mercoledì 13 giugno 2018

Mentre la dirigenza Trenord dà la caccia alle streghe, incolpando il personale di essere la causa del suo sfacelo, i treni di Trenord (e FNM) continuano a guastarsi. Saranno treni assenteisti che si mettono in malattia?

Che cosa fa un'azienda pubblica, ma diretta con velleità privatistiche orientate al solo profitto, che da mesi è totalmente incapace di erogare il servizio pubblico per cui viene tenuta in vita con il solo capitale pubblico di Regione e Stato, e che deve la sua situazione attuale ad anni di malagestione a livello di programmazione dell'organico e acquisto degli strumenti necessari, quando non riesce più a nascondere l'incapacità dei propri dirigenti?
Semplice: pur essendo guidata da dirigenti scelti solo con logiche politiche dal partito che comanda nella regione, e non avendo quindi nulla da temere, dato che i maggiori mezzi d'informazione del paese tacciono sul suo sfacelo quotidiano, cerca un comodo capro espiatorio facendo leva sulle emozioni e i pregiudizi di una clientela che ormai esasperata oltre ogni limite, e che odia visceralmente gli impiegati statali per definizione.

«I panni sporchi, quando e se eventualmente ci sono, si lavano in casa e non a mezzo stampa». È la testuale trascrizione di un passaggio della missiva inviata dall'ad di Trenord, Cinzia Farisè, a tutto il personale domenica 10 giugno. Una missiva "a esclusivo uso interno", vergata per chiedere di porre fine alle polemiche sul presunto assenteismo del personale («Notizie apparse sui giornali hanno sollevato un clamore che turba la serenità lavorativa di un'azienda come la nostra», si legge nella lettera, «la maggioranza silenziosa è la vera forza di Trenord»).
Per il sindacato, viste la carenza di personale, l'azienda starebbe cercando forsennatamente di cooptare al lavoro più personale possibile
 con una lettera inviata al Pirellone il 1° giugno - il cui contenuto doveva rimanere segreto, ma che il Corriere della Sera ha pubblicato - Trenord denunciava che ogni giorno 45/50 treni non partirebbero a causa dell'alto tasso - attorno al 10% - di assenteismo del personale viaggiante. E ancora: piazzale Cadorna lamentava l'aumento del tasso di assenze del 2% (dall'8 al 10%) tra il 2017 e il 2018, aggiungendo che 60 lavoratori avrebbero totalizzato 70/80 giorni di assenza su 220 lavorativi. Una fuga di notizie che ha mandato l'Orsa su tutte le furie, poiché ha «creato un clima di forte critica nei confronti dei lavoratori di Trenord con un rischio esponenziale di aggressioni».
Per il sindacato, quindi, l'azienda avrebbe cercato di ribaltare la responsabilità dei disservizi sul personale.
Giova però ricordare che i problemi della società - cioè l'esplosione delle soppressioni, arrivate quotidianamente al 3% dei convogli secondo i dati diffusi da Trenitalia - sono cominciati dopo il divieto da parte dell'agenzia per la sicurezza ferroviaria ANSF di ricorrere agli straordinari oltre i limiti di legge e all'aumento dei controlli sulla manutenzione del materiale viaggiante.
Straordinari oltre i limiti e manutenzione ridotta all'osso, sono stati i modi con i quali Trenord per molti anni ha sopperito alle errate programmazioni delle assunzioni e degli acquisti di treni.
Scontri sindacali a parte, il problema è che le soppressioni sono destinate a esplodere dalla prossima settimana, quando i lavoratori del vettore ferroviario inizieranno i periodi di ferie.
Se già oggi, come dice Trenord, saltano almeno 50 treni al giorno (ma per Trenitalia sarebbero almeno una settantina) per carenza di equipaggi, da lunedì il numero dei treni mai partiti si moltiplicherà.
Mentre l'azienda Trenord dà la caccia alle streghe, con l'ovvio scopo di sviare l'attenzione dalle proprie responsabilità, sfruttando l'innato odio del cittadino medio per l'impiegato statale (e comunque chiediamoci: perchè Trenord è pubblica quando le fa comodo, e diventa liberamente privata quando vuole fare profitto a discapito del servizio pubblico che deve erogare?), ecco che nella giornata di mercoledì 13 giugno 2018, i frutti marci della pluriennale malagestione dell'azienda e di FNM continuano a cadere copiosamente dall'albero del denaro pubblico che la Lega Nord della Lombardia continua a elargire ad aziende fallimentari, ma gestite da persone scelte dai suoi stessi politici. 

