mercoledì 13 novembre 2019

13 novembre 2019: dopo l'ennesimo fallimento del trasporto ferroviario della Lombardia, Lega Nord e assessore Terzi continuano a negare ogni responsabilità per una questione che amministrano da decenni con totale incapacità


Il treno 2096 delle 6.21 di ieri per Milano non partiva da Brescia come il solito ma da Romano. Guai a chi vi è salito, però, perché dopo mezz’ora (e senza preavviso) è stato cancellato. A questo punto i viaggiatori hanno dovuto attraversare i binari per riuscire a prendere il 10.741, sul quale però appena dopo la partenza si sono spente le luci, lasciando i passeggeri al buio per tutto il viaggio. Non è andata meglio a chi ha preso il successivo 2054, sul quale c’era la pioggia che filtrava dal soffitto. Intanto a Bergamo per molti è risultato impossibile salire sul treno delle 7.16 perché già pieno. Mentre al ritorno sulla Milano-Verona ci sono stati ritardi per un guasto agli impianti di circolazione. Il top è stato toccato con il 2079 per Treviglio, partito con mezz’ora di ritardo per una «necessaria e improvvisa variazione del turno del personale». 
Sorvoliamo sul solito intervento di Terzi "piangina" Claudia, assessore della propaganda che incolpa Trenitalia, Rfi e "il governo", dimenticandosi di cosa non ha mai fatto la Lega Nord nazionale (neanche una sola interrogazione parlamentare sul comportamento di Rfi e Trenitalia), neppure quando la Lega era il governo.
Terzi omette anche di riportare la quantità inspiegabile di guasti che affliggono i treni "Vivalto" nuovi (acquistati da Regione Lombardia, cioè la Lega Nord) e i treni delle linee suburbane (che per definizione non possono avere più di 15 anni). Questo perchè Terzi sembra essere interessata solo a occultare le colpe di Trenord (organico sottodimensionato da nni; manutenzione al risparmio, ridotta all'osso), spalando tutto il fango su terze parti.

Ribatte dall’opposizione il consigliere regionale Niccolò Carretta: «Su Trenord invece mi sembra si giochi allo scaricabarile sulla pelle dei pendolari. La Regione ha sempre nominato il management di Trenord e ora non può nascondersi dietro a un dito. Manca un anno alla fine del contratto di servizio: si studino nuove soluzioni».
 Aggingiamo che la Lega Nord, tramite Regione Lombardia, da un decennio sceglie la dirigenza di Trenord come quella di FNM: i risultati di tale gestione sono qui da vedere.
Davvero si può scaricare la colpa solo su Trenitalia, Rfi e governo-non-leghista?
Dobbiamo quindi trarne la logica conseguenza, e cioè che Terzi Claudia e la Lega Nord della Lombardia sono totalmenrte impotenti, e quindi inutili? E allora perchè stanno seduti a prendersi uno stipendio solo per lamentarsi? Perchè non si dimettono o conferiscono al "governo" o a Trenitalia l'incarico di gestire il trasporto ferroviario lombardo?

«Viaggio da tre anni ed è sempre peggio — dice Elvezia Gamba, del comitato pendolari di Romano —. Noi comitati portiamo i numeri reali dei disagi ma è come trovarsi di fronte a un muro di gomma. Non ci ascoltano anche di fronte a fatti evidenti come quando segnaliamo che il venerdì sera, quando c’è il picco di viaggiatori, non ha senso sostituire il solito treno con un Vivalto, che ha meno posti».
«C’è un problema serissimo di guasti agli impianti di circolazione — aggiunge Stefano Lorenzi del comitato di Bergamo —. La polemica politica ci interessa poco. Sulla rete Rfi deve rimboccarsi le maniche perché la situazione sta diventando insostenibile. A Bergamo rimane un forte il sovraffollamento per la chiusura della linea via Carnate. Occorrerebbe più riguardo alla composizione dei treni. Invece mancano carrozze anche ai convogli normali. Per assurdo poi si utilizzano i nuovi Vivalto invece dei treni vecchi a due piani che avevano più capacità».
I treni di modello Vivalto, nuovi, sono stati acquistati da FNM, cioè da Regione Lombardia, cioè da Lega Nord.
Non stupisce che l'assessore Terzi Claudia faccia sistematicamente orecchie da mercante su questo argomento. Non può certo inserire invettive propagandistiche contro la Lega, nelle sue interminabili tirate contro Trenitalia, Rfi e il governo-non-leghista.


