venerdì 4 dicembre 2015

I saltuari del fine settimana e gli investimenti mirati di FS

Giovedì 3 Dicembre 2015, il treno 10456 parte da Treviglio in orario, ma si ferma nel mezzo della campagna, senza spiegazioni, arrivando in ritardo di 5 minuti a Milano Lambrate.
A Lambrate, anche il 2160 è in ritardo di 5 minuti, per cui poco importava che il treno 10456 fosse in ritardo o meno. Sul binario 12 della stazione, il "tabellone elettronico" collocato nella zona dove il treno si ferma effettivamente, non funziona. Funzionano gli altri due tabelloni, quelli collocati così lontano che nessun pendolare si azzarda a spostarsi fin là per verificare che il treno in arrivo sia quello giusto.

Venerdì 4, a Treviglio il treno delle 7:02 per Milano Centrale ha un ritardo di 40 minuti, dovuto però a un'automobile abbandonata sui binari presso la stazione ferroviaria di Calcio.

Nessuna motivazione, invece, per il 10456, che parte in orario, ma ha il riscaldamento regolato al minimo, le carrozze raffreddate dagli spifferi, si ferma (insieme a un Passante) in mezzo alla campagna, prima di Cassano, e riparte con una lentezza che gli fa accumulare 10 minuti di ritardo. Il 10456 arriva a Milano Lambrate così tardi che bisogna attendere le 8:03 per un treno che porti a Milano Centrale, aumentando ulteriormente il ritardo generale accumulato nel pur semplice viaggio da Treviglio a Milano.

Al ritorno, il 2105 che parte da Milano Centrale accumula 9 minuti di ritardo, che a Treviglio vengono fatti passare per 5 minuti.

Il peggio però è la quantità di passeggeri che lo affolla, stipati in piedi in ogni spazio disponibile, con bagagli (enormi) di tutte le dimensioni e forme parcheggiati ovunque.
L'illuminato presidente di Ferrovie Nord Milano li chiamerebbe "passeggeri saltuari", e ha avuto bisogno di commissionare un costoso sondaggio a una società esterna per accorgersi della loro esistenza.
Eppure basterebbe che Trenitalia/Trenorf/FS contassero effettivamente i passeggeri che prendono i loro treni, per individuare le corse che risultano inadeguate per capienza e frequenza. Invece, no, FNM preferisce eseguire un vago sondaggio che non dà certo indicazioni sulle fasce orarie più affollate, o sulle corse inadeguate alla richiesta.
Ciò che al presidente di FNM sfugge, comunque, è che questi "passeggeri saltuari" si recano in stazione anche con 20 minuti di anticipo, rispetto alla partenza del treno, ma non per fermarsi nei negozi a comprare vestiti o bere aperitivi.
No: lo fanno per trovare un posto a sedere su un treno come il 2105, che nella sera del venerdì si riempie all'inverosimile, in quanto, oltre ai pendolari, deve anche trasportare i numerosi "passeggeri saltuari" che tornano a casa per il fine settimana, oppure partono per le vacanze.
Ebbene sì, signor presidente di FNM: alla maggioranza dei suoi "passeggeri saltuari" non importa nulla di nulla di avere negozi in stazione. Ciò che vuole, quando si reca in stazione, è salire subito un treno su cui sia possibile sedersi senza dover arrivare con ore di anticipo, e senza dover magari litigare con altri passeggeri; ciò che vuole è viaggiare con un minimo di dignità, e non trascorrere 30 minuti al freddo, in piedi, stipata tra altri passeggeri altrettanto scomodi, col treno fermo per motivi inspiegati in mezzo alla campagna.
In poche parole, i passeggeri saltuari vogliono esattamente ciò che vogliono i pendolari: un servizio di trasporto ferroviario pubblico che funzioni.
Dei negozi, non importa nulla a nessuno.
Dei sondaggi, ancora meno.
Ma, forse, per un dirigente iperstipendiato, è troppo difficile capire che ciò che serve è quantificare la frequenza della sproporzione tra numero di passeggeri e posti liberi su determinate corse, tramite strumenti statistici oggettivi.

