sabato 23 marzo 2019

Biesuz, arrestato a Linate l’ex ad Trenord



Giuseppe Biesuz, ex amministratore delegato di Trenord, stava cercando di fuggire a Londra quando è stato arrestato dalla polizia all’aeroporto di Linate, a Milano. Lo scorso luglio il 57enne Biesuz era stato condannato in appello a 4 anni e 9 mesi per truffa, false attestazioni e bancarotta fraudolenta: da allora, fino all’intervento della polizia con la collaborazione dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano alle 13.30 di oggi, risultava ricercato.


Dal giugno del 2008 ha percepito 275mila euro all’anno più bonus (50mila al raggiungimento degli obiettivi). Nel contratto firmato con i vertici di Trenord per ricoprire la carica di direttore generale del gruppo, tra i benefit era prevista anche l’auto aziendale – 1.000 euro al mese di tetto massimo per il leasing, di cui ha sempre beneficiato – oltre ai buoni pasto. Trionfatore del concorso effettuato cinque anni fa, Giuseppe Biesuz, 51 anni, svizzero di nascita ma cresciuto a Belluno, indicato come il candidato ideale dalla Regione a quel posto da numero uno di Ferrovie Nord Milano. Peccato che lui quel concorso non solo non poteva vincerlo, ma nemmeno ci poteva partecipare. 
LA LAUREA FALSA. Nell’anno XIII dell’impero formigoniano — si scopre oggi — il candidato scelto dal Pirellone, Biesuz, la laurea in realtà non l’aveva mai conseguita. Né in economia e commercio alla prestigiosa Università Ca’ Foscari di Venezia — come ancora oggi viene indicato nel curriculum presente sul sito di Ferrovie Nord Milano (Fnm) — e nemmeno in un qualsiasi altro ateneo. E dell’errore si è dimenticato lo stesso Biesuz, quando un mese fa è stato costretto a sedersi davanti al gip Vincenzo Tutinelli per un interrogatorio. Era stato arrestato per una bancarotta da 685mila euro, per aver dilapidato — sostiene l’accusa — le casse della società di cui proprio fino al 2008 è stato amministratore, la Urban Screen. Alla domanda di rito del gip: titolo di studio? Biesuz ha risposto «laureato». Uno dei tanti errori commessi dal manager pubblico tenuto in palmo di mano dalla Regione e solo oggi finito in disgrazia. 
Oltre all’accusa di bancarotta, il pm Sergio Spadaro lo ha perciò indagato per falso. Nei cervelloni delle università italiane il suo titolo di studio non risulta. Interpellata la Cà Foscari, la segreteria su carta intestata risponde che effettivamente il «signor Biesuz era iscritto nel 1983, ma che dall’86 si è trasferito all’Università di Padova: a Scienze politiche». Anche nell’ateneo euganeo, però, lo sfortunato studente Biesuz non sembra aver raggiunto l’agognata meta. Ma non importa, visto che per il Pirellone il suo nome era quello giusto per sparigliare la concorrenza di altri manager e per amministrare la cosa pubblica. Ma le irregolarità, gravi, per questo manager di razza, non finiscono qui. 
I PRECEDENTI PENALI. Il testo unico della Finanza, in difesa dell’etica, impone che una società quotata in Borsa — Trenord è partecipata da Trenitalia e Fnm — debba aver persone specchiate ai suoi vertici. Per capirci, vengono esclusi i pregiudicati. E per garantire questo sacrosanto principio, i manager devono avere il casellario intonso. Biesuz nel giugno del 2008, appena insediato a Trenord, decide di mettere nero su bianco anche questo dettaglio del suo pedigree. Prende carta e pena e garantisce di rientrare «nei canoni di onorabilità richiesti». Firmato: dottor Giuseppe Biesuz. Il requisito, ovviamente, se non rispettato è pena «di decadenza dalla carica». E purtroppo anche in questo caso il signor Biesuz dichiara il falso. Fino al giugno di 2008 la sua fedina penale comprendeva otto condanne (tutte lievi, è bene ricordarlo) — fra i 20 e i 30 giorni di carcere, pena sospesa —  dichiarate a partire dal ‘91 dal Tribunale di Belluno per «omessa denuncia contributiva».
Non sono specificati i casi, è probabile che sia legato alla sua attività in un’azienda locale. Errori di gioventù, si dirà adesso. Oppure: «ma sono passati tanti anni». Certo. Peccato che esattamente un mese dopo il suo insediamento a Trenord, il signor Biesuz ci ricaschi: due anni per bancarotta davanti al tribunale di Genova. Condanna indultata, si difenderà l’interessato. Vero anche questo. Ma che non si cancella dal casellario: in caso di nuovi inghippi giudiziari futuri, il beneficio decade e va ad accumularsi alla nuova condanna. Difficile, scorrendo le carte in mano alla Procura, che gli sviluppi dell’ultima inchiesta che lo coinvolge si possano concludere con un’assoluzione nel merito per quello che è stato, cinque anni fa, per la Regione Lombardia il manager modello da mettere a gestire le Ferrovie Nord di Milano.

Nessun commento:

Posta un commento