martedì 18 settembre 2018

17 settembre 2018: studentesse puzzolenti su treno puzzolente per un tormento aggiuntivo ai supplizi inflitti dall'incapacità di Trenord

17 settembre 2018.
Cosa c'è di peggio di una laureanda in agronomia che coltiva un pomodoro per la tesi, soffre di alitosi e di logorrea spinta, incapace di tacere per più di trenta secondi durante un viaggio della durata di trenta minuti, e dotata di una retorica così raffinata da sapersi solo produrre in meravigliose locuzioni come "ero mega di fretta", oppure "sono megacorsa di qua e di là"?
C'è una laureanda in agronomia con dette caratteristiche, ma accompagnata dalla sua amica dotata di un ancor più misero vocabolario (infatti il Grand Canyon le sembra Gardaland, ma comune è un posto... "grandissimo", riesce a produrre dopo un grande sforzo cerebrale), e soprattutto la cui diaforesi produce un afrore spaventoso che costei provvede a diffondere sollevando con frequenza le braccia, in modo che le maniche corte ne consentano il transito dalle ascelle al resto del treno.

Il problema è che da queste due egocentriche e viziate rappresentati della modernità non c'è scampo: e non solo perchè costoro proseguono imperterrite a ciarlare senza sosta, infischiandosene del fatto che non tutti possono vivere come studenti, cioè viaggiando di qua e di là, "studiando", divertendosi, uscendo a cena, andando in gita, vedendo gli amici, spettegolandosi alle spalle, ridendo, frequentando corsi dove si fanno scherzi, e così via di spensieratezza pagata dai genitori. E non solo perchè costoro sono troppo prese da loro stesse per capire che magari alcuni esseri umani devono lavorare tutto il giorno, e la sera, sul treno dei pendolari che li riporta a casa stanchi e forse amareggiati, gradirebbero chiudere gli occhi e riposarsi. 
No, il guaio è costituito da Trenord, l'azienda incapace di erogare il servizio per cui è stata costituita: l'azienda che doveva essere il modello del vincente federalismo del Nord Italia, l'azienda a dirigenza accuratamente scelta dalla Lega Nord, l'azienda che è pagata per gestire il trasporto ferroviario pubblico nella vantatissima #LombardiaConcreta, e si rivela invece ogni giorno incapace di erogare anche il servizio minimo nelle ore di punta dei pendolari.
Caso in esamente: treno 2077 delle 17:25 Milano-Verona.
Da anni, e ribadisco anni, questa corsa  è satura di pendolari lavoratori, turisti, gente che si sposta fino a Verona con bagagli di ogni dimensione, e inevitabilmente stusenti.
Da anni, e ribadisco anni, i dirigenti di Trenord sono incapaci di programmare un numero di corse treni adeguati al flusso dei viaggiatori, che infatti si ritrovano stipati in carrozze di capienze insuffciente.
Da anni, e ribadisco anni, l'azienda FNM (di proprietà di regione Lombardia, e infarcita di dirigenti leghisti) è incapace di acquistare treni con motrici dalla potenza sufficiente per trainare un numero di carrozze adeguato all'afflusso dei passeggeri.
Per anni, l'incapacità della Lega Nord di Maroni Roberto ha generato lo sfacelo in cui ci troviamo adesso.
#LombardiaConcreta
Il 17 settembre 2018 non è diverso dagli altri giorni: il treno 2077 si presenta con lo strombazzato nuovissimo convoglio Vivalto messo in pista nel 2017, e comprato da FNM (per conto della Lega Nord di Maroni Roberto) con denaro pubblico; il treno ha solo cinque carrozze, che si riempiono in poche decine di minuti, e costringono i passeggeri a sostare nei corridoi, nei mezzanini, sulle scale, ovunque, occupando sedili e spazio di transito con bagagli di ogni genere (perchè i Vivalto non sono progettati per le tratte lunghe; sono treni suburbani, a dir tanto, e non contemplano spazio per i bagagli, ma evidentemente i dirigenti Leghisti di FNM sono incapaci di simili valutazioni durante l'acquisto, e i dirigenti leghisti di Trenord sono incapaci di tali valutazioni durante il collocamento dei convogli sulle tratte che devono gestire).

E con il treno così saturo, è impossibile allontanarsi dalle due lauraende in agronomia blatero-puzzanti ansiose di sbandierare a tutti i loro meschini fattacci privati. Se almeno comprassero un vocabolario.

Il treno 2077 arriva a Treviglio con 5 minuti di ritardo, e chi scende a questa fermata si rende conto del motivo molto in fretta, grazie a un acre fetore non tanto diverso da quello della studentessa diaforetica: è infatti il pungente tanfo che promana da un treno che ha viaggiato con i freni che facevano attrito contro le ruote (cosa che di solito prelude a soffocanti nubi di fumo nelle carrozze o incendi).

Treno 2074 Verona-Milano: all 18:50, sul sito My-Link di Trenord, il treno viaggia come "straordinario", ma alle 17:20 in stazione Centrale, sugli schermi di RFI c'è scritto "cancellato".





Treno 2076 Verona-Milano: 25 minuti di ritardo. Per ora.









Treno 10917 Milano Greco Pirelli-Brescia: 22 minuti di ritardo.









Quali aggiornamenti compaiono sul sito di My-link, gestitito da Trenord, riguardo a tutti questi disservizi e alle loro cause?
Nulla: si parla solo del 2076 Verona-Milano che ha un ritardo di 27 minuti causa "attesa del treno corrispondente".
E perchè mai il treno 2076 deve attendere il treno corrispondente prima di partire? Motivi tecnici? Viabilità?
Da una pendolare che scrive sulla pagina Facebook dei pendolari di Romano di Lombardia risulta che la causa sia un'altra: manca il capotreno per il 2076.
E dov'è mai questo capotreno?
Sta viaggiando sul detto treno in ritardo, perchè Trenord ha un organico così sottodimensionato da così tanti anni che i disservizi stessi generano altri tipi di disservizi, in maniera esponenziale.
Perchè l'azienda Trenord è stata gestita in maniera così inetta da restare senza il minimo personale necessario? Lo spiega il comitato pendolari nel descrivere le cause del fallimento di Trenord.
Chi è l'amministratrice delegata di Trenord che ha condotto l'azienda a questa situazione? E' Farisè Cinzia, la quale si occupava di uniformi del personale, vendita online di corsi d'inglese e altre promozioni conto terzi, e non aveva la minima idea dello stato in cui versava l'azienda, e adesso vuole un milione e cinquecentomila euro di buonuscita.


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