mercoledì 1 novembre 2017

Farisè Cinzia di Trenord lancia le offerte per i non pendolari, cioè i passeggeri del futuro. Ma solo se sono abbonati. Prego?

Nella serata di martedì 31 ottobre 2017, alla stazione di Milano Lambrate, il treno 10917 delle 17:22 da Milano Greco Pirelli per Brescia si presenta con carrozze a un solo piano, già pieno di passeggeri, La massa di passeggeri che sale a queste fermata lo rende saturo. Siccome si tratta della fascia oraria in cui lavoratori e studenti ritornano a casa, è stupefacente assistere ancora una volta alla dimostrazione dell'inettitudine della dirigenza di Trenord e FNM, e della miserabile inadeguatezza del servizio pubblico che dovrebbero fornire in qualità di aziende monopoliste del trasporto regionale della Lombardia, a completo controllo pubblico, e abbondantemente finanziate da denaro pubblico.
Il treno accumula poi un ritardo di 9 minuti: viene infatti "messo in buca" tra le stazioni di Lambrate e quella di Pilotello, per dare la precedenza a due treni dell'Alta Velocità.
E io che credevo che l'inadeguatezza del treno 2077 Milano-Verona delle 17:25 fosse un caso isolato, date le continue dichiarazioni di senso opposto alle mie osservazioni, rilasciate da esponenti e amici e alleati della Lega Nord le cui mani gestiscono in autonomia le risorse dedicate al trasporto ferroviario italiano. A proposito, il treno 2077 ha 6 minuti di ritardo, per un motivo non pervenuto. A Treviglio, il treno 10482 da Cremona arriva con ritardo di 24 minuti, e questa volta la causa è nota: l'ennesimo passaggio a livello guasto, evento che sulla vecchia linea a un binario di Cremona accade con impressionante regolarità (chissà chi è che ne gestisce la manutenzione?).

Mentre osservo i passeggeri del 10917, assiepati in piedi nei corridoi e nei mezzanini, mi chiedo se siano loro i destinatari  dei nuovi progetti di Trenord e FNM, espressi dall'AD Farisè Cinzia, e bovinamente riportati senza alcun ragionamento da un pennivendolo di Repubblica:
Corsi di inglese con sconti per gli abbonati al treno, e da seguire, perché no, anche durante il viaggio. Promozioni per la spesa online con consegna a domicilio, magari da prenotare tra una fermata e l'altra del regionale e da ritirare una volta arrivati a casa.
"Perchè no", vorrei dirlo io a questo scribacchino-zelota: perchè la mattina mi sono alzato prima dell'alba per prendere un treno e fronteggiare gli inevitabili ritardi, e quindi casco dal sonno; perchè la sera sono esausto, dopo una giornata di lavoro, e devo lottare con altre persone nelle stesse condizioni per riuscire a sedermi. Veda un po' lui, "perchè no". Ancora piiù grottesca è la frase sulla spesa da prenotare "tra una fermata e l'altra": intende dire che l'azienda Trenord vuole prendere i passeggeri per disperazione, quando ne "mette in buca" il treno, facendolo sostare senza spiegazione, anche per decine di minuti?
"I treni diventeranno leader incontrastati dell'ecosistema della mobilità non solo se continuerà a trasportare da A a B - dice Cinzia Farisè, l'ad di Trenord - ma se saprà gestire la qualità del tempo che i cittadini trascorrono in movimento".
A parte la concordanza del verbo sconosciuta a Farisè Cinzia (o al giornalista?),ecco il mio suggerimento: provate a ridurre la quantità di tempo per coprire tragitti ridicolmente brevi, invece che confondere le idee riguardo alla qualità del tempo.
Cosa intende, infatti, Farisè, con qualità?
Come? Creando un nuovo business, quello del tempo in cui - ha detto l'ad nell'ultimo Expo Ferroviaria - "si sviluppano convergenze e nuove e conseguenti opportunità di crescita". Insomma per i vertici dell'azienda lombarda non basta più semplicemente trasportare i viaggiatori, ma a bordo dei convogli va creato un ambiente tecnologico e ricco di servizi da poter sperimentare. Le prime due idee, con i corsi di inglese e la spesa, sono già partiti.
Ecco cosa intende Farisè per qualità: trattare il viaggiatore pendolare come un consumatore, e condizionarlo psicologicamente a credere che "qualità" si traduca in "acquisto di beni e servizi", senza i quali si vive malissimo. Beni e servizi superflui, oppure ottenibili in molti altri modi, anche senza che l'azienda pubblica Trenord metta le proprie strutture e risorse (che, ribadisco, sono un bene pubblico) a disposizione di questa o quella azienda privata, in nome del loro profitto.
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Ed ecco quindi ribadito, per la seconda volta, che questi servizi sono pensatii per chi si serve di un "abbonamento" di Trenord. Rispondiamo a un semplice quesito: chi è che compra un "abbonamento?
Semplice: un pendolare.

