lunedì 19 marzo 2018

19 marzo 2018: Anas regala a FS un passivo di due miliardi, mentre le ferrovie italiane si sfasciano progressivamente, sotto lo sguardo intorpidito degli amministratori governativi che lo hanno consentito


Lunedì 19 marzo 2018, il treno 10456 da Cremona per Milano Certosa arriva a Milano Lambrate alle 7:47, con 6 minuti di ritardo che però non fanno saltare le coincidenze per Milano Centrale.
Infatti, le coincidenze sono a loro volta in ritardo.





Di queste, il treno 2160 da Arquata Scrivia delle 7:49 ha 10 minuti di ritardo, ma in stazione gli annunci lo danno in ritardo di soli 5 minuti.

Eppure, l'altra "coincidenza", cioè il treno 2090 da Brescia delle 7:53, pur essendo in ritardo di 5 minuti, arriva e riparte prima di esso.




Oltre che per il ritardo cronico, il treno 2090 si segnala per la sua vergognosa condizione di sovrasaturazione, con passeggeri pigiati a bordo in ogni angolo. E' un evento che si ripete regolarmente da anni, e a cui Trenord, FNM e la giunta della Lega Nord alla Regione Lombardia non hanno mai posto rimedio.





Il treno 10760 da Bergamo per Milano Porta Garibaldi arriva con 13 minuti di ritardo: rispetto alle cancellazioni continue che flagellano questa linea da settimane, è quasi un traguardo.








Il treno 2057 da Milano per Verona accumula 34 minuti di ritardo, di cui 22 minuti solo per raggiungere la stazione di Milano Lambrate. #LombardiaConcreta colpisce ancora.









Nel pomeriggio, il treno 2074 Verona-Milano accumula 38 minuti di ritardo.









Nella serata, i treni sulla linea Milano-Brescia-Verona continuano a subire cancellazioni senza spiegazione, come accade ormai da settimane. Che ne dicono Trenord, FNM, Sorte Alessandro, Maroni Roberto, Attilio Fontana?

Il treno 10924 Brescia-Sesto San Giovanni è cancellato.
Il treno 10925 Sesto San Giovanni-Brescia è cancellato.

Il treno 2079 Milano Centrale-Verona delle 18:25 è cancellato.
Il treno 2084 Verona-Milano Centrale delle 18:25 è cancellato.

Il treno 2093 Milano Centrale-Brescia ha 20 minuti di ritardo (e a causa delle altre cancellazioni, si sobbarca un carico di passeggeri che sfiora la demenza, sia per la tortura di chi è pigiato a bordo sia per l'incapacità stratosferica della dirigenza ferroviaria lombarda che permette queste situazioni).

Il treno 2077 Milano-Verona delle 17:25, per una volta, non è sovraccarico, non è un catorcio e non parte in ritardo.
Ma proprio non può fare a meno di confermare le statistiche del presunto report segreto di Trenord sui propri disservizi trapelato di recente, e infatti arriva a Treviglio con 6 minuti di ritardo. Senza spiegazione.





Sulle linee suburbane Varese-Treviglio e Novara-Treviglio, si segnalano ulteriori cancellazioni.

Il suburbano 23075 Varese-Treviglio è cancellato.
Il suburbano 23086 Treviglio-Gallarate è cancellato.
Il treno suburbano 23073 Varese-Treviglio è cancellato.