Trenord è al collasso, sia tecnico che finanziario. A dirlo sono i dati: dal crollo dei livelli di puntualità alle soppressioni dei treni, che continuano a rimanere elevatissime. Per non parlare delle pessime condizioni di viaggio, con molti passeggeri costretti a rimanere in piedi per chilometri – e non solo nelle ore di punta. Il tutto mentre l’azienda dà lavoro a un dirigente su 153 ferrovieri (28 manager e 150 quadri su un totale di 4,3mila addetti).

Il costo del km/treno di Trenord (circa 20 euro a km) è quasi il doppio del costo per km di Trenitalia nelle altre regioni italiane. La puntualità, già scarsa, è passata dall’84% del 2017 al 79% del 2018. Le soppressioni, sempre nel 2018, sono raddoppiate, passando dal 2,5% al 5,1% all’anno, cioè da 20 mila a 40mila treni cancellati ogni anno, quasi sempre senza preavviso.

Con 750mila passeggeri al giorno, infine, la rete lombarda soddisfa meno della metà della domanda potenziale di un’area regionale di analoghe dimensioni: in Baviera, su una rete quasi uguale per estensione, viaggiano 1,8 milioni di passeggeri al giorno. E per questo “malfunzionamento” quotidiano si spendono 900 milioni di euro l’anno, 2,4 al giorno.

Questa intollerabile situazione non è altro che l’esito – purtroppo annunciato – di un’azienda nata per difendere una posizione di monopolio e impedire che nella più importante regione italiana prendesse avvio – come successo invece nel resto d’Europa – un regime di vera concorrenza nel settore del trasporto ferroviario locale.

Trenord (controllata al 50% ciascuno da Ferrovie dello Stato e Regione Lombardia) è nata per iniziativa dell’allora presidente Roberto Formigoni e dall’ex amministratore delegato di Fs, Mauro Moretti. Il primo aveva così la possibilità di mettere mano su un importante “giocattolo” clientelare; il secondo invece evitava le annuali, estenuanti trattative con la Regione per l’erogazione dei ricchi contributi necessari per alimentare gli alti costi d’esercizio dei treni pendolari.

[...]
[...] I costi di gestione in questi anni sono aumentati più dell’aumento dei servizi (km/treno), con una qualità in continua discesa.

In tutta Europa i servizi pendolari hanno cambiato pagina grazie alla messa a gara dei servizi: la Regione Lombardia, al contrario, prosegue con l’affidamento diretto della concessione, in proroga, a Trenord. E come potrebbe fare altrimenti, visto il conflitto d’interessi che la vede sia programmatore dei servizi ferroviari (e delle frequenze dei treni su ciascuna linea), sia compratore dei servizi, sia socio dell’azienda che gestisce tali servizi?
[...] una trentina di comitati sulle 25 linee gestite da Trenord. Sui social spiccano le proteste quotidiane e le denunce di disservizi di ogni tipo: si registrano i ritardi, le soppressioni in tempo reale e da un po’ di tempo si contano anche i reclami scritti, che hanno raggiunto la cifra di 500 al giorno.

Nel frattempo, tra i due soci dell’azienda continuano a volare gli stracci, aggravando le conseguenze che i passeggeri sono costretti a subire. Da un lato Trenitalia è accusata di aver portato in dote treni vecchi; dall’altra è Trenitalia ad accusare Trenord di aver voluto il comando della gestione con la nomina dell’amministratore delegato e la scelta dei vertici manageriali. A fare da tramite tra l’assessore regionale Claudia Terzi e Trenord c’è, o ci dovrebbe essere, la holding Fnm, che ha per statuto “funzioni di direzione e coordinamento strategico-operativo per tutte le società controllate”.

Un coordinamento che risulta del tutto latitante. Fnm, quindi, che ruolo ha? Serve solo a gestire un fondo pensioni complementare e il circolo ricreativo aziendale? A elargire consulenze a go-go, come quella data a Gianluca Savoini? O non è forse giunto il momento che si occupi della grave situazione delle ferrovie lombarde? Quanto al Gruppo Fs, per quanto ancora vuol continuare a tacere sulle indagini aperte dalla magistratura su Rfi e su Trenord?



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