#LombardiaConcreta
Il pendolare che a Treviglio prende il treno 10456 da Cremona per Milano Certosa, con l'intenzione di cambiare a Milano Lambrate per raggiungere Milano Centrale, vede arrivare un vecchio catorcio con carrozze a un piano, che viaggia in modo penosamente lento, e cumula 11 minuti di ritardo per arrivare a Milano Lambrate.

Domanda 1: perchè il treno è un vecchio catorcio? Dov'è finito il nuovissimo modello Vivalto tanto strombazzato da Sorte Alessandro e Maroni Roberto? E' per caso di nuovo in manutenzione per guasti cronici? FNM che ne dice? Non parla?
#LombardiaConcreta

Domanda 2: perchè durante il viaggio non viene data comunicazione nè dele ritardo, nè della causa dello stesso?

A Milano Lambrate, il pendolare trevigliese perde quindi tre coincidenze per Milano Centrale,  grazie a questo ritardo.

Forse, direbbe qualcuno, il pendolare trevigliese avrebbe fatto meglio a utilizzare i treni che da Treviglio vanno direttamente a Milano Centrale.
#LombardiaConcreta

E direbbe un'idiozia, forse perchè non ha mai viaggiato su quei treni (e quindi non ne sa nulla), o forse perchè è un dirigente di Trenord (e quindi non ne sa nulla).
I treni da Verona e da Brescia per Milano Centrale di quella fascia oraria arrivano a Treviglio già saturi, e per salire a bordo bisogna lottare. 
Come se non bastasse, il treno 2054 delle 7:03 da Verona è guasto, e cumula 33 minuti di ritardo.
Trenta minuti più tardi, il treno 2091 delle 7:33 da Brescia è guasto, e cumula anch'esso 33 minuti di ritardo.

Quello che non si capisce è: anche in questo caso il disservizio di Trenord è colpa del personale assenteista che si mette in malattia?
Forse i treni guasti rientrano nella percentuale del personale in malattia?

Per l'angolo della comicità involontaria, il sito Trenord.it propone "Suburbani guasti e dove non trovarli".

#LombardiaConcreta
Il treno 10601 da Novara a Milano Porta Garibaldi è infatti fermo nei pressi della stazione di Cassano d'Adda, a causa di un guasto di un altro treno che lo precede in linea e ne impedisce la regolare partenza.
Sul guasto, nulla da dire: sulle linee suburbane gestite da Trenord, treni che hanno meno di 20 anni si guastano e paralizzano la circolazione con frequenza assai elevata. Il più recente ha paralizzato otto linee.
Ma Novara si trova a ovest di Milano, mentre Cassano d'Adda si trova a est. Quale treno mai parte da Novara e passa per Cassano per raggiungere Milano?

Nella grafica qui a fianco, presentiamo un aiuto visivo per gli elettori della Lega Nord che permetta loro di trovare le differenze tra le due immagini.





Per la cronaca: i suburbani 23028, 23047, 23042 subiscono soppressioni parziali (cioè non arrivano a destinazione oppure partono da altre stazioni) senza spiegazione







Ed ecco spiegato perche' Trenord non motiva i continui ritardi dei treni della linea Verona-Milano.
#LombardiaConcreta
Trenord li costringe a fermate straordinarie per sopperire ai treni regionali che sopprime senza dare una motivazione. 
Accade per esempio con il 4898 e il 4897, della linea Verona-Brescia, entrambi cancellati senza spiegazione. Trenord sopperisce con fermate straordinarie dei treni 2070 e 2057 della linea Verona-Milano, ovviamente senza informare che di conseguenza questi treni subiranno un ritardo (rispettivamente un ritardo di 10 minuti e un ritardo di 14 minuti).

Vale la pena di chiudere con la sdegnata dichiarazione di Farisè Cinzia risalente a novembre 2017 (amministratrice delegata di Trenord):"fanno notizia i tre treni che si fermano, non i 2297 che vanno.".
Questa specie di Cassandra strapagata e con stipendio garantito anche se dovesse essere rimossa dalla sua carica in anticipo, aveva errato in difetto: non sono tre, i treni che si fermano quotidianamente nella regione Lombardia di Fontana Attilio, colui che vanta l'eredità positiva di Maroni Roberto. Sono 50 (fonte Trenord) oppure 70 (fonte Trenitalia, che possiede il 50% di Trenord).

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