Intanto, dai fautori dell'attuale sfacelo delle ferrovie pubbliche italiane, quali Mazzoncini Renato (amministratore delegato di Ferrovie dello Stato) e Delrio Graziano (ministro dei trasporti del governo del competente e credibile Gentiloni Paolo, che ha rinnovato l'incarico di Mazzoncini, con cinque mesi di anticipo, per fare un favore a questo dirigente così spiccatamente fedele alla mania del ponte sullo stretto di Renzi Matteo), giungono altre ottime notizie sull'incombente fallimento verso cui stanno traghettando le Ferrovie dello Stato.
Alla luce dell'ammissione di incompetenza e cialtroneria che segue, non sembra un caso che Mazzoncini lotti per quotare in borsa i treni FrecciaRossa, in modo da consegnarli ai privati: è una prima fase della suddivisione di FS in compagnia buona, da regalare ai privati a prezzo stracciato, e  compagnia cattiva, i cui debiti resteranno sul gobbo dell'erario pubblico. Chiunque riconosca in questa situazione ciò che accadde ad Alitalia per colpa di Berlusconi Silvio, ha azzeccato.
Anas-Ferrovie, buco da 2 miliardi di euro nella maxi-fusione” L’ammissione - L’ad di Fs, Mazzoncini, chiede a Padoan e Delrio un aiuto per la falla che si aprirà con l’operazione decisa a fine 2017
 Il matrimonio Fs-Anas non sta in piedi e Renato Mazzoncini, il capo delleFerrovie che l’ha voluto a tutti i costi, si rivolge a due ministri di un governo politicamente scaduto, Pier Carlo Padoan dell’Economia eGraziano Delrio dei Trasporti, perché in extremis e fuori tempo massimo scongiurino il patatrac. [...]
Mazzoncini vorrebbe la bellezza di 2 miliardi di euro, cifra corrispondente alla mancata svalutazione del patrimonio Anas non ammortizzabile, indicata dal Fatto Quotidiano assai prima che la fusione fosse decisa.
Spalleggiato dall’amministratore Anas Gianni Armani, Mazzoncini ha volutamente messo tra parentesi la realtà contabile e finanziaria della società delle strade facendo spallucce di fronte alle numerose perplessità espresse in più occasioni anche da autorevoli dirigenti del ministero dell’Economia.
Mazzoncini ha voluto bruciare le tappe per concludere la partita a suo modo e prima delle elezioni così da poter contare sul favore del governo amico di Paolo Gentiloni e sull’incondizionato appoggio dell’amicissimo Matteo Renzi.
Tra Natale e Capodanno il capo delle Fs ha celebrato di corsa l’unione con l’Anas e un attimo dopo si è fatto riconfermare dal governo alla guida delle Ferrovie prima del tempo stabilito, a nemmeno cinque mesi dalla scadenza del mandato.
A ruota ha a sua volta confermato all’Anas Armani il quale è stato pure ricompensato con la carica aggiuntiva di direttore generale con annesso stipendio supplementare. 
A distanza di nemmeno tre mesi i guai vengono a galla e Mazzoncini sollecita con un grido di dolore i due ministri a darsi una mossa per correre in suo aiuto.
La fretta è imposta dall’intenzione di mantenere fin che è possibile la spinosa faccenda nell’ambito benevolo del governo Gentiloni e poi da una scadenza precisa: i bilanci Anas e Fs del 2017.
 A termine di legge tra qualche settimana la polvere Anas non potrà essere ulteriormente nascosta sotto il tappeto e la svalutazione di 2 miliardi di euro del patrimonio dovrà essere squadernata nero su bianco.
Anas è stata inglobata da Fs con un patrimonio ufficiale di circa 2 miliardi e 800 milioni di euro, in realtà il patrimonio effettivo era appena tra i 600 e gli 800 milioni 
 Scrive Mazzoncini: la svalutazione Anas “destinata a manifestarsi da subito contabilmente sul valore della partecipazione in Anas e, quindi, sul patrimonio netto di Fs, si rifletterebbe nella impossibilità per quest’ultima società di proporre la distribuzione di dividendi all’azionista Ministero dell’Economia già in sede di destinazione dell’utile di esercizio 2017”. 
Mazzoncini propone infine una soluzione che è priva di copertura finanziaria, che richiede una legge da parte di un governo e di un parlamento insediato (che ora non ci sono), e infine e soprattutto che graverebbe ancora una volta sui conti pubblici, mentre Mazzoncini si ritroverebbe libero di continuare a comportarsi come se FS e Anas fossero due aziende in attivo, con cui giocare irrespomsabilmente al dirigente ambizioso e rampante, privatizzando le parti buone e impegnando il resto in imprese demenzialmente fallimentari.
Come il ponte sullo stretto di Messina, opera che è cara guarda caso a Mazzoncini Renato quanto a Renzi Matteo.

E questo mentre le ferrovie italiane vanno a pezzi, senza che politici inetti e amministratori incapaci quali Delrio Graziano, Gentiloni Paolo e tutta la loro cricca se ne siano mai accorti, impegnati come sono a farsi incantare ancora una volta dalle sirene del liberismo selvaggio, nonchè dalla spregiudicatezza dei progetti deliranti di dirigenti tanto inaffidabili  quanto smodatamente ambiziosi.

Nessun commento:

Posta un commento