Lunedì 16 e Martedì 17 Novembre, non ci sono disagi ferroviari rilevanti: solo ritardi di 5 minuti, treni incredibilmente affollati con passeggeri stipati.
C'è quindi agio di commentare il numero 3 della rivista gratuitas #NOTE FS in regione, con copertina dedicata a una certa Giusy Versace, che non si sa bene cosa c'entri con i treni, o con lo slogan "il piacere di accompagnarvi". (E ancora ci chiediamo: ma chi paga?)
Nell'inserto centrale, che magnifica i nuovi treni regionali invisibili, si insiste anche sulle meraviglie della rinnovata Stazione Centrale di Milano, di cui viene mostrata la piantina.
Si comincia con la "galleria delle carrozze", al piano terra: alle due estremità, la galleria ha lo scopo di dare accesso alla stazione interna; nel suo spazio, transitano i passeggeri, sia in andata che in uscita.
Si tratta di flussi di passeggeri, abbondanti in entrambe le direzioni.
Chi ha ristrutturato la stazione, ha fatto in modo che in questi stessi spazi arrivi anche il flusso di passeggeri della metropolitana; c'è infatti l'uscita di una scala mobile che giunge dal sottosuolo, a condurre in queste due aree laterali.
Dopo aver quindi incanalato due flussi doppi in questi spazi, cosa hanno fatto i progettisti del rinnovamento razionalizzato?
Hanno occupato quasi completamente questi spazi con tre enormi gabbiotti dalle pareti trasparenti, nei quali collocare negozi di capi d'abbigliamento e altri oggetti fondamentali per chi si reca a prendere un treno.
Come risultato, i flussi di passeggeri ora creano un ingorgo instabile di gente che proviene da direzioni opposte, non riesce a defluire e si scontra nell'angusto spazio circostante i gabbiotti, e cioè l'unico rimasto per transitare (a meno che non si sappia volare o superare edifici con un balzo).
Questo ingorgo continuo non interessa a nessuno dei progettisti: l'importante in una stazione ferroviaria, infatti, non è la fruibilità per il passeggero, ma vendere, vendere, vendere.
La scala mobile che dall'atrio principale conduceva direttamente al primo piano è stata dimezzata. Con la scala attuale, si arriva a metà strada; poi bisogna spostarsi sulle scale classiche laterali (e quindi a che serve quella mobile?), oppure immergersi nel labirinto interno del centro commerciale, dove percorerre lo stesso tragitto richiede il doppio del tempo.
Che senso aveva, si saranno chiesti gli astuti progettisti del rinnovo della Stazione Centrale, una scala mobile che porta il passeggero direttamente dove deve andare, e cioè all'ingresso dei binari?
Nessun senso, naturalmente. Il passeggero non va in Stazione per giungere rapidamente ai treni: ci va invece per passare il tempo a guardare le vetrine di n-mila negozi, sacrificando la propria esistenza sull'altare della divinità del consumismo demente.
(In effetti, coi ritardi a sorpresa che fioccano ogni due giorni, ce n'è di tempo da perdere per chi arriva in Stazione Centrale in orario).
E questo spiega anche le nuove, interminabili passerelle mobili inserite nella struttura della stazione: disposte su tre livelli, sono collocate ortogonalmente rispetto al senso di marcia del passeggero che vuole raggiungere il treno. Si entra in Stazione, si continua a percorrerle per lunghi minuti, e si avanza di esattamente zero metri verso i treni. Cambia il piano a cui ci si trova, ma si è sempre in mezzo ai negozi.
Questo perchè la logica di GrandiStazioni è quella di convincere il passeggero a fare compere, trasformando la Stazione in un altro, utile centro commerciale. Perchè all'esterno della Stazione di Milano Centrale, lo sanno tutti, c'è il deserto: niente negozi nel raggio di centinaia di chilometri.
D'altra parte, che altro può fornire una Stazione a un passeggero? I treni non ci sono mai, tra scioperi, ritardi e guasti alle motrici e materiale rotabile assente. Prendetevi quindi i negozi. Magari ne trovate uno che vi trasporta a destinazione.
E non dimentichiamoci dei guasti all'impianto elettrico (o simili) che si verificano in Stazione Centrale, paralizzando i treni stessi: per ristrutturare negozi e scale mobili in nome del commercio, c'erano fondi come se piovesse; per la manutenzione delle infrastrutture fondamentali per il funzionamento del trasporto ferroviario, invece, si va al risparmio, e i guasti ce lo ricordano a ogni cambiamento climatico. Tanto, chi vuoi che vada in Stazione per prendere un treno?
Nella galleria centrale al primo piano, sono presenti "totem" con gli orari dei treni in partenza, oltre a "schermi" di varie dimensioni, visibili anche da lontano. Sembra una cosa intelligente, se non fosse che li stanno adesso spostando sulla parete opposta a quella verso cui i passeggeri in partenza si dirigono. In altre parole, quando si entra nella galleria, bisogna torcere la testa di 180 gradi per vedere le informazioni sui treni in partenza.
Quando finalmente si accede alla galleria dei binari, che fine hanno fatto i grandi schermi con le informazioni sui treni in partenza?
Non ce ne sono più. Nel luogo dove si ammnssa la maggior parte dei passeggeri in partenza, le informazioni a loro necessarie non sono visibili.
O meglio, lo sono solamente su alcuni totem con piccoli schermi ad altezza d'uomo. Il che significa qualcosa di ovvio a tutti, tranne che ai progettisti della Stazione rinnovata: significa che la folla si assembra davanti a questi schermi, e bastano poche decine di persone per precluderne la vista a tutti gli altri. E' per questo che servono grandi schermi sopraelevati, come quelli che si trovano nella galleria centrale.
Dulcis in fundo, sul lato destro della galleria centrale c'è l'accesso al secondo piano. Tramite scala a chiocciola.
Al secondo piano si trova infatti la più grande farmacia della zona. Chiaramente, una farmacia deve essere posta in cima a una scala fissa, senza ascensori o scale mobili. L'accesso diretto alla farmacia, come accadeva prima della ristrutturazione, non è più contemplato.
E' noto infatti che, in una stazione ferroviaria, difficilmente chi si reca in farmacia avrà con sé pesanti e ingombranti bagagli. Ma, soprattutto, è anche noto che chi va in farmacia è in perfetta salute, e non ha motivo di preoccuparsi di barriere architettoniche come le scale fisse. Anzi, chi va in farmacia può raggiungere il secondo piano senza neanche salire le scale: basta spiccare un balzo, come per superare i gabbiotti all'ingresso.
Una volta in Centrale ho incontrato una ragazza spagnola che mi ha chiesto se sapevo dove fossero i treni: <> ho risposto.
RispondiEliminaMa non hai risposto nulla.
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