E infatti, cosa ci raccontano subito dopo Farisè e il pennivendolo di Repubblica?
Forte dei dati di una recente ricerca commissionata da Trenord agli istituti Irteco e Pragma in cui è dimostrato come solo il 50% di chi viaggia con Trenord prende il treno tutti i giorni. "Ciò significa due cose - dice Farisè - domani il 50% dei nostri clienti cambierà rispetto a quelli portati oggi.
Come ho già detto in diversi commenti precedenti, sin da quando Gibelli Andrea di FNM parlava dei suoi discutibili sondaggi sulla composizione dei passeggeri del trasporto regionale, la "dimostrazione" che i pendolari siano una fetta irrilevante del trasporto è a dir poco capziosa e basata su fondamenti che deliberatamente non vengono resi noti.

La spettabile Farisè potrebbe chiarire i dettagli della frase "prendere il treno tutti i giorni"? Un passeggero quante volte deve prendere il treno in una settimana, perchè lei lo classifichi come "pendolare"? Cinque? Quattro?
Non è forse l'acquisto dell'abbonamento, la vera discriminante? Perchè Farisè e le sue agenzie non rendono noti i dati relativi agli abbonamenti, ai biglietti e alle dimensione dei flussi di passeggeri nelle diverse fasce della settimana (quelle ben note a tutti, ma che lei non cita mai: dal lunedì al venerdì, sabato e domenica, e gli orari di punta dei pendolari)?

Ma seguiamo l'esposizione di Farisè:

La parola clienti non è usata a caso. L'ad vuole abbandonare l'etichetta di "pendolari". Secondo la ricerca di Trenord a bordo dei treni non ci sono più solo i pendolari.  Il cliente medio si sposta nel 28,6% dei casi per motivi di lavoro abituale, mentre il 20,5% sono i viaggi per affari o impegni di lavoro, in coerenza con l'aumento dei lavoratori autonomi e liberi professionisti. Nel 22% dei casi gli spostamenti sono per studio, mentre i viaggi di piacere riguardano il 16,6% dell'utenza e quelli per questioni personali il 9,8%.
E ora poniamoci la domanda cruciale: e quindi? Perchè ce lo stai dicendo? Perchè devi "abbandonare l'etichetta di pendolari", e perchè lo vuoi fare con ragionamenti capziosi?

E ancora:  se per Trenord non esistono i pendolari, allora perchè l'azienda  propone vendite "vantaggiose" di servizi online solo a chi ha comprato un abbonamento?

E chiediamoci anche: ma un "lavoratore autonomo" che compra l'abbonamento perchè ha calcolato che gli conviene comunque, pur non prendendo il treno "tutti i giorni", non è un pendolare? Che differenza fa se salta il martedì e il mercoledì?
E in che modo uno studente, i cui corsi universitari sono giornalieri, si differenzia da un lavoratore?

28,6+20,5+22 significa parlare del 70,5% dei passeggeri. E, infatti, le iniziative di Trenord per accaparrarsi una nuova fetta di mercato sono indirizzate a queste persone, quelle che chiaramente si servono di un abbonamento. Quelle che quindi sono pendolari.

E a questo punto voglio chiedere: a' Farisè, ma ce sei o ce fai?
Che rilevanza ha la tua affermazione (opinabile) che in futuro il 50% dei tuoi "clienti" (in realtà utenti che ricevono un servizio pubblico erogato da azienda pubblica) cambierà, se tanto la tua azienda sta portando avanti iniziative dedicate solo ai clienti fissi?
In che modo giustifichi queste iiniziative commerciali raccontandoci che non esistono più solo i pendolari, se le dedichi proprio a essi?

Ecco qui la spiegazione finale.
"Il treno oggi riduce le distanze non solo perché ti può portare ovunque - dice Farisè - ma perché genera nuove opportunità, offre benessere a chi lo sceglie". L'ad divide così la clientela in due: il cliente leisure, che "trova massimo comfort nei giorni festivi e nei momenti di minore affollamento" e il commuter che si muove quando il traffico è molto intenso e "può e deve ottenere il vantaggio di rigenerare il tempo dello spostamento".
A parte gli inglesismi inutili come "leisure"e "commuter" (Farisè, non lo sai dire in italiano?), la risposta è chiiaramente che boh. Si continua a ripetere che non ci sono più solo i pendolari, ma comunque le iniziative per far spendere sono dedicate ai pendolari, i quali sono una minoranza.
Sarà Farisè ad avere poche idee, ma confuse, o è il non-giornalista di Repubblica a non aver capito bene che tazzo vuole fare Trenord?

Nota finale: "la puntualità non basta più", recita il titolo. L'ho già detto, ma lo dico ancora: quale puntualità? Quella che c'è un paio di giorni alla settimana, se si è fortunati? Quella dei ritardi che si verificano non solo sulle linee che prendo abitualmente negli orari abituali, ma anche in qualunque altro orario mi capiti di scegliere e su qualunque linea alternativa io provi?




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