I due articoli di MetroNews del 4-12-2015 qui allegati individuano involontariamente le cause di questo disagio quotidiano che sembra esistere solo nella mente della "minoranza pendolare dei passeggeri", illustrando la realtà schizofrenica che separa la dirigenza e gli utenti del trasporto ferroviario.
Quest'ultimo dovrebbe essere innanzitutto un servizio che permette ai cittadini di viaggiare con spesa ridotta e che evita un aggravamento dell'inquinamento atmosferico. Per chi lo gestisce, dovrebbe essere quindi una nobile missione. Invece, prima dei diritti e della salute dei cittadini (tutti, anche quelli che non usano il treno), viene il profitto.
Trenitalia e Trenord hanno il 90% del mercato del trasporto su ferro, per cui bisogna espandersi altrove. Poco importa all'amministratore delegato di FS, Renato Mazzoncini, in quale modo sia detenuto questo 90% del mercato, e quale sia la qualità dei servizi forniti.
Meglio investire altrove, per fare profitti, invece che investire per far funzionare davvero la struttura ferroviaria attuale.

Il ministro Graziano Del Rio continua a vivere nel suo roseo mondo fatato, popolato da unicorni e rane magiche, dove tutti sono gentili e onesti e buoni, e dove tutto va sempre nel migliore dei modi. Del Rio garantisce infatti che la privatizzazione di FS potenzierà il sistema ferroviario e rimetterà al centro il passeggero. Come no, funziona sempre così, con le privatizzazioni: l'utente ottiene immancabilmente una totale tutela dei suoi diritti, e non viene lasciato a se stesso in una marea di società che appaltano e scaricano le colpe finchè alla fine non paga più nessuno, tranne l'utente stesso.
Complimenti a Del Rio per la sua lucidità e capacità di analisi rara. Anzi, ma quale capacità di analisi: è proprio la sua attitudine a prendere atto della realtà che ci meraviglia.

Sempre su MetroNews, comunque, un articolo di Maurizio Guandalini fa da contraltare alla frenesia investitrice di Montgomery Mazzoncini e all'ottimismo di Pollyanna Del Rio.
La situazione del servizio ferroviario per Mantova (capitale della cultura 2016) è esemplare dello sfascio perenne in cui versa l'intera struttura di Trenord/Trenitalia/FS.
Nella realtà dei fatti, già adesso, i treni non ci sono, oppure sono impresentabili. E' qui che FS dovrebbe investire, per fornire davvero il servizo dichiarato. E' qui che Del Rio dovrebbe guardare, per rendersi conto che l'intervento necessario non è la privatizzazione, ma il ritorno del servizio ferroviario a essere un servizio pubblico, ad avere la missione di servire i cittadini, abbandondando l'ossessione di far soldi a tutti i costi per attirare (e arricchire) gli investitori privati (a scapito dei cittadini, i soldi delle tasse dei quali comunque continueranno a finanziare un servizio sempre meno pubblico e sempre più schifoso).

Forse sarebbe ora di dirlo, che FS/Trenord/Trenitalia macinano profitti e controllano il mercato senza averne diritto, perchè almeno nell'ambito del trasporto pubblico, il loro guardagno deriva da una gestione al risparmio più totale su veicoli, carrozze, infrastrutture, manutenzione. In poche parole, guadagnano perchè si tengono i soldi pubblici invece che spenderli per il servizio.

Quanto da me affermato non è vero? E chi me lo garantisce?
Dovrebbero pensarci il ministro dei trasporti, come anche l'assessore regionale dei trasporti, ma entrambi sono invece impegnati a compiacere FS/Trenord/Trenitalia, recitando ogni volta il loro mantra sul migliore dei servizi possibili e ignorando la realtà riportata quotidianamente, e ovunque, da viaggiatori sempre più stanchi.

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