martedì 1 maggio 2018

1° maggio 2018: Trenord non sa spiegare i 12 treni soppressi, ma Fontana continua a premiare la dirigenza a patronato leghista di Farisè e Gibelli

Nella serata del 30 aprile 2017, cioè in un giorno di "ponte" tra due festivi, prevedibilmente il treno 2077 Milano Centrale-Verona delle 17:25 non è affollato come al solito.
Eppure, Trenord e FNM non possono esimersi dall'erogare disservizi, sicure di godere dell'impunità grazie alla protezione che i rappresentati della Lega Nord garantiscono alla sua dirigenza anche a fronte di incidenti ferroviari mortali (per esempio, nessuno parla più dell'uomo dilaniato perchè trascinato con una gamba bloccata nella porta di un treno di Trenord).
Il treno 2077 parte in ritardo di 10 minuti, senza nessuna spiegazione da parte del personale viaggiante, se si esclude una frase che la capotreno sciorina a tutta velocità mentre corre ansimante attraverso il convoglio: "problemi alle porte".
Il treno è di modello Vivalto, è di recentissimo acquisto, e a stare a sentire l'ex assessore Sorte Alessandro, si tratta di uno dei grandi risultati conseguiti dalla giunta della regione Lombardia guidata da Maroni Roberto: un risultato che consiste nell'aver buttato enormi quantità di denaro pubblico per acquistare nuovi treni di un modello obsoleto e afflitto da notori guasti cronici sin dal 2005.
E' difficile non notare come le manifestazioni di incompetenza delle giunte della Lega Nord siano allo stesso livello dell'incompetenza dirigenziale delle persone che la Lega Nord ha posto al comando di FNM e Trenord. Gibelli Andrea, di FNM, fu posto su quella poltrona per sostituire un tizio sotto  processo per peculato (Norberto Achille), e la sua prima mossa fu quella di spingere il dipendente che denunciò il peculato a dimettersi. Farisè Cinzia, di Trenord, si è interessata principalmente a far riprogettare le uniformi dei capotreno dal Politecnico, e a trasformare Trenord in un portale su cui vendere assicurazioni e spese al supermercato per conto terzi.
Fontana Attilio, successore di Maroni al governo della Lombardia, ha avallato l'operato di Maroni (inclusi scandali della sanità e malagestione ferroviaria): «Il governatore Maroni mi ha lasciato un’eredità positiva. La mia amministrazione sarà in continuità con la precedente».

#LombardiaConcreta



Chissà se Fontana prova almeno un po' di vergogna, davanti ad articoli come quello del 1° maggio 2028 in cui si riferisce che l'azienda Trenord ufficialmente non sa spiegare perchè in una sola giornata siano stati soppressi 12 treni senza motivazione, e che non sa neppure gestire in maniera adeguata il disservizio, informando per tempo i passeggeri.






sulla Chiasso – Como – Monza – Milano, i treni previsti e non passati sono stati più di una decina.
I disagi sono cominciati la mattina presto allo scalo centrale lariano, dove in tanti si sono chiesti che fine avesse fatto il regionale numero 25203, salvo poi scoprire essere cancellato. Altri due treni, in partenza sempre da San Giovanni alle 7.52 e alle 7.53, diretti sempre nel capoluogo lombardo, hanno accumulato rispettivamente 31 minuti e 20 minuti di ritardo. Il treno, invece, previsto alle 7.39 da Porta Garibaldi è stato cancellato.
Da lì in avanti, la situazione è stata, per certi versi, purtroppo uguale a sé stessa. Andando con ordine. Da Como San Giovanni verso Porta Garibaldi, sono state cancellate le corse delle 12.22, 15.22, 16.22, 18.22 e 19.22. Nella direzione opposta, non sono partiti i convogli delle 10.39, 11.39, 14.39. 16. 39 e 17.39.
Sei a testa, in entrambe le direzioni, per un totale di dodici treni in meno. Problemi si sono verificati anche sulle altre linee: peraltro, consultando l’orario, i convogli erano tutti previsti per ieri. Nella sezione “avvisi” del sito di Trenord non era indicata nessuna variazione negli orari o soppressioni.
Accanto a questo, non sono mancati altri disguidi. Alle 14.22 è stato annunciato un guasto temporaneo agli impianti di circolazione nella stazione di Monza con relativi ritardi di decine di minuti. Altri problemi, sempre agli impianti, si sono verificati nel corso della giornata alle stazioni di Milano Centrale (con un treno in attesa di partire per un po’ di tempo) Milano Greco Pirelli e Sesto San Giovanni. Contattata per avere spiegazioni, l’azienda ha fatto sapere che stava portando avanti «le opportune verifiche per capire cosa accaduto».
Ma chiaramente la risposta è che a Fontana, come anche a Maroni, nulla importa dei pendolari e dei treni, perchè si tratta di una minoranza dei lombardi che non ha alcun modo di farsi valere, quando viene tradita dalle stesse istituzioni che ne dovrebbero tutelare i diritti.

