giovedì 13 settembre 2018

Per aver portato Trenord ai grandi successi attuali, l'amministratrice uscente Farisè vuole un milione e mezzo di euro

Mentre Fontana Attilo continua disperatamente a evitare di evidenziare che Trenord è stata gestita da una dirigenza in quota Lega Nord, spudoratamente Maroniana, e altrettanto valida, come si vede dai risultati, l'azienda FNM continua a pensare al tornaconto altrui, procedendo con l'acquisto di treni modernissimi, senza che nessuno dica una parola sulla mancanza di personale per gestirli, e di personale adeguatamente formato per manutenerli. Basta vedere la regolarità con cui i "nuovissimi Vivalto" dell'ex assessore Sorte e di FNM si guastano, senza nessun tentativo efficace di prevenzione, per capire questo paradosso.
Ma i mandanti politici di dirigenti insediati nelle poltrone (impoltronati) per meriti solo politici sono costretti a fingere di non rendersene conto.

Per un riepilogo dettagliato  di come si è arrivati al collasso di Trenord: Il fallimento di Trenord spiegato da un comitato pendolari.

Nella farsa che da anni viene portata avanti dalla Lega Nord nella regione Lombardia, mantiene una posizione defilata l'amministratrice delegata di Trenord, Farisè Cinzia, che fu scelta da Maroni Roberto per affondare Trenord.
E che ora, a fronte di questo grandioso risultato sotto gli occhi di tutti da mesi e mesi, reclama per sè una buonuscita di un milione e cinquecentomila euro.
E il presidente di FNM, nominato da Maroni Roberto, garantisce che non avrà più di cinquecentomila euro. 
Sempre per aver rovinato Trenord: avrei potuto farlo io per la metà di quella cifra, se la Lega Nord mi avesse contattato.



Ricordiamo le chiarissime dimostrazioni di competenza e consapevolezza che Farisè ci ha elargito negli anni, e che testimoniano la qualità del suo lavoro.
1) Mentre il declino di Trenord, da tempo su una strada catastroficamente in discesa, accelerava verso il disastro gestionale del 2018, Farisè accusava informazione e pendolari di mettere l'accento solo sui pochissimi treni in ritardo.
2) Dichiarazione esemplare della sostanza dell'operato di Farisè e: «il nostro vestito comunica l'azienda, perchè un viaggio su Trenord non è un viaggio ma una customer experience». I treni in ritardo, guasti, eccetera, invece, non comunicano niente. Ma forse è meglio dirlo in Magic English?


Farisè, che è una dirigente del gruppo Fnm tratta per la sua buonuscita. Pari a non più di circa 500mila euro, secondo i legali della Regione, stando ai parametri previsti dalle normative vigenti.

Molto di più, indiscrezioni parlano addirittura di oltre 1,5 milioni di euro per l'ormai ex numero uno di Trenord, scelta nel 2013 da Roberto Maroni per tentare di far uscire dal caos dei continui ritardi e delle cancellazioni delle corse dei pendolari, che da anni sono il tallone d'Achille della società finora a metà tra le Ferrovie dello Stato attraverso Trenitalia e la Regione con il gruppo Fnm. Da settimane infatti la Farisè avrebbe puntato i piedi. Minacciando di adire le vie legali e invocando anche un danno d'immagine con allegata richiesta di risarcimento dopo i ripetuti attacchi alla sua gestione da parte dei vertici della Regione. Non è un mistero, infatti, che in diverse occasioni, sia il governatore Fontana che l'assessora regionale ai Trasporti Claudia Terzi avevano preso le difese dei pendolari e chiesto a Trenord un'inversione di rotta.
La spudoratezza e la faccia tosta di Farisè sono senza limiti.
Osa parlare di "danno d'immagine" causato dagli attacchi dei vertici di regione Lombardia, che non l'hanno MAI nominata, e hanno sempre rigirato la questione facendo sembrare che la colpa fosse tutta e solo di Trenitali.
Osa parlare di "danno di immagine" causato da altri, quando è l'effettivo sfacelo dell'azienda dopo anni della sua gestione incapace.
Osa parlare di "danno di immagine" causato da altri, quando lei era la prima a dedicarsi a questioni frivole, insensate e demenziali (uniformi dei capotreno, vendita online di assicurazioni) mentre l'azienda sprofondava nel disservizio, perdeva personale, scorte di ricambi, convogli, e si precipitava verso il baratro.
Osa parlare di "danno di immagine" causato da altri, quando lei era la prima a comportarsi come se l'azienda funzionasse benissimo, negando l'oggettività dei dati negativi riportati dai pendolari, e dimostrandosi distaccata dalla realtà quando la dirigenza del PD dai cittadini italiani.
Osa parlare di "danno di immagine" dopo aver devastato le esistenze di migliaia di lavoratori pendolari lombardi, flagellati ogni giorno da ritardi, guasti, confusione, prigionia sui treni, mentre tentavano di recarsi al lavoro, o di tornare a casa esausti, e venivano anche presi a pesci in faccia dal personale di Trenord e dalle forze dell'ordine.
Farisè ha il coraggio di intascare almeno cinquecentomila euro per essersi dilettata con vestititi e vendite online, mentre Trenord si sfasciava sotto gli occhi di tutti, mentre le vite dei pendolari erano un inferno quotidiano, e comunque si lamenta di essere stata messa in cattiva luce dagli stessi padrini politici che l'hanno piazzata su quella poltrona. Lei, scelta da Maroni Roberto, lo stesso tizio che alla sua amante Paturzo scriveva messaggi telefonici da adolescente ritardato come "Bacini everywhere". Lei, l'eredità positiva che Maroni ha lasciato alla Lombardia, secondo Fontana Attilio.


Siccome la Lega Nord e i suoi amici non si sono resi abbastanza ridicoli, Fontana Attilio si impegna per confermare l'immagine di competenza, coerenza e dignità della Lega Nord. Lo stesso tizio che si rifiuta di riconoscere che Trenord è stata portata a questo punto da una persona scelta da Maroni, e che affermava che quella di Maroni è un'eredità positiva da non toccare, ora si appresta a eliminare proprio l'azienda federalista per eccellenza di Trenord. Complimenti: sembra di vedere il PD di Renzi Matteo che vuole cambiare nome per fregare i consumatori elettori.

REGIONE «Trenord ci sarà sempre, ma dato che non un è brand di così grande successo penso che cambieremo nome». Così giovedì il governatore della Lombardia Attilio Fontana è tornato a parlare (a Telenova) del nuovo assetto della società dopo il divorzio tra Fnm e Trenitalia. «

«Negli accordi che abbiamo raggiunto c’è l’impegno da parte di Fs di immettere subito sulla loro rete treni più funzionali, in cambio la Regione darà treni più efficienti».
Fontana è poi tornato su un vecchio cavallo di battaglia maroniano, la promessa cancellazione del bollo auto: «Sarà la prima tassa che taglieremo», ha detto, ma bisognerà attendere il «momento in cui verrà approvata la legge sull’autonomia e noi avremo qualche risorsa in più e tramite quelle risorse, la prima cancellazione sarà la tassa sul bollo auto». Insomma, il bollo per adesso resta.

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