sabato 7 luglio 2018

6 luglio: sciopero del personale ferroviario della Lombardia. Trenord eroga la solita marea di disservizi, ma si vanta di questo fatto, come se dicesse "Non serve che il personale scioperi: ci pensiamo già noi a non erogare il servizio".

Venerdì 6 luglio 2018: Trenord avverte che "alcune organizzazioni sindacali" hanno proclamato uno sciopero dalle 9 alle 17 che interessa il trasporto ferroviario regionale.
Il servizio ferroviario regionale potrebbe subire ritardi, variazioni e/o cancellazioni.

Viaggeranno i treni in partenza prima delle 9:00 e con arrivo a destinazione prima delle 10:00. 

Il treno 10464 Cremona-Treviglio delle 7:41 viaggia con 15 minuti di ritardo a causa di un guasto a un altro treno.

Rientra nei parametri dello sciopero? No.
Il disservizio è uno dei "potrebbe"? Sì.
E' lo stesso disservizio di tutti i giorni senza scioperi? Sì.




Alle 8:35, si rende noto che il treno 23013 Varese-Treviglio delle 6:43 ha 14 minuti di ritardo per guasto agli impianti di circolazione di competenza di RFI.
Alle 8:32, si rendeva noto che sempre il già menzionato treno 23013 Varese-Treviglio delle 6:43 ha 14 minuti di ritardo per guasto a un altro treno.

Il treno 23016 Varese-Treviglio è cancellato alla stazione di Milano Certosa.
Rientra nei parametri dello sciopero? Sì
E' lo stesso disservizio di tutti i giorni senza scioperi? Sì.

Il treno 23008 Treviglio-Varese delle 6:43 ha 14 minuti di ritardo per guasto momentaneo agli impianti di circolazione di competenza di RFI.

Il treno 23009 Varese-Treviglio è cancellato alla stazione di Milano Certosa.
Rientra nei parametri dello sciopero? Sì
E' lo stesso disservizio di tutti i giorni senza scioperi? Sì.

Il treno 10905 MilanoGrecoPirelli-Brescia delle 7:52 ha 20 minuti di ritardo per guasto al treno.

Rientra nei parametri dello sciopero? No.
Il disservizio è uno dei "potrebbe"? Sì.
E' lo stesso disservizio di tutti i giorni senza scioperi? Sì.

Il treno 10910 Brescia-SestoSGiovanni delle 7:44 è cancellato.

Rientra nei parametri dello sciopero? No.
Il disservizio è uno dei "potrebbe"? Sì.
E' lo stesso disservizio di tutti i giorni senza scioperi? Sì.

Il treno 4897 Brescia-VeronaPortaNuova delle 7:57 è cancellato.

Rientra nei parametri dello sciopero? No.
Il disservizio è uno dei "potrebbe"? Sì.
E' lo stesso disservizio di tutti i giorni senza scioperi? Sì.


l treno 10611 Novara-Treviglio delle 6:48 ha 13 minuti di ritardo per ritardi di altri treni.

Rientra nei parametri dello sciopero? No.
Il disservizio è uno dei "potrebbe"? Sì.
E' lo stesso disservizio di tutti i giorni senza scioperi? Sì.

I treni 23003 MilanoCertosa-Treviglio e 23010 delle 5:48 e delle 7:10 sono cancellato per guasto al treno.

Rientra nei parametri dello sciopero? No.
Il disservizio è uno dei "potrebbe"? Sì.
E' lo stesso disservizio di tutti i giorni senza scioperi? Sì.

Tutto ciò accade ancor prima che lo sciopero abbia inizio.

Eppure.
Dopo che le organizzazioni dei lavoratori avevano parlato di 70-80% di convogli cancellati, Trenord replica che «alle 12 sull’ intera rete lombarda stanno circolando 2/3 dei treni programmati. Tutte le linee sono servite. Il 90% dei treni in circolazione viaggia puntuale». 
Trenord ha il coraggio di vantare cifre che sono quelle del suo disastro quotidiano abituale come se fossero una vittoria.

BusinessInsider e l'Eco di Bergamo dedicano un'analisi a cosa ne sarà di Trenord (e dei pendolari lombardi) dopo lunedì 9 luglio 2018.
Le risposte sono ovvie.
I  pendolari saranno lasciati a loro stessi dalla giunta della regione Lombardia, cosa che accade regolarmente da anni.
Trenitalia, famosa per i treni incredibilmente schifosi della Bologna-Milano e per i ritardi mostruosi dei treni schifosi della Torino-Milano, farà ulteriore scempio del servizio regionale lombardo per fare spazio ai FrecciaRossa.