A differenza del belante Maroni, però, Fontana alza cortine fumogene dietro cui parare i propri intenti, ostentando una facciata di interesse nelle questioni ferroviarie.
Quanto le parole di Fontana siano false, però, lo si capisce da questo articolo dell'HuffingtonPost.
A guardare i "tweet" di Fontana, sembra che costui si appresti giustamente alla manovra di silurare Farisè di Trenord per la sua malagestione. Ma la manovra è puro fumo negli occhi, dato che a Farisè si garantiscono comunque un posto di lavoro in FNM e uno stipendio favoloso.
Nel contempo, Fontana avalla totalmente la politica espansionista di Gibelli di FNM, che usa il denaro pubblico erogato dalla regione non per garantire il trasporto pendolare lombardo, ma per fare affari (discutibili) con aziende di trasporto di altre regioni (possibilmente acquistando a prezzo colossale aziende in perdita, per fare un favore ad altre regioni a controllo leghista).
Ferrovie Nord Milano, Fontana salva il presidente leghista Gibelli ma silura l’ad di Trenord Farisè
Attilio Fontana, alle prese con la “questione Trenord”, la società del Pirellone titolare del trasporto pubblico locale su rotaia. Una società pubblica dai bilanci in utile, ma dalle performance pessime, come ognuno dei 350 mila pendolari lombardi sa bene.
Il re che Fontana ha scelto di salvare è il leghista Andrea Gibelli, presidente della holding regionale Ferrovie Nord Milano (Fnm). La regina destinata alla capitolazione è Cinzia Farisè, ad della controllata di Fnm, Trenord. La sentenza di condanna per la manager Fontana l’ha affidata a Twitter il 25 aprile 2018, subito dopo la pubblicazione del bilancio della società: «Trenord: conti ok ma vorrei treni in orario. È più importante che i cittadini siano contenti, non che ci siano dei buoni conti. Situazione molto difficile, bisogna fare qualcosa per migliorare».
Farisè, la manager chiamata da Roberto Maroni nell’ottobre 2015per subentrare all’allora ad, Luigi Legnani. Lei è la pedina sacrificabile per espiare gli innumerevoli disservizi  registrati dopo l’incidente di Pioltello (per il quale Farisè è indagata) e lo scandalo seguito alla pubblicazione da parte di Business Insider Italia del rapporto di Ansf (Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria) nel quale si elencavano tutte le mancanze della società.
Non importa se solo nel giugno scorso Cinzia Farisé era stata riconfermata in carica per altri tre anni con uno stipendio di 300 mila euro tondi l’anno e un contratto blindato. Se infatti verrà rimossa prima della naturale data di scadenza del mandato, come si legge nella Relazione sulle Remunerazioni del 2017, “FNM si obbliga ad offrire alla stessa una nuova posizione dirigenziale” garantendole “per il periodo intercorrente tra la data di effettiva cessazione dell’incarico di Amministratore Delegato in Trenord e la data di naturale scadenza della carica, un importo complessivo derivante dalla somma dei seguenti elementi:
(i) l’ammontare complessivo della retribuzione annua lorda;
(ii) l’indennità per ufficio organico; nonché
(iii) la misura massima del premio annuo di risultato che avrebbe potuto maturare alla data di naturale scadenza dell’incarico”.
