ogni giorno).
Gli imbarazzanti commenti del ministro Graziano Delrio dimostrano l'adeguatezza, la rilevanza, la preparazione e la potenza di questa ennesima figuretta patetica al seguito di Renzi, messa lì per riempire un posto pubblico, mentre interessi chiaramente privati fanno il bello e il cattivo tempo con le risorse della cosa pubblica (e, d'altro canto, abbiamo una riforma costituzionale firmata Renzi e Boschi, ma dettata da JP Morgan).

Ci vuole però Il Fatto Quotidiano per spiegare che la manovra di FS sposta la parte redditizia delle Ferrovie in mano ai privati, mentre lascia sul gobbo dello Stato gli oneri della manutenzione della rete ferroviaria. In altre parole, i cittadino pagano per manutenere una rete ferroviaria su cui corrono costosi treni privati che arricchiscono i privati.
Di certo una simile osservazione non arriva dal quotidiano Repubblica, testata ormai da tempo imbarazzantemente appiattita su posizioni di totale sottomissione alla propaganda filogovernativa, celebrativa e totalmente acritica, anche a costo di non vedere l'ovvio (o meglio, di ometterlo in favore di toni che ricordano i giornali di 1984).

L'operazione di FS, condita dal commento entusiasta di Renzi, è una palese composizione di favori di scambio.
Renzi avalla il rilancio del progetto del ponte sullo stretto di Messina, contraddicendo se stesso e dimostrando ancora una volta di essere un menzognero senza vergogna, capace di dire qualunque cosa e il suo esatto contrario, a seconda della propria convenienza politica.
In cambio, l'AD di FS racconta a sua volta una favoletta che non può essere contraddetta, in quanto promette un piano ferroviario che dia più attenzione al trasporto regionale e ai pendolari (nel 2019). E Renzi incassa quindi una sveltina da propaganda elettorale, in vista del referendum sulla sua riforma costituzionale.
Ma perchè Mazzoncini vuole a tutti i costi questo ponte, inviso alla società civile e a qualunque persona onesta e di buon senso, specialmente dato che sorgerà dove nel secolo scorso avvenne un devastante terremoto? Apparentemente l'AD di FS aspira a ingrassare con soldi pubblici le numerose imprese che si fionderanno sul fiume di denaro che verrà incanalato nel progetto del ponte, quasi avesse inconfessabili legami con costoro. Deve a tal punto ottenere questo risultato da essere disposto a mentire nella maniera più spudorata.
E chi può smentire le sue promesse sul trasporto regionale? Tanto, i risultati dell'operazione annunciata da FS si vedranno dopo il 2019. O meglio, mai. I treni nuovi, per fare un esempio: noi pendolari li stiamo ancora aspettando dall'annuncio di inizio anno fatto da Trenitalia, e dagli annunci precedenti fatti da Formigoni e questo e quell'altro politico degli ultimi 15 anni. Chi li ha mai visti, eccetto certe cose che si sono dimostrate l'ennesima costosissima e inutile opera di incompetenti ignari della realtà in cui lavorano?
Purtroppo è difficile che nel 2019 questo blog sia ancora qui a fare il punto della situazione, ma dovrebbe essere sufficiente ripensare agli ultimi 16 anni, per discernere la verità: i disservizi ferroviari continuano ad aumentare, il livello del servizio è in costante declino, i mezzi vecchi vanno a pezzi e quelli nuovi hanno costi stratosferici e si rivelano inadeguati, gli abbonamenti aumentano per tamponare i costi ingestibili (Formigoni lo disse apertamente), e la qualità complessiva continua comunque a calare ogni giorno. E la manovra finanziaria taglierà i servizi, il che va contro la promessa di dare più attenzione al servizio pubblico del trasporto ferroviario.
Serve davvero uno scienziato nucleare per capire che Renzi e Mazzoncini stanno mentendo consapevolmente e di comune accordo, ognuno per perseguire i propri interessi?

Se davvero ci fosse bisogno di un'altra prova, basti chiedersi dove sia la compatibilità tra l'attenzione al trasporto ferroviario regionale e la volontà di FS di puntare soprattutto sul trasporto su gomma. E ribadisco, considerando che comunque il governo si appresta a tagliare i finanziamenti ai servizi pubblici (quindi anche ai trasporti). Ma tant'è, Repubblica non ci arriva.

Non che l'Eco di Bergamo se la cavi meglio, in quanto a trascrivere pedissequamente i comunicati stampa del Politburo: Alta velocità, Renzi al taglio del nastro - E promette: «Ora più soldi ai pendolari».

Sarà il presidente del Consiglio Matteo Renzi ad inaugurare il 10 dicembre la nuova linea ad alta velocità Treviglio-Brescia che attraversa tutta la Bassa Bergamasca.Dopo le anticipazioni dell’amministratore delegato del Gruppo FS, il bresciano Renato Mazzoncini, mercoledì 28 settembre è arrivata la conferma dello stesso premier.

L’attivazione dei nuovi servizi ferroviari ad alta velocità avrà come conseguenza anche la rivisitazione da parte della Regione Lombardia del servizio ferroviario regionale tra Bergamo, Brescia-Verona e Cremona e Milano che utilizzerà i binari della linea oggi in funzione e liberata dai treni Frecce che nella nuova versione ad alta velocità, correranno sulla nuova linea AV senza fermate intermedie nella nostra provincia.