Capolinea per Trenord tra disagi e confusione
Dopo 7 anni di difficile matrimonio, preceduto pure da un anno e mezzo di fidanzamento, Fnm e Trenitalia sono pronte alla separazione. È la fine di Trenord, in sostanza è come se l’orologio tornasse indietro di 10 anni o giù di lì, e dal punto di vista del servizio non è che le cose in effetti siano granché diverse. Si dirà che il numero delle corse nel frattempo è aumentato e in alcune tratte è probabilmente vero, ma i tempi di percorrenza sono ancora (drammaticamente) quelli di prima: indegni.
 il clima in Trenord è da «liberi tutti»: ritardi in serie, cancellazioni (anche preventive) a raffica, servizio in tilt ad ogni temporale degno di tal nome, livello generale del materiale rotabile pessimo e - dulcis in fundo - uno sciopero oggi dalle 9 alle 17 dopo l’ennesimo scontro tra azienda e sindacati. Il motivo? Le troppe assenze che porterebbero (secondo l’azienda) alla soppressione di una cinquantina di corse al giorno. L’ennesimo segnale di una situazione ormai fuori controllo.
Se addio sarà, a Fnm (di proprietà della Regione) torneranno i suoi 300 km di linee ferroviarie, a Rfi i restanti 1900 dove il servizio sarà appannaggio di Trenitalia. In sostanza tutte le linee bergamasche.
una delle ragioni del fallimento di quello che sarebbe dovuto essere il federalismo ferroviario, l’impossibilità della Regione di giocare il duplice (e contemporaneo) ruolo di controllore e gestore del servizio, in tandem con le Ferrovie. Un’anomalia più volte messa in evidenza.
Anche l’assetto societario paritario alla lunga si è dimostrato una palla al piede per le necessità di ammodernamento della rete e del materiale rotabile di quella che con i suoi quasi 750 mila viaggiatori al giorno resta la regione che più di tutte usa il treno. E lo userebbe ancora di più se il servizio fosse davvero all’altezza: lo conferma il + 31,5% di viaggiatori dal 2009 ad oggi, proprio l’arco di tempo che ha visto Trenord sui binari.
Ma se in una società alla pari è già molto difficile prendere decisioni se non totalmente condivise, è praticamente impossibile costringere ad investire chi non vuole farlo. Almeno in queste condizioni. Prova ne è il fatto che Trenitalia ha recentemente subordinato un investimento da 1,6 miliardi (ovvero 161 nuovi treni) all’acquisizione di un 1% di azioni Trenord in mano a Fnm, quota sufficiente a far pendere l’ago della bilancia dalla sua parte.
Un ritorno al passato, quando, prima della costituzione di Trenord per volontà dell’allora presidente Formigoni, LeNord (controllata di Fnm) gestiva 330 km di rete, il 13% di quello che oggi gestisce Trenord e Trenitalia il resto. «Adesso la ripartizione a cui stiamo pensando per linee differenti, precisa e senza sovrapposizioni, è grosso modo il 45% Fnm e il 55% Trenitalia», ha continuato Bonomi. «A parole – ha concluso – Trenitalia è d’accordo, ma adesso dobbiamo passare dalle parole ai contratti, che è la cosa più difficile».
Il piano prevedrebbe che Trenord resti nelle mani di Regione Lombardia tramite Fnm e che concentri gli investimenti del Pirellone nel 45% della rete ferroviaria regionale.
«Per perfezionare tutto ci vorranno almeno un paio di mesi, perché la Regione come ente regolatore deve andare a stipulare due contratti di servizio differenti. Anche, e questa è una cosa fondamentale, sotto l’egida dell’Autority per i trasporti», ha aggiunto Bonomi.
venendo meno la società titolare del contratto di servizio – che era stato prolungato senza gara dal Pirellone nel 2015, suscitando le ire dell’Anac -,  in teoria si dovrebbero fare due gare competitive, allargate a tutte lo società europee.
Marco Ponti, già professore di economia dei trasporti al Politecnico di Milano, per il quale il divorzio dei due soci non porterà alcun vantaggio agli utenti: «si tratta di due pessime opzioni. I pendolari avranno solo l’imbarazzo del cappio al quale appendersi».
Per Ponti, infatti, né Fontana né Mazzoncini faranno le gare, continuando ad agire in un doppio monopolio.
Dario Balotta: «dopo sette anni la spesa pubblica per ogni chilometro percorso dai treni lombardi è aumentata, fino a raggiungere il miliardo di euro l’anno, mentre gli automobilisti pendolari sono cresciuti più dei viaggiatori delle ferrovie, con la qualità del servizio in caduta libera. Le promesse economie di scala, di rete e di scopo si sono presto rivelate diseconomie che hanno peggiorato i servizi».
Fs ora avrà mano libera: potrà utilizzare a piene mani le sovvenzioni pubbliche per rinnovare la rete gestita da Rfi e portare in Lombardia, ma solo sulle sue tratte, i nuovi treni Hitachi e Alstom; ne ha ordinati 450 nel 2016 per oltre 4,5 miliardi di spesa.
I primi treni nuovi in Lombardia dovrebbero arrivare già nel 2019, contro il 2022, anno di arrivo previsto per i nuovi convogli ordinati dal Pirellone.
E forse questo è l’unico punto positivo del divorzio: fino a oggi, infatti, ai pendolari lombardi Trenitalia ha rifilato materiali vetusti e scadenti, treni che Trenord doveva affittare da Fs a canoni molto onerosi, in base al contratto di servizio. Col risultato che la società pubblica pagava caro per avere mezzi vecchi che si rompevano.
Con la separazione, Mazzoncini (ammesso che resti al suo posto) potrà sfoggiare i convogli Jazz e Rock e dimostrare che le pessime performance di Trenord non dipendevano dai manager scelti da Trenitalia. 

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