Trecentomila euro, appunto. Se invece Farisè non dovesse accettare il lavoro, Fnm le corrisponderà “il trattamento sopra individuato, composto dagli elementi sub (i)-(iii) che precedono, computati per il periodo intercorrente tra la data di effettiva cessazione dell’incarico di Amministratore Delegato di Trenord e la data di naturale scadenza dalla carica, verrà aumentato del 30%, a cui verranno aggiunte otto mensilità computate sulla base degli elementi sopra esposti”. Insomma, non male come licenziamento per la manager di una società che non funziona, peccato solo che i soldi in ballo siano quelli delle tasse dei lombardi.
 Aver confermato Gibelli, significa che il nuovo capo della Lombardia ne ha promosso le politiche economiche. Fontana ha così sottoscritto linee di sviluppo che vedono Fnm allargare il proprio campo d’azione al di fuori della Lombardia, investendo in società che nulla hanno a che fare con i trasporti lombardi (con buona pace dei pendolari, i quali vedono i loro soldi dirottati su società venete o liguri, invece che sull’acquisto di treni decenti).
Tra le decisioni più discusse di Gibelli, si ricorda quella di acquistare nel 2017 il 50% di Atv, l’Azienda Trasporti di Verona, per 21 milioni di euro, quando la base d’asta era di soli 12,5 milioni, come denunciato da Business Insider Italia. Per molti un favore fatto dalla Lega della Lombardia ai fratelli veneti impegnati nella lotta contro lo scissionista Tosi.
Oppure l’investimento di 1,34 milioni di euro per il 49% di FuoriMuro, la società che gestisce le manovre ferroviarie nel porto di Genova, una quota che potrà salire al 70% nel 2020, qualora a FuoriMuro venga rinnovata la concessione del servizio di manovra portuale, ad un prezzo che sarà stabilito per perizia. Gibelli aveva giustificato quell’operazione con la volontà di potenziare la presenza di Fnm nel settore cargo (dove già opera attraverso la partecipata DB Cargo Italia). Senza però spiegare quale sarebbe l’utilità per il pendolare lombardo a entrare nel mercato dei container provenienti dal porto di Genova.
Così come il pendolare di Mortara potrebbe non comprendere il motivo per il quale Fnm il 29 settembre 2017 ha rilevato (sempre da FuoriMuro) il 51% del capitale della società Locoitalia S.r.l. per 4 milioni di euro. La società dovrebbe comprare e noleggiare materiale rotabile. Una beffa, se si pensa che i guai maggiori per i pendolari lombardi dipendono dai treni vecchi e mal manutenuti operanti sulle linee locali.
Insomma, Fontana sembra abbracciare scelte che mirano a far diventare Fnm una piccola Fs del Nord. Una holding del trasporto ferroviario a tutto tondo, che si espande con i soldi che il Pirellone pompa nella sua holding in primis per trasportare in maniera dignitosa i pendolari, ma che vengono, evidentemente, dirottati su altri scopi.
Un disegno già percorso in passato dai vertici di Fnm, quando l’allora ad di Trenord Giuseppe Biesuz fece di tutto per comprare la società di trasporti torinese (prossima al fallimento) Gtt per oltre 60 milioni. La consegna data a Biesuz dall’allora presidente lombardo Roberto Formigoni era di creare una grande società di trasporti che unisse tutto il Nord, il nocciolo della macroregione invocata dai leghisti quando ancora erano indipendentisti. Quell’operazione sfumò solo per l’opposizione di alcuni consiglieri di Fnm che, pur leghisti, si misero di traverso e dall’arresto dello stesso Biesuz. Ora quel disegno egemonico sembra tornare in auge, grazie al tandem Fontana-Gibelli. 

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