Il Fatto Quotidiano invece sottolinea la divisione di FS in due compagnie, quella "cattiva" che resta allo Stato, e quella buona che va ai privati: Ferrovie dello Stato, in Borsa le profittevoli Frecce, allo Stato le costose infrastrutture e il trasporto locale

Il piano industriale 2017-2026 delle Ferrovie dello Stato sembra il libro dei sogni di viaggiatori e pendolari italiani, pronti oggi anche ad accontentarsi di treni puntuali, carrozze pulite e un sito internet efficiente. Di concreto c’è il fatto che il gruppo guidato da Renato Mazzoncini metterà sul piatto 94 miliardi di investimenti in dieci anni per svecchiare il carrozzone pubblico dei treni e della strada ferrata. E poi ci sono anche due promesse: da un lato 400 milioni di risparmi dalle nozze con l’Anas che beneficerà di 15,5 miliardi di investimenti, dall’altro la quotazione che, però, porterà sul mercato azionario le sole Frecce.

La good company è pronta per la Borsa – Mazzoncini ha infatti spiegato che non sarà possibile quotare l’intera holding, ma verranno create due divisioni: una per il trasporto regionale e l’altra per le Frecce.

Infrastrutture e trasporto locale resteranno invece a carico dello Stato“Sono felice del fatto che la rete resti pubblica”, ha dichiarato il ministro dei Trasporti Graziano Delrio trascurando il fatto che, a differenza delle Frecce, la rete e il trasporto locale richiedano ingenti investimenti pubblici dai ritorni incerti e di lungo periodo. Non a caso dei 94 miliardi di investimenti promessi da Fs ben 73 saranno destinati alle infrastrutture, 14 al materiale rotabile e 7 allo sviluppo tecnologico. “Più della metà delle risorse sono già disponibili – ha spiegato Mazzoncini – ben 58 miliardi di cui 23 in autofinanziamento e 35 stanziati nei contratti di programma”. Detta in altri termini, solo un terzo sarà finanziato dall’azienda, il resto arriverà dallo Stato e da Bruxelles.

E poi ci sono i pendolari – Per Matteo Renzi i pendolari sono una priorità in un sistema di mobilità integrata in continua evoluzione. Per venire incontro alle loro esigenze, il piano delle Ferrovie prevede un potenziamento del trasporto regionale. “Il vero cambio di passo è già all’orizzonte – ha puntualizzato l’ad del gruppo – grazie all’accordo quadro da circa 4 miliardi già firmato con la fornitura di 450 nuovi treni regionali ai quali si aggiungeranno 50 diesel”. Secondo quanto riferisce una nota delle Fs, il gruppo stima entro il 2026 un incremento complessivo della quota posti/km tra l’8 e il 10 per cento. Contemporaneamente il gruppo recupererà le tratte ferroviarie oggi gestite a livello locale e svilupperà il servizio Busitalia con 3mila nuovi autobus che serviranno sia la breve che la lunga distanza facendo concorrenza alle aziende private. Inoltre le Ferrovie si propongono giocare un ruolo di primo piano nella ristrutturazione del trasporto pubblico su gomma: la società punta infatti a subentrare agli enti locali nel trasporto passeggeri via bus sulla falsariga di quanto già realizzato a Firenze con l’ex municipalizzata decotta Ataf.

Renzi: “Un piano molto bello” – Si tratta di un progetto “che sa rischiare, che sa guardare al futuro”, ha commentato il presidente del Consiglio. D’altro canto le Ferrovie di strada ne hanno fatta: “Quando (l’ex ad) Mauro Moretti ha preso Ferrovie c’erano due casi sul tappeto, Fs e Alitalia – ha concluso il premier – Abbiamo visto quello che è successo a Ferrovie e quello che è successo ad Alitalia. Se c’è un progetto l’azienda cresce”. Il parallelo non è dei più riusciti: nel caso Alitalia il piano c’era, anche se non è ancora decollato. Vedremo se con le Ferrovie si andrà ad alta velocità.

Peccato che quel bauscia di Renzi, paragonando FS ad Alitalia, non si sia nemmeno accorto che anche FS è stata scorporata in bad company e good company, per regalare vendere la seconda ai privati, e scaricare la prima sui conti dello Stato, esattamente come fece Berlusconi con Alitalia. Ma perchè la cosa dovrebbe turbarlo, ora che col ponte sullo stretto ha deciso di portare avanti un'altra delle battaglie di Berlusconi, dopo aver tolto i diritti e le tutele dei lavoratori, e distrutto la scuola pubblica, e trasformato la sanità pubblica in una succursale del Vaticano?

Venerdì 30 settembre, l'annunciato sciopero del personale ferroviario è nel pieno del suo svolgimento, e Trenitalia/Trenord comunica che per questo motivo si potranno verificare ritardi, cancellazioni e variazioni di percorso fino alle ore 21.
Dimentica di precisare che, dopo le 21, si potranno verificare ritardi, cancellazioni e variazioni di percorso come da ordinaria amministrazione quotidiana.
Difficile non chiedersi, come ogni volta, a che serva uno sciopero che colpisce solo il ramo ferroviario non redditizio, dato che Trenitalia garantisce il servizio dei Freccia Rossa anche durante gli scioperi. A parte danneggiare i viaggiatori, che chiaramente nulla possono per i contratti dei ferrovieri, che problemi causa mai questo incrociare le braccia a chi dirige l'azienda?
Poi uno si accorge che lo sciopero cade di venerdì: buon fine settimana lungo a tutti.
Approfittatene per aggiornarvi sulla situazione italiana, ma in modo critico, se vi